GiRSA crew Forum GDR (giochi di ruolo) & Tolkien

Epilogo

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    Valandur
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    00 18/04/2005 12:18
    Meneldir riflettè qualche istante sulla proposta formulata da Yeras, soppesando attentamente i suoi punti a favore e le sue difficoltà.
    Si rivolse poi al suo giovane compagno:

    "Sei sicuro di conoscere la strada che porta alla mia gente? Si tratta di zone molto distanti dalla tua terra, rischieresti di perderti ed arrivare troppo tardi per portare il tuo avvertimento."

    Prima che Yeras potesse replicare, Meneldir osservò di nuovo Isilion e Gwaeron. L'elfo sembrava essersi quasi completamente ripreso, ma il massiccio Uomo del Nord era ancora sofferente.

    "Avevo pensato di guidarvi tutti fino alla nostra destinazione, ma vedo che Gwaeron non è in grado di proseguire al ritmo necessario. Credo che Isilion debba rimanere con lui per assisterlo e guidarlo in queste terre per lui sconosciute. Noi tre potremo quindi dirigerci a tutta velocità, e per la via più breve, ad avvertire la mia gente. Cosa ne pensate?"
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    Lord T.Einiks
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    00 19/04/2005 12:15
    Isilion Calafëar
    "Bene! Non avete tempo da perdere!
    Messer Meneldir, ditemi solo dove volete fissare un nostro futuro ritrovo e poi partite!"


    L'Elfo disse questo di getto, seriamente, selza alcun ripensamento . . . quella era l'unica cosa logica da fare.

    Ora attendeva solo una risposta da parte del gruppo . . .
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    Admin-Geko
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    00 19/04/2005 19:01
    Yeras
    *Forse non si fida abbastanza di me ed Olin da lasciarci andare da soli?
    Avrei potuto trovare la strada se lui me l’avesse descritta.
    In fondo manca poco meno di una giornata di marcia.
    O forse deve comunicare qualcosa di riservato a qualcuno della sua gente … non saprei …
    Non mi va di lasciare Isilion e Gwaeron da soli, feriti.
    Non mi va, ma lo farò …*

    Sono pronto” disse, senza neanche alzare lo sguardo, mentre stringeva le cinghie della sua sacca, assicurava il pugnale nel fodero alla coscia ed impugnava l’arco con la mano sinistra.

    [Modificato da Admin-Geko 19/04/2005 19.04]

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    endik
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    00 21/04/2005 11:15
    Olin
    La scelta era dolorosa, ma necessaria. Due persone del gruppo sarebbero rimaste indietro.

    "Bene dunque, andiamo avanti!"
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    Valandur
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    00 22/04/2005 13:20
    Meneldir si appartò per qualche minuto con Isilion, spiegandogli il più minuziosamente possibile il breve cammino che li separava dal luogo dell'appuntamento:

    "Purtroppo il terreno ci ha rallentato più del previsto e quindi abbiamo impiegato molto tempo a coprire il percorso verso la nostra prima tappa: l'insediamento più vicino della mia gente non dovrebbe però distare più di qualche ora di cammino spedito. Procedendo alla massima velocità possibile, noi tre dovremmo raggiungerlo prima di sera, ma voi riposate qui almeno per oggi per dare tempo a Gwaeron di riprendersi almeno parzialmente dalle sue ferite. Domani potrete proseguire con calma verso la vostra meta e da parte mia cercherò, se possibile, di mandare qualcuno a prendervi e guidarvi per l'ultimo tratto di strada."

    Il dùnadan abbracciò con forza l'elfo e pose le sue mani sulle spalle del compagno aggiungendo:

    "Coraggio fratello, che la Luce brilli sul vostro cammino"

    Il suo cuore era greve e Meneldir non avrebbe mai voluto lasciare i due compagni, che tanto lo avevano aiutato nella sua ricerca, soli in una foresta ancora potenzialmente ostile. Ma era necessario, la preoccupazione per i suoi consanguinei lo spingeva a partire senza indugio.
    Perciò salutò il taciturno Gwaeron:

    "Grazie fratello, senza il tuo aiuto non ce l'avremmo mai fatta. E non temete, torneremo a prendervi."

