ROMA - E' stato il risultato del logoramento dovuto a otto mesi di guerra a bassa intensità. Romano Prodi sbotta contro i dissidenti e i partiti della sinistra radicale. Il presidente del Consiglio non se lo aspettava, ma ora deve fare i conti con una crisi al buio. Dimissionario al Quirinale e pronto ad accettare un governo bis solo a patto che la maggioranza sia più forte.
Dalle parti di Palazzo Chigi e anche in diversi settori dell'Ulivo si guarda, con molta cautela, a Marco Follini e all'area dell'Udc. Potrebbe essere questa la carta da giocare, ma la sinistra radicale, che non è stata in grado di tenere le sue truppe, deve superare l'opposizione a questa prospettiva. Arriva la botta del Senato. Tutti nel governo e nel centrosinistra, nessuno escluso, sono tramortiti. Si parte con un vertice fiume a Palazzo Chigi. Che fare? Dopo una esitazione iniziale, Prodi si mostra deciso a salire al Quirinale per presentare le dimissioni.
Nel vertice, a cui partecipano ministri e segretari di partito, in molti provano a fargli cambiare idea: la maggioranza dei ministri, i partiti della sinistra radicale, l'Udeur e la Margherita. Massimo D'Alema e Giuliano Amato, invece, sono convinti come lui che l'unico passaggio possibile siano le dimissioni formali. E così si fa. La telefonata con il capo dello Stato, perfettamente d'accordo con Prodi sul che fare, serve a fissare l'appuntamento al Colle. Ora si lavora per uscire dalle secche. L'ipotesi circolata nelle ultime ore è quella di un allargamento della maggioranza a settori centristi. Sia Piero Fassino che D'Alema, nella riunione serale dell'ufficio di presidenza dei Ds, si sarebbero limitati a parlare di un allargamento a singoli.
Lo stesso Prodi si dice disponibile a un bis solo se il governo esce da queste consultazioni con un rafforzamento decisivo: politico e nei numeri. E nell'Ulivo si pensa che l'unica strada percorribile sia quella di costruire una maggioranza allargata attorno a Prodi. Ci saranno e sono emerse già oggi le contrarietà di Prc, Verdi e Pdci, ma il premier, piuttosto seccato, avrebbe anche fatto notare agli alleati della sinistra che l'alternativa, quella cioé di un governo tecnico, potrebbe spazzare via i partiti delle estreme. Il Professore era molto arrabbiato con noi, raccontano esponenti dell'ala radicale.
E questo stato d'animo del premier avrebbe avuto conferma nella freddezza che ha caratterizzato l'incontro tra Prodi e Fausto Bertinotti, quando Prodi è stato ricevuto a Montecitorio per informare il presidente della Camera sul confronto avuto al Quirinale con Giorgio Napolitano: due minuti e tutti e due in piedi, raccontano. L'attenzione di settori del centrosinistra all'Udc sembra confermata anche dalle visite e dalle telefonate che nel pomeriggio avrebbe ricevuto Pier Ferdinando Casini.
Lo hanno cercato in molti, raccontano più fonti. Il leader centrista avrebbe però posto le sue condizioni: non chiedeteci di fare la stampella né di irrobustire l'attuale maggioranza. Siamo piuttosto disponibili, avrebbe aggiunto, a discutere di una cosa del tutto nuova. Ora le ipotesi sono tutte sul tappeto, ma nessuno può dire cosa succederà realmente nei prossimi giorni. Diversi ministri sembrano in serata piuttosto scioccati e ammettono di non sapere bene ciò che accadrà. E' proprio un caso scolastico di crisi al buio, quando si entra al Quirinale in un modo e non si sa come se ne uscirà.
- A.N.S.A. -
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Non importa dove si nasce se si combatte per le stesse idee e si crede nelle stesse cose.
(Salvatore Borsellino)