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Artrite reumatoide, un percorso a ostacoli

A cura de Il Pensiero Scientifico Editore
09/10/2008 16.41.00


I circa 300.000 malati di artrite reumatoide italiani si trovano a vivere un difficile percorso a ostacoli: diagnosi tardive da parte dei medici di base, mancanza di informazione, centri specializzati di Reumatologia poco presenti in ampie zone del territorio. Ecco l'impietoso ritratto che viene fuori dal primo Rapporto Sociale sull’Artrite Reumatoide della Società Italiana di Reumatologia (SIR) e dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR) e del CENSIS.

Antonella Celano, presidentessa dell’ANMAR, spiega: "E' stato molto importante raccogliere dati che prima non avevamo, per riuscire a capire quali sono le condizioni e le esigenze dei malati. Si tratta di dati sconfortanti, che sottolineano una inaccettabile differenza nel trattamento dei malati: è scandaloso che le differenti 'velocità' delle Regioni italiane si ripercuotano sulla qualità di vita dei pazienti, che oltretutto hanno difficoltà a muoversi e a maggior ragione non dovrebbero doversi spostare per essere curati".

Ma eccoli, i dati più significativi del Rapporto Sociale sull’Artrite Reumatoide: per una diagnosi ci vogliono in media 11,7 mesi, ma si raggiungono i 18,1 mesi se la prima diagnosi è effettuata da uno specialista non reumatologo, fino ad arrivare a oltre 2 anni (24,2 mesi) necessari ad avere una conferma di diagnosi da un reumatologo dopo essere passati da un altro specialista. Colpisce anche l’inadeguatezza delle terapie: il 37,3 per cento dei pazienti assume ancora esclusivamente antinfiammatori, mentre solo il 59,9 per cento accede alle terapie di fondo con gli anti-reumatici modificatori della malattia (DMARDs, molecole in grado di modificare il decorso della malattia) e un esiguo 7,4 per cento ai farmaci più innovativi come i biologici, i soli in grado di indurre una remissione della malattia. Accede in misura maggiore alle terapie più efficaci chi è in cura presso un centro reumatologico ospedaliero o universitario (il 71,8 per cento è curato con DMARDs e il 16,7 per cento con i farmaci biologici). Tuttavia, esistono forti difficoltà di accesso ai centri di reumatologia e la percentuale di malati che vi è in cura è estremamente bassa: il 17,3 per cento. L’82,7 per cento che non vi accede indica come principale causa la distanza dalla propria abitazione (31,4 per cento), la mancanza del servizio nella propria area di residenza (17 per cento) e le liste d’attesa troppo lunghe (12,7 per cento). Dal Rapporto emerge come tutte queste problematiche siano anche fortemente condizionate dalla variabile territoriale. I tempi per le diagnosi sono più lunghi al Sud e nelle Isole, le segnalazioni di irraggiungibilità dei Centri da parte di chi non li frequenta sono particolarmente critiche in quest’area del Paese, il 41,7 contro la media del 31,4 per cento, così come le liste d’attesa, evidenziate al Sud dal 20,4 per cento del campione contro la media del 12,7 per cento. Nel Nord Est e nel Sud si è curati in modo meno efficace, con un’incidenza maggiore di farmaci sintomatici (rispettivamente 44,6 e 40,5 per cento), rispetto ad esempio al Nord Ovest dove maggiore è la diffusione delle terapie di fondo (65,3 per cento).

Ketty Vaccaro, responsabile del settore Welfare del CENSIS, sottolinea anche: "L'artrite reumatoide è una patologia di genere, basti pensare che oltre il 72 per cento dei malati è donna. In questo caso la questione non è indifferente: le donne sono più abituate a convivere con il dolore e anche a ricorrere a farmaci antinfiammatori in regime di automedicazione, per cui tendono a sottovalutare fortemente soprattutto i primi sintomi, contribuendo a ritardare la diagnosi".

Fonte: I Rapporto Sociale sull’Artrite Reumatoide, CENSIS 2008.

david frati

Da: it.health.yahoo.net/c_news.asp?id=23442&s=3



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