    Prima di riprendere velocemente il cammino attese che anche Olin e Yeras si accomiatassero dai loro amici.
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    endik
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    00 22/04/2005 13:30
    Olin
    "Allora arrivederci cari amici, spero di riuscire a tenere da parte un paio di orchetti anche per voi!"

    Il nano era pronto a partire, fremeva all'idea di ricominciare la caccia.
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    Admin-Geko
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    00 26/04/2005 16:37
    *E sia …*
    Yeras salutò mestamente i suoi compagni e si unì ad Olin e Meneldir; avrebbe preferito che quest’ultimo rimanesse con i feriti, ma non spettava a lui decidere.
    Quello stato d’animo non si addiceva al giovane ramingo, ma erano successe troppe cose che non gli piacevano … non per ultimo il fatto di dover lasciar indietro Gwaeron ed Isilion, da soli.
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    The Northman
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    00 01/05/2005 11:49
    Gwaeron
    Sì. forse era la cosa più giusta. Non ne era troppo convinto, ma non disse nulla. Di certo lui non era ancora in grado di proseguire a velocità sostenuta, non per qualche giorno, almeno. La ferita alla tempia gli faceva ancora male, e aveva perso molto sangue. Avrebbe continuato con calma, insieme ad Isilion. E pensandoci bene la loro strada non sembrava poi più facile di quella che attendeva i loro compagni.
    Senza dire una parola, guardandoli negli occhi, salutò Olin e Yeras. A Meneldir disse:

    "No, non tornerete a prenderci. Vi raggiungeremo noi. Ora vai, la tua gente è in pericolo."

    Poi, osservando i suoi compagni mentre si allontanavano, si sedette su un masso, masticando lentamente tabacco. La via davanti a loro era incerta e pericolosa. Quella notte avrebbe interrogato di nuovo le stelle.

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    Valandur
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    00 03/05/2005 12:48
    Gwaeron ed Isilion videro i loro compagni allontanarsi rapidamente lungo il sentiero che serpeggiava nel folto della foresta. Quasi subito non udirono altro che i consueti rumori del bosco a loro familiari, e dopo aver percorso lentamente qualche centinaio di passi, rimasero per qualche ora a riposare in una piccola radura riparata.
    La notte passò senza problemi ed i due amici ripresero con calma il loro lento cammino: Gwaeron infatti era ancora sofferente per la profonda ferita infertagli il giorno precedente dalla creatura che li aveva aggrediti e, nonostante ostentasse come la sua solita imperturbabilità, Isilion notava le gocce di gelido sudore che ne bagnavano la fronte nei momenti più faticosi dell'impervio sentiero sul quale procedevano. In quei momenti l'elfo concedeva quindi quasi subito una sosta al suo compagno che ne approfittava per recuperare le forze.

    A causa della lentezza del loro procedere, i due viandanti giunsero alla loro meta solo a pomeriggio inoltrato: una bassa costruzione di pietra immersa nel verde.
    Appena giunsero alla staccionata che delimitava la dolce collina sulla quale sorgeva, vennero accolti da due donne che erano accorse dal viale che portava all'ingresso della casa.
    Subito i due compagni notarono la loro straordinaria somiglianza con Meneldir: i loro occhi grigi erano profondi ed i loro modi tradivano origini certamente aristocratiche, che contrastavano con l'austera semplicità dell'abitazione che avevano di fronte.

    La più anziana, che si presentò come Earwen, li accolse con cortesi parole di benvenuto e li fece accomodare all'interno della casa, dove la più giovane servì loro un caldo infuso di erbe che li dissetò.
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    Lord T.Einiks
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    00 05/05/2005 10:27
    Isilion Calafëar
    L'Elfo aveva percorso quel tratto di strada pensando e ripensando a tutto quello che era sucesso alla sua compagnia; il dolore per la ferita che aveva al fianco disturbava il suo cammino, ma vedere Gwaeron ancor più sofferente accresceva il senso di responsabilità che aveva verso il proprio compagno, diminuendo gli sforzi per raggiungere la meta . . .

