girando sulle colline del Piemonte

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
pedra85
00lunedì 15 agosto 2011 21:40
Creo questo topic per raccontare (a chi è interessato) le giornate trascorse a pedalare su e giù per le colline Piemontesi, nulla di eccezionale per chi è abituato alle Alpi, ma pur sempre salite interessanti e meritevoli di essere conosciute. Comincio col giro dei colli Torinesi a fine Marzo, spero di raccontarvi anche le Langhe ed il Monferrato

20 Marzo 2011

Il cielo nuvoloso ricorda i forti temporali della notte appena passata, così intensi da allagare alcuni campi nei pressi di Rivanazzano.
Il cielo è coperto anche a Trofarello e capisco che il sole si farà attendere ancora qualche ora, inoltre la temperatura è bassina e per questo mi copro per bene, non rinunciando però a guanti e pantaloni estivi. Qualche km di pianura mi porta nella periferia di Moncalieri, città addobbata a festa per i 150 dell’ Italia, ovunque sono presenti stendardi e bandierine verdi, bianche e rosse, così come numerose sono le bandiere stese su balconi e finestre di questa periferia della prima capitale d’Italia.
La prima salita mi porta al parco della Rimembranza, l’ inizio è abbordabile attraverso le abitazioni più collinari, poi la strada si decide e sale senza nulla concedere alle mie gambe ancora in fase di riadattamento ai veri giri da scalatore. La salita in sè è anonima ma bella, coperta da un fitto bosco e su un asfalto bello sino quasi alla fine, dove anticipate da un cartello compaiono autentiche voragini che fanno preoccupare alcuni “soci” in discesa. Uno strettissimo tornante a destra mi obbliga al piede a terra (non potevo allargare la traiettoria onde evitare incidenti con chi scendeva), ma non mi faccio problemi e arrivo in fretta al colle della Rimembranza, meta di numerosi bikers e bella balconata panoramica su Torino città, osservata giorno e notte dalla statua alta 18m qui presente. Peccato per la foschia che mi nega la vista delle Alpi, limitandola ai trafficati quartieri appena ai piedi del colle.
Scendo e continuo per Superga, ma un avviso di strada chiusa per frana cambia il mio itinerario, allungandolo verso Pino Torinese, rientrando poi in un fitto bosco di conifere in cui riprendo lentamente quota sino al bivio finale. La famosa basilica è bel visibile sulla sinistra, ci vuole poco per unirmi ai numerosi turisti o studenti presenti nel suo largo piazzale che domina Torino, raggiunto anche da un treno a cremagliera che affianca una ripida salita asfaltata. Visitare brevemente il posto è obbligatorio, ma ora mi aspetta la discesa e la risalita da Torino Sassi, quella ripida ascesa con punte del 15% utilizzata addirittura da degli autobus.
Ritornato a Superga ringrazio il 34×27, ma in verità pensavo fosse più dura, dopo i 2 strappi c’è lo spazio per rifiatare.

Non fatico a trovare la discesa giusta, i cartelli indicativi sono numerosi e rientro con facilità in pianura a San Mauro Torinese, dove mi aspetta una traversata di alcuni paesi situati sulla riva del Po, a stretto contatto con le colline che decise si alzano proteggendo parzialmente la grande città. Mi avevano sconsigliato di salire da San Raffaele a Castagneto Po via Raccone, ma per semplicità organizzativa ho ignorato il consiglio, trovando una salita tosta ben scaldata dal sole che fa capolino tra le nubi in dissolvimento. Nulla di proibitivo, certo, ma il 10% è di casa. (col senno del poi quello affrontato non è la vera salita di Raccone)
A Castagneto Po abbandono la strada per una secondaria, addentrandomi nel vero Monferrato verso Casalborgone. Qui il territorio è leggermente diverso, l’ orografia è più dolce e smussata, numerosi paesini sorgono sui crinali e anche le salite diventano più pedalabili, come quella per Berzano San Pietro. Ma come per l’ Oltrepò orientale, anche qui ci sono alcune vie alternative che se ne fregano e tirano dritte, propinandomi anche tratti al 18% verso Sciolze.
Rientro su una strada principale e scendo sin quasi a Gassino Torinese, ma giro prima per risalire in direzione Bardassano. Sono nuovamente sui colli di Torino, le gambe sono le prime a notarlo a causa delle pendenze faticose.
Arrivo agevolmente a Baldissero, da li scendo e mi accorgo troppo tardi di aver completamente mancato il bivio per Pino Torinese. Mi sono fidato troppo della segnaletica sin’ora buona, dato che ormai sono in pianura faccio prima ad arrivare a Pino passando per Chieri e per la trafficatissima statale in salita, abbastanza larga da rendere sopportabile il traffico. Devo attraversare molti semafori, che qui hanno il conteggio che prepara al cambio di colore, a Pino Torinese lotto per trovare la direzione giusta e scendendo scovo solo per una coincidenza fortunata l’innesto più breve per Trofarello, dove c’è la mia macchina ad attendermi.