    Isilion non aveva legato molto con quell'Uomo del Nord, anche perchè Gwaeron era taciturno e perlopiù serioso, ma sicuramente l'Elfo apprezzava la sua schiettezza, la sua sincerità e la fermezza che aveva nel fare le cose . . .

    Una volta raggiunta quella costruzione in pietra indicatagli da Meneldir, il pensiero di far finalmente riposare senza preoccupazioni il suo compagno spiccò su tutto il resto . . .

    L'accoglienza era stata un solievo impagabile per l'Elfo che, rivolgendosi con un sorriso alle due donne disse:

    "Signore, vi ringraziamo per tutto quello che state facendo per noi, in realtà siete il primo Sole che vediamo dopo una lunga lunga Notte!!
    Vi chiedo la cortesia di indicarci un luogo dove poter lavare per bene le nostre ferite ed un giacilio tranquillo dove poter riposare finalmente in modo sereno . . ."

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    Valandur
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    00 14/05/2005 14:09
    Isilion e Gwaeron riposarono per alcuni giorni nella casa: ll tempo sembrava essersi fermato ed i due compagni riuscirono in breve a recuperare le forze.
    Anche il taciturno Uomo del Nord si era ormai completamente ristabilito dalle sue ferite, e quando avevano già deciso che l'indomani avrebbero ripreso il loro cammino tentando di raggiungere i loro amici, nella tenue luce del tramonto li videro salire lentamente sul vialetto d'ingresso, accompagnati da tre alti uomini. Riconobbero tra loro la figura di Halbarad, che avevano conosciuto all'inizio della loro avventura, e notarono che Yeras camminava con il braccio destro fasciato e legato al collo. Gli altri due compagni salutarono le donne che li avevano ospitati, presentandosi come il marito di Earwen e suo figlio.
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    Admin-Geko
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    00 15/05/2005 16:08
    Yeras
    Yeras, Olin e Meneldir avevano percorso velocemente le poche miglia che li separavano dalla loro prima tappa: una bassa abitazione di pietra costruita sulla sommità di una piccola collina.
    Meneldir conosceva gli abitanti della casa e li avvertì che l’indomani sarebbero giunti due suoi compagni, feriti e bisognosi di aiuto.
    Dopo poche ore il gruppo si rimise in marcia, accompagnato dal capo famiglia e da suo figlio.
    Nel giro di tre giorni i cinque avvertirono quasi tutti gli abitanti della zona del pericolo incombente. Molti altri si unirono alla causa. Con l’aiuto di una ventina di uomini, Meneldir riuscì ad organizzare un’imboscata nella quale fu sterminato l’intero gruppo di orchi.
    Nello scontro Yeras sfruttò al meglio la sua abilità con l’arco riuscendo ad uccidere ben quattro avversari; ma fu solo grazie al provvidenziale intervento di Olin se il giovane ramingo non perse la vita. I due compagni, infatti, durante l’imboscata combatterono fianco a fianco e se non fosse stato per un violento e preciso colpo d’ascia del nano, Yeras sarebbe sicuramente morto sotto i fendenti di scimitarra di un grosso Orco. Quando tutto fu finito il giovane ramingo si ritrovò ferito, stanco e con un braccio rotto.
    Ma era vivo!
    Ben presto tutti fecero ritorno alle loro abitazioni … anche Meneldir.
    Yeras aveva ancora negli occhi l’immagine della loro guida, il risoluto e fiero dunedan, mentre sopraffatto dalla commozione, e con il volto rigato dalle lacrime, abbracciava suo figlio e sua moglie.
    Anche Yeras, prima o poi, avrebbe riabbracciato i suoi … ma non era ancora il momento!
    Erano passati quattro giorni dal momento della separazione con Isilion e Gwaeron … erano passati quattro giorni ed era ora di tornare a prenderli.
    Olin e Yeras (accompagnati da Meneldir e dai due dùnedain incontrati nella prima abitazione diversi giorni addietro) ripresero la via del ritorno. Strada facendo incontrarono Halbarad, il capo dei Raminghi del Nord che, settimane prima, aveva affidato loro quell’incarico.
    Stavano risalendo lentamente il vialetto che conduceva all’abitazione in cima alla collina, Yeras era malinconico e si era perso in cupi pensieri. Le cruente immagini della battaglia, il forte e indissolubile sentimento di amicizia e gratitudine che ora lo legava ad Olin, la consapevolezza di esser vivo solo per un caso fortuito …
    … ma soprattutto la rabbia e la tristezza per non esser riusciti ad avvertire del pericolo tutti gli abitanti della zona: le due fattorie più isolate, infatti, quelle più prossime al cammino degli orchi, erano state distrutte e … e … gli abitanti trucidati! Yeras non riusciva a cancellare quelle terribili immagini dalla sua mente.
    Quasi senza accorgersene era giunto nei pressi della staccionata che delimitava l’ingresso alla casa di pietra. Gwaeron, l’imponente e silenzioso Uomo del Nord lo stava guardando. Nel suo volto serio il giovane ramingo leggeva un’espressione di sollievo
    Allora?” gli chiese
    Yeras alzò lo sguardo e rispose
    Allora siamo vivi” poggiò il braccio sinistro sulla spalla del suo compagno “E’ questo l’importante, no? Abbiamo portato a termine la nostra missione e siamo ancora vivi
    Questa volta sul volto di Yeras non apparve nessuna traccia del suo solito e disarmante sorriso. Questa volta il tono della sua voce era insolitamente serio e malinconico. Questa volta non era il Giovane Ramingo a parlare … ma un uomo che aveva rischiato seriamente di morire, che aveva scoperto il significato della parola “sofferenza” … e che aveva imparato ad apprezzare, sopra ogni cosa, il significato del termine “Amicizia”.

    [Modificato da Valandur 21/05/2005 12.05]

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    Valandur
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    00 20/05/2005 12:33
    Il gruppo era di nuovo riunito. Molte cose erano accadute ed alcune domande erano rimaste senza risposta, ma per una sera i cinque compagni riuscirono a mettere da parte le difficoltà incontrate, la fatica, il dolore e la preoccupazione che li avevano attanagliati per tutto il loro duro cammino.
    Soprattutto Meneldir appariva ora agli altri molto diverso da come lo avevano conosciuto: ogni occasione era buona per ridere e scherzare. Le sue battute di spirito, aiutate anche dal buon vino che le due donne non fecero mancare sulla tavola, crearono quasi subito un'atmosfera serena e rilassata, dalla quale tutto il gruppo trovò giovamento.
    Gwaeron ed Isilion non se la sentirono quindi di interrogare i loro amici in modo più approfondito su quanto era loro accaduto da quando si erano separati: le domande avrebbero potuto attendere il giorno successivo, meglio non guastare la bella atmosfera che si era creata con argomenti gravi.
    Quando i compagni si ritirarono per dormire quindi, l'allegra serata era giunta al termine, lasciando il posto ad una fresca e dolce notte, il cui cielo limpido era già illuminato dalle brillanti stelle del mattino.

    [Modificato da Valandur 07/06/2005 11.59]

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    Valandur
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    00 07/06/2005 12:50
    Il giorno successivo li accolse con una splendida mattina. Il bosco ed i campi che circondavano la casa erano inondati dalla calda luce del sole ed i cinque compagni si alzarono tardi dai loro giacigli: chi per scrollarsi di dosso la stanchezza di un lungo e faticoso viaggio, chi per recuperare completamente le le forze dopo profonde ferite.
    Si ritrovarono a colazione, tutti seduti intorno ad un tavolo all'ombra del grazioso portico situato sul retro della casa.
    Halbarad li raggiunse quasi subito, accompagnato dal padrone di casa, ma dopo averli salutati ed essersi seduto con loro, lasciò subito la parola a Meneldir, che prima di cominciare si schiarì la voce:

    "Cari amici, credo proprio che siamo infine giunti alla fine del nostro viaggio. Vi ringrazio di tutto cuore per il grande aiuto che mi avete prestato in questa impresa: senza di voi non ce l'avrei mai fatta. Ora però le nostre strade si dividono: credevo infatti che la mia avventura si sarebbe conclusa con la riconquista dell'antico maniero che era appartenuto in tempi remoti alla mia casata, ma non è così. Troppe domande sono ancora senza risposta: chi occupava la fortezza e quali erano le sue attività? Dove si è rifugiato e quali sono i suoi piani?"

    Meneldir si fermò per un istante, come per riflettere sulle parole succesive. Quando riprese a parlare il suo viso era segnato da una vena di tristezza:

    "Come vedete la mia ricerca non si è ancora conclusa e sarà necessario interpretare i pochi indizi trovati a Barad Eithel, primo fra tutti il pesante ed antico tomo che era ivi custodito. Io quindi proseguirò la mia ricerca, ma vi sciolgo da ogni obbligo nei miei confronti. Avete svolto egregiamente il compito che vi avevo richiesto, e nessuna promessa vi vincola più al mio destino. Come ricompensa per il vostro aiuto potrete certamente tenere per voi le armi che abbiamo recuperato nella torre: sono antiche e potenti, degne del coraggio che avete dimostrato."

    si volse con un lieve sorriso verso Olin:

    "Anche voi Mastro Nano, perdonate le mie sciocche parole pronunciate nell'armeria di Barad Eithel: nessuno più di voi ha diritto ad imbracciare l'ascia forgiata dai vostri padri."

    Il dùnadan guardò per un istante Halbarad, seduto silenziosamente accanto a lui:

    "Domani stesso mi recherò con Halbarad verso est, da un Saggio che potrebbe aiutarci ad interpretare gli scritti rinvenuti nella torre. Chi vorrà tornare verso casa potrà farlo, seguendoci per un breve tratto oppure dirigendosi verso sud accompagnato da Herion, qui presente."

    disse Meneldir indicando il loro ospite, seduto anch'egli al tavolo. Guardò poi i quattro compagni che lo avevano seguito: il duro e silenzioso Uomo del Nord, il burbero Nano, il giovane ramingo ed il severo Elfo, rimanendo silenziosamente in attesa di una loro replica.

    [Modificato da Valandur 07/06/2005 12.53]

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    endik
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    00 21/06/2005 11:08
    Il nano aveva vissuto quell'ultimo giorno godendosi il riposo e la compagnia degli amici. Era da tempo che non si sentiva così sereno.

    *veramente troppo tempo

    Le parole del Dunadan lo rasserenarono ancora di più.

    "Mio buon Meneldir, accetto con molto piacere le tue scuse, terrò quest'ascia con sommo onore e spero di farla fruttare al meglio." Diede dei colpetti affettuosi all'arma come fosse un cagnolino, quindi proseguì "Non mi sento vincolato verso nessun postoi in particolare, basterà scrivere una missiva al mio mentore e sarò libero di accompagnarti dovunque andrai." Un brillio accese i suoi occhi "Anche perchè credo che la strada porti lì dove pochissimi nani hanno messo piede ultimamente. Voglio inoltre capire il nesso che c'è tra tutta questa storia e la casa dei miei padri!"

    Detto questo prese il boccale di sidro e riprese a trangugiarlo.
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    Admin-Geko
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    00 22/06/2005 15:23
    Yeras
    L’umore di Yeras non era cambiato di molto.
    Rimase silenzioso per un po’ con lo sguardo perso nel vuoto, tipico di una persona profondamente assorta in cupi pensieri.
    La profonda voce di Olin lo riportò alla realtà; avrebbe riconosciuto quel vocione in mezzo a quello di mille nani! Era la voce di colui che gli aveva salvato la vita.
    Attese che nel gruppo calasse nuovamente il silenzio, poi disse:
    Ti accompagnerò, Meneldir” il modo in cui si rivolgeva al dunedan, se pur cordiale, era privo dei formalismi tipici delle settimane precedenti. Quello che avevano condiviso negli ultimi giorni aveva trasformato il loro rapporto di amicizia.
    Avrei bisogno di un favore, però.
    Sai bene che quando ci siamo incontrati, a Brea, avevo un compito da svolgere. Ero stato incaricato dal Signore della mia gente di svolgere delle accurate indagini circa l’insolita quanto preoccupante migrazione di Uomini del Sud verso le nostre Terre. Avrei dovuto anche riallacciare i rapporti con i Raminghi, se mi fosse stato possibile, e cercare di creare un mutuo e continuo scambio di informazioni con loro.
    A grandi linee erano queste le mie consegne.
    Ora io ti chiedo, Meneldir: puoi trovare un paio dei tuoi uomini che raccolgano le informazioni di cui abbiamo bisogno, le comunichino al mio Signore in modo da iniziare una proficua collaborazione tra i Raminghi e la Gente dell’Erioador … la mia gente?
    Se pensi che si possa fare fammi incontrare queste persone, fornirò loro tutte le informazioni del caso e poi mi unirò a te per questa nuova avventura.
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    00 27/06/2005 11:28
    Gwaeron
    Notte. Il cortile della grande casa era deserto, erano andati tutti a dormire, dopo l'ottima cena e un po'di chiacchiere nel portico. Solo nella sua camera, Gwaeron aveva sistemato un pochino le sue cose, masticando tabacco, poi aveva frugato nel suo zaino in cerca del sacchetto di piccole pietre che da tempo non tirava fuori.
    Alla debole luce di una piccola luna crescente, si era seduto su una stuoia in mezzo al portico, la ferita che ancora pulsava ogni tanto, ma finalmente in un posto sicuro.
    Lentamente, dispose le pietre sulla stuoia, seguendo prima la posizione delle stelle più importanti del cielo limpido, chiamandole sottovoce per nome, poi cercando invece altre stelle che avessero scelto quella notte per brillare di più e catturare il suo sguardo.
    Attese un pochino, gli occhi chiusi, il respiro lento, il silenzio intorno a sè, e poi aprì gli occhi verso la stuoia, un'immagine che si formava davanti a sè.
    Un aratro.
    Ora sapeva.

    Ora, nel giardino illuminato dal sole, tante cose sembravano lontane, quasi come se non fossero mai accadute, il viaggio, la torre, la creatura nella foresta, sembrava tutto un brutto sogno, o una storia raccontata davanti al camino.
    Le facce distese, l'ambiente familiare e accogliente, la colazione ancora sul tavolo...
    Si passò una mano sulla fronte, la ferita non gli faceva più tanto male, ma la cicatrice nonn si era ancora appianata, ricordo che quello che avevano fatto in quei giorni era tutt'altro che un sogno. Anche se alla fine ne erano usciti tutti e cinque, e con onore.
    Aspettò che i suoi compagni rispondessero a Meneldir, poi gli disse:
    "Ormai nessuno mi aspetta più in nessuna casa, e troverò pace solo con la vendetta, ma non posso sapere quando nè dove. Forse il saggio di cui parli mi può aiutare, forse no. Sai già cosa pensavo a Barad Eithel. Quando si traccia un campo per seminarlo, bisogna scavare a fondo, o i semi moriranno col primo freddo. Siamo tornati qui, ma quel solco è ancora poco profondo. Verrò con te."
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    Valandur
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    Socio Storico del "GiRSA Crew"
    Primo Palantìr del "GiRSA crew"
    00 04/07/2005 17:01
    Meneldir osservò ancora una volta i suoi compagni di avventura, uno per uno. Nel viso severo dell'Elfo leggeva la tristezza e l'imbarazzo.
    Non poteva seguirli ancora.
    Glielo aveva detto la sera prima, ma nonostante le sue ragioni fossero più che buone, il dùnadan aveva sperato che durante la notte avrebbe cambiato idea.
    Purtroppo però avrebbero dovuto fare a meno del suo aiuto prezioso.
    Meneldir ringraziò calorosamente i suoi amici, sollevato nel notare che non avrebbe proseguito il suo viaggio pericoloso da solo: l'ascia di Olin, l'arco di Yeras e la spada di Gwaeron lo avrebbero seguito ancora, almeno fino alla tappa successsiva.