In totale 125km e 2400m di dislivello.

Le colline Torinesi non sono particolarmente belle, ma considerando la densità abitativa dei dintorni sono piuttosto tranquille e molto allenanti, con strade larghe e salite decise. I panorami sono pochi ma belli, Torino e le sue Alpi su tutti. Peccato per la gestione pessima delle strade, tutte le buche o i numerosi disturbi presenti sono causati da lavori eseguiti con superficialità se non malafede, possibile che non si possa controllare e pagare gli appaltatori una volta finita e verificata la bontà dell’ opera?
Ringrazio Massimo G. per i preziosi consigli sul giro!

Panorama del nuovo lago nelle campagne di Rivanazzano (PV)

Panorama della basilica di Superga

Torino vista da Superga

Paesaggio di inizio collina tra Pecetto Torinese e Trofarello

A seguire... Langhe di Alba, alta Langa e Monferrato Nicese
pedra85
00venerdì 19 agosto 2011 22:28
19 Giugno

Eccomi finalmente di ritorno a raccontare i miei giri sparsi per il nord Italia (e non solo) dopo un periodo piuttosto impegnato. Quest’ oggi narrerò di quel territorio famoso per i vini e per il tartufo che ondeggiante sovrasta Alba: le Langhe!
Inizialmente la partenza era fissata nel capoluogo del territorio, ma dati alla mano mi conviene nettamente scaricare la macchina a Santo Stefano Belbo, arrivandoci con la media dei 23km con un litro ed una spesa in carburante inferiore agli 11€, contro almeno i 16€ più autostrada di Alba. Il percorso l’ho studiato su ViaMichelin, che ha mappe nettamente più comprensibili e razionali rispetto a Google, permettendomi di rimanere sulle vie principali senza mai perdermi.

La giornata è limpidissima e la temperatura l’ ideale, fatico soltanto a trovare l’ imbocco della prima salita sbagliando strada per ben 2 volte, con diversi km extra utili per il riscaldamento. I primi tornanti verso Castiglione Tinella mi fanno agilmente prendere quota, Santo Stefano già si rimpicciolisce e ovunque mi guardo vedo solo vigneti. Il panorama si è alzato ed il breve tratto di discesa sul crinale mi fa ammirare l’ arco Alpino, col Monviso a farne da padrone.
Al bivio mi interseco con la strada per Castiglione, da cui scendo e cartina alla mano cerco di seguire la via per Neive. Non capisco perchè ma mi ritrovo a Mango, altro paese arroccato sul colle, ricco di storia e circondato dagli immancabili vigneti che qui sono l’ unico paesaggio possibile. A questo punto scendo veramente, ma non a Neive come mi aspettavo, ma molto più spostato verso Alba, lasciandomi dubbioso fintanto che non capisco di essere tornato sulla retta via.

Assomiglia all’ Oltrepò, ma con un’ orografia più incisiva e caotica, sembra che le colline sorgano a caso e le strade (ben tenute) si adeguino soltanto ai vari paesi sparsi in modo apparentemente randomico. La prossima salita è Trezzo Tinella, ma dopo un tornante metto il piede a terra e mi incanto ad osservare una gara a cronometro di motocross, con pendenze veramente elevate e pure dei piccoli salti. Devo procedere, il giro è ancora lunghetto e questa salita si fa domare con difficoltà, con punte del 13% e senza un metro d’ ombra. Ma d’ altronde qui esiste un solo tipo di agricoltura, gli alberi al massimo abbelliscono i paesi o segnano i confini dei campi.
Nella docile discesa incontro una coppia di ciclisti, sicuramente marito e moglie, mi spiegano come 20 anni fa nelle Langhe ci vivessero a malapena gli abitanti, mentre ora arrivano anche dall’ estero a visitare i paesi rimessi a nuovo e per usufruire dell’ enorme offerta enogastronomica della zona.

Ad Alba li saluto e mi avvio direttamente sulla strada sbagliata, per fortuna qui i ciclisti sono numerosi e trovo subito qualcuno a cui chiedere consigli. Sono tutti troppo gentili, cercano in ogni modo di accorciarmi il percorso e fatico a spiegargli che l’ obbiettivo è girare le Langhe, non tornare subito a casa! La salita verso Diano d’ Alba è quanto di più facile esista, solo nei momenti più duri scendo sotto i 20 orari, ma pago questa pedalabilità con molti km all’ inù per questo gioiellino arroccato sul colle, con una galleria che passa sotto la parte alta del paese ed un centro restaurato in pavèè che ricorda i fasti del passato.
La salita successiva è quella de La Morra, che credo sia un classico degli Albesi ed è anche tosta, la larga ed assolata strada taglia da un lato all’ altro il colle raggiungendo anche pendenze a doppia cifra, con un dislivello complessivo attorno ai 300m. Una sosta è d’obbligo, comincio ad aver fame ed una merendina chiude il bucherello nello stomaco.

Sin’ ora sono contento, le strade ottime, i panorami inebrianti dominati dal Monviso ed i paesini tutti da scoprire mi stanno soddisfacendo. Però mi piacerebbe vedere almeno l’ ombra di un po’ d’ ombra ed un po’ di varietà di territorio, nei kilometri da La Morra a Barolo mi sembra di essere sempre ad Oliva Gessi…
Infine il paesaggio cambia, sono nella parte meridionale delle Langhe e in fondo si intravedono i monti del Cuneese: Fauniera, Sampeyre, Agnello, nomi che solo a pronunciarli incutono timore. Davanti a me comincio finalmente a trovare un po’ di sporadica ombra e quote più elevate, i vigneti svaniscono e lasciano spazio al bosco che cresce sui crinali della val Belbo. Una discesa tecnica e veloce mi scaraventa in basso sino al ponte, ora mi aspetta una salitella diversa dal solito con carreggiata più stretta e ripida, quel che ci voleva per rompere la monotonia. Ridiscento e ritorno sulla statale per l’ ultima scalata, una fattispecie di pista con 2 larghi tornanti ed un traffico motociclistico da gran prix, che però infastidisce più per il rumore che per gli incroci tranquilli sull’ ampia sede stradale.
Ho fame e d’ altronde ho mangiato appena una brioche, ma ormai l’ ultima salita di giornata è finita e mi mancano solo diversi saliscendi che da Benevello mi riportano a Mango. Riempio la borraccia per fronteggiare la sete e sbaglio strada cercando la discesa diretta a Santo Stefano Belbo, imbucandomi su un nastrino d’ asfalto senza protezioni a valle, sfiorando vigne e stretti tornanti. Ho allungato di un paio di kilometri, l’ arrivo è in leggera discesa e non fatico a trovare la mia calda macchina in piazza.

In totale 128km e 2600m di dislivello. Qui il giro: http://tracks4bikers.com/tracks/show/37597
Consigli:
Ci sono tantissime strade nelle Langhe, rimanendo sulle principali è difficile trovare pendenze impegnative o tratti malmessi, quindi si può andare sul sicuro nell’ esplorare questa zona. Sicuramente La Morra è uno dei luoghi da raggiungere, ma ogni paese è meritevole. Sconsiglio solo di passare in estate, non essendoci ombra ci si assicura una rosolatura ben fatta…
Un percorso più corto può essere Santo Stefano – Mango – Alba – Diano d’Alba – Grinzane Cavour – La Morra – Barolo – Monforte d’Alba – Roddino – Benevello – Santo Stefano.

Salendo da Santo Stefano intuisco i panorami odierni

Il Monviso svetta su queste colline

Alba dai primi metri verso Diano d’Alba

Vista di Barolo scendendo da La Morra



Prossimamente il racconto dell' alta Langa [SM=g27988]
Vedo23
00sabato 20 agosto 2011 10:34
Bei giri e... bei colori!! [SM=g28002]

Giorgio
geobach
00domenica 21 agosto 2011 16:53
Langhe [SM=g27998]
causa passione per il buon vino ci son stato due volte in vacanza ma sempre senza bici purtroppo [SM=g27992]
Chissà che un giorno non possa percorrere il tuo bel itinerario. Grazie per le foto ! [SM=g28002]
pedra85
00domenica 21 agosto 2011 20:45
Alta Langa e Monferrato

20 Luglio


Ho scelto proprio la giornata ideale per prendermi una giornata di ferie dedita alla scoperta dell’ Alta Langa e di quel lembo di Monferrato che ancora mi manca, non fa caldo e il cielo è limpidissimo.
Prima di proseguire voglio sentitamente ringraziare Francesco “ScalatoredelleLanghe” per i preziosi consigli che mi hanno permesso di ideare questo giro alla scoperta dei migliori luoghi tra le valli Bormida, dove alte colline percorse da lunghe salite separano i torrenti e dove il traffico c’è quando si viene sorpassati da più di una macchina al minuto.

Parto da Monastero Bormida in direzione Cortemilia, i primi kilometri lungo il ramo di Millesimo sono l’ ideale per cominciare, anche se lo strappetto di Bubbio non era nelle mie attese. Attraverso una zona di ampli calanchi che cadono sino a sfiorare l’ asfalto, poi un enorme cartello mi annuncia l’ ingresso in provincia di Cuneo e l’ inizio delle salite. Superato un ponticello in ferro c’è Perletto, la classica scalata collinare di qualche kilometro che scende a Cortemilia.
Mi ritrovo praticamente nel Bormida, ho seguito una via secondaria sbagliando strada negli ultimi metri, ma recupero in fretta e approccio la seconda scalata con facilità grazie ad una segnaletica stradale completa.
Nonostante anche sia anchq qui nella Langa, il territorio è molto diverso dalla zona di Alba e presenta colline senza vigneti e salite molto più lunghe, sebbene la strada Bergolo-Levice-Prunetto non sia impegnativa. Salendo di quota le Alpi cominciano a fare capolino dalla sinistra orografica del Bormida di Millesimo, col Monviso che svetta orgoglioso su tutte. Poco prima di Perletto non resisto al richiamo del santuario, una piccolissima salitella con la parte finale in pavèe e soprattutto una bella vista, più dei bambini che mi fanno il quarto grado sui kilometri e provenienza mentre riempio la borraccia.

Faccio appena in tempo a finire la discesa che devo già abbandonare il fondovalle per salire alla vetta delle Langhe, Mombarcaro, passando per la strada più veloce e diretta che ci sia. Capisco in fretta ciò che mi aspetta, la parete è ripida e si sale praticamente diritti, il versante di Brondo è un piccolo Mortirolo su una carreggiata strettissima e parzialmente rovinata. Gli ultimi metri prima di Mombarcaro sono invece sulla più agevole provinciale da Cravanzana. Lassù si dominano tutte le Langhe, sono a quasi 900m di quota e nelle giornate limpide si riesce a vedere il riverbero del mare, ancora nascosto per pochi metri (almeno è ciò che dicono, a me non sembra nonostante possa vedere distintamente anche le Alpi cuneesi ed i monti sopra Mondovì).
Scendo non esattamente per lo stesso versante preventivato, ma ciò che mi importa è di ritrovarmi in val Bormida per salire a Gottasecca, come le altre lunga ma pedalabile. Arrivo in valle Uzzone e mi aspetta un pezzo di falsopiano, ma il vento che si è alzato nel pomeriggio me lo fa sembrare discesa. Noto solo per puro caso il bivio per Todocco, in questa salita comincio a sentire la fatica, ma l’ unica vera difficoltà è la lunghezza attorno ai 7km.

Esco dalla Langa ed entro nell’ alto Monferrato, accolto dai calanchi sabbiosi di Piana Crixia e dal costante forte vento favorevole che mi spinge veloce verso Spigno Monferrato. Manca ancora una salita ed anche questa è lunghetta, sale per quasi 10km dai confini di Spigno sino quasi a Serole, attraversando una zona fortemente calanchiva nella quale il grigio della sabbia è interrotto da occasionali arbusti che cercano di fare appiglio sul fragile terreno. Allo scollinamento, chiamato “passo del Brallo” dai locali (un ononimo del più famoso passo pavese), svolto e scopro ahimè che le fatiche non sono terminate, seguendo il crinale tra i 2 Bormida (di Spigno e di Millesimo) risalago ulteriori 100m abbondanti di quota.
Poi finalmente si scende, passo Roccaverano e speditamente perdo tutta la quota guadagnata in una divertente discesa. L’ ultimo tratto prima di Monastero Bormida è tutto da pedalare, con alcuni strappetti che interrompono il ritmo, ma finalmente arrivo in paese e mi concedo una rapida visita allo storico centro cittadino.

In totale 140km e 2700m di dislivello su salite lunghe e pedalabili (eccetto Brondo-Mombarcaro), in strade completamente prive di traffico e con una giornata dal clima perfetto.
La traccia GPS è questa: http://tracks4bikers.com/tracks/show/60037
Consigli: è un giro che merita per la tranquillità delle zone, grazie alle numerose strade sono possibili giri di ogni difficoltà, basandosi su quello che ho affrontato io si può renderlo più semplice togliendo la salita a Perletto ed andando a Mombarcaro da Cravanzana

Il monviso fa capolino dalla linea collinare

Vista dal santuario di Prunetto

Da Mombarcaro guardando verso Cuneo e Mondovì

Da Mombarcaro guardando verso nord

Calanchi sopra Spigno Monferrato



Grazie dei commenti, fra un po' il racconto del Monferrato di Nizza ed Asti.
Resta_in_sella
00lunedì 22 agosto 2011 13:26
Ho apprezzato molto questi tuoi racconti e l'impostazione dei giri. Anch'io prima o poi vorrei fare il giro delle Langhe e terrò certamente i tuoi come traccia.
Ciao!
pedra85
00giovedì 1 settembre 2011 22:03
Monferrato tra Asti ed Acqui Terme

13 Agosto

Continua l’ inseguimento della mia filosofia de “tutti i posti vanno conosciuti“, che quest’ oggi mi porta nel Monferrato di Nizza lungo le colline comprese tra Asti ed Acqui Terme. Il giro è diviso in 2 parti, la prima tra Nizza ed Asti in solitaria, la seconda con la guida nonché suggeritore Francesco “ScalatoredelleLanghe“, lungo gli ultimi lembi di Langhe e sulle brevi collinette di Acqui.

E’ una giornata serena ed abbastanza calda, di quelle in cui si può pedalare ma non stare immobili al sole. Parto da Castelnuovo Belbo e dopo poco comincio ad assaggiare il territorio: si susseguono saliscendi su strade abbastanza belle e con un traffico tra lo scarso ed il nullo. Un’ondulazione più importante arriva con Cortiglione, che arroccato sulla collinetta mi offre una nuova salita dalla base sino alla parte alta del paese. La discesa è una picchiata che si immette sulla statale, dove con un po’ di attenzione si può bruciare lo stop, poi una rotonda mi fa cambiare direzione. Ora sto andando verso Alessandria tra campi di mais e rughe del terreno che si innalzano per 50m. Mi rendo conto di aver sbagliato strada quando ormai sono a Masio, sulle ultime propaggini 20m più elevate della pianura e del fiume Tanaro che scorre proprio lì sotto. E’ una zona stupenda per le scampagnate, con zero traffico e stradine mai monotone che tutti possono percorrere, anche chi odia le pendenze sopra al 3% o chi va in bicicletta giusto alla domenica. Mi scrive Francesco che salvo cataclismi sarà a Mombercelli alle 14 con un amico e che mi propone interessanti modifiche. Ottimo, se non mi perdo troppe volte sarò lì anch’io puntuale!
Come non detto, sbaglio strada subito dopo arrivando a Mombercelli per una via diversa da quella prevista. Ma questo è solo il primo passaggio, ora devo andare verso Asti, e non c’è 2 senza 3, seguo la statale invece che la provinciale che arriva a Montaldo Scarampi da dietro, puntando a questo paese da sud e aggiungendo comunque una nuova salita all’elenco millenario. Cerco anche un punto panoramico, ma il paese offre poco, in questo lembo di Monferrato non ci sono cime che svettino rispetto alle altre e le visuali ne vengono penalizzate.

E’ lunga la via per Rocca d’ Arazzo, mai un momento di relax e nessuno di vera discesa, mantengo i miei 150m oltre alla piana con scarti abbastanza contenuti. Però da qui si domina il Tanaro e la pianura, non male per delle collinette. Scendo, stavolta per davvero, e risalgo intensamente ad Azzano d’Asti, poi spaventato dal cartello “Asti” aggiungo km di troppo per Montemarzo (e quattro!). Un po’ di pianura nei dintorni di Asti mi prepara a Mongardino, salitella interessante con un dislivello discreto (molto meno di 200m, ma più di 100m). Come prima il cartello “Asti” mi disorienta e per questo vado dalla parte opposta, su tratti non segnati sulla mia cartina che mi riportano praticamente a Mongardino in 5km (e siamo a 5).
Con “se non sbaglio strada troppe volte…” sono già le 14 e sono ben distante da Mombercelli. Ritorno in pianura e mi metto in posizione da cronoman per tenere i 36 e tentare di limitare i danni, fortuna che Francesco mi telefona e mi scuso preventivamente per il ritardo. Ci incontriamo che mi stanno aspettando da oltre 20 minuti in cima alla collinetta nella quale sorge Mombercelli, ho studiato tutto per prendermi il primo pezzo di 55km con calma, ma il contakm ne segna 72… è ovvio che arrivi tardi :p

Lo ScalatoredelleLanghe usa un nickname veramente appropriato, il suo fisico asciutto e magrissimo è l’ ideale per sfidare le pendenze più impegnative, quando noto che tiene anche i 30 orari in pianura senza faticare capisco che per il resto del giro ci sarà da soffrire. Con lui c’è Fabio, un fortissimo passista che avrà modo di tirarci a 45 orari per qualche km in leggero falsopiano.
Il mio progetto iniziale è usato solo come spunto per un giro nettamente migliore, abbandoniamo le strade meno “non trafficate” (perché dire trafficate è un esagerazione) superando alcuni strappetti nel quale nessuno si stacca nonostante il ritmo più che turistico. L’ unico problema lo osserviamo su un dossetto verso Castelnuovo Calcea, quando alcuni motociclisti rischiano seriamente un frontale con un furgone. D’ accordo, eravamo affiancati, ma pretendere di sorpassare ai 100 in curva su un dosso senza nemmeno toccare il freno non è fatalità, è “selezione naturale”, e come in quel momento non mi faccio problemi ad affermarlo.

A Santo Stefano Belbo mi fanno assaggiare l’ acqua solforosa, a me piace e ne bevo uno sproposito data la sete che ho. Poi a Cossano Belbo inizia la Cima Coppi del giro verso Santa Libera, sopra a Vesime, 3.9km all’ 8,5% medio su asfalto ruvido. Fabio ci saluta da dietro, io tento di resistere a Francesco perdendo pochi metri alla volta, ma i polmoni cedono ed impiego molti tornanti per recuperare. Il sistema respiratorio è il mio punto debole, vorrei anch’io sentire le gambe mordere, ma capita più spesso che sia il diaframma ad andare in acido lattico ed è una brutta sensazione.
Segue un panoramico pezzo in cui F. & F. mi indirizzano tra discese e bivi, rimanendo sempre sul crinale tra Belbo e Bormida, con le alte Langhe da una parte e le più docili colline di Nizza dall’ altra. Tendenzialmente si scende, ma ogni tanto troviamo qualche strappo cattivo in cui Fabio cerca di rimanere con noi mentre i miei polmoni non fanno in tempo a soffrire.

Restando in gruppo l’aspetto più turistico del giro viene sopraffatto da quello agonistico, alcuni infidi strappetti verso Cassinasco ci mettono alla prova con i miei muscoli toracici che reggono l’ impatto. Siamo sempre sul crinale tra le valli, con sporadiche ampie viste su Canelli prima e Nizza Monferrato poi, ma il grosso è in discesa e possiamo rilassarci un po’ sino al bivio che da Rocchetta Palafea porta a Calamandrana Alta,  in cui Fabio ci saluta per far ritorno a casa. Sinceramente non ricordo bene questo pezzo, seguendo Francesco ho passato bivi e bivietti con tanti cambi di pendenza e strade variegate sino a Castel Rocchero.
(Il percorso da Cassinasco è stato: regione chiesa, rocchetta palafea, castelboglione, strada carnobbio, Castel Rocchero)
Scendiamo su una strada larga ed agevole, la “Baretta, in direzione Acqui“, poi un bivio a sinistra indica l’ inizio di una salitella che mi sorprende per l’ impegno richiesto, non certo eccessivo, ma più di quanto mi aspettassi. Superato Alice bel colle ci attendono alcuni strappetti ed un po’ di salita facile in cui saliamo veloci, almeno per il mio ritmo piuttosto buono per i quasi 130km nelle gambe. Ricaldone, Maranzana, 1km di pianura ed ecco l’ ultima difficoltà di Mombaruzzo, a quanto ho capito un classico della zona. Riperdiamo velocemente la quota guadagnata e percorriamo assieme gli ultimi km per Castelnuovo Belbo, dove finalmente è finito il giro e ci salutiamo addirittura in anticipo a quanto avevo previsto (grazie alle più belle deviazioni mi sono risparmiato una decina di km). Per ScalatoreDelleLanghe saranno 100km, per me 146km e 2200 divertenti metri di dislivello.
Grazie ancora per la compagnia, sperando di ricambiare il favore tra Oltrepò e Tortonese,  e grazie per le indicazioni che arricchiscono questo racconto!

CONSIGLI: In realtà ho poco da consigliare, le alternative sono tantissime e bisognerebbe passare una settimana in zona per poterle conoscere a sufficenza. La zona di Masio è adatta alle scampagnate, con colline minime, mentre verso Asti le quote aumentano leggermente e soprattutto le salite sono consecutive. C’è più distanza tra i paesi arroccati verso Nizza ed Acqui, ma la sostanza è la stessa. Sono luoghi adatti particolarmente al cicloturismo o per allenamenti brevi e scattanti, meno per i grimpeurs.

Montaldo Scarampi, una delle tante continue collinette

Vista sul Tanaro da Rocca d’ Arazzo. Le cime astigiane sono queste…

Francesco e Fabio che aspettano me mentre faccio delle fotografie

Colline viticole non lontano da Nizza




Il prossimo passo è il giro del Roero, studiato ma non ancora preparato, ma c'è anche l' intermezzo poco collinale dell Monregalese occidentale e spero più avanti di quello orientale e dell' alta Langa in zona Ceva
Crazy Rider
00venerdì 2 settembre 2011 00:05
Bei posti. Certo che avere una guida è molto vantaggioso: se il tempo, com'è ovvio, è contato, prendi il meglio. Complimenti.
grigua
00venerdì 2 settembre 2011 22:58
pedra85, 19/08/2011 22.28:

19 Giugno

Sono tutti troppo gentili, cercano in ogni modo di accorciarmi il percorso e fatico a spiegargli che l’ obbiettivo è girare le Langhe, non tornare subito a casa!



Già, come quando chiedi indicazioni su dove attacca una certa salita, e subito l'interpellato ti mette in guardia, quasi a volerti distogliere per il tuo bene dalle tue intenzioni: "si va su di là, ma guarda che si sale!"

[SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27987]

Ciao!

pedra85
00venerdì 18 novembre 2011 21:58

9 Ottobre

La mia filosofia di vita non dice “è bello ciò che è bello“, nemmeno “è bello ciò che piace“, ma pensa che il bello vada trovato nelle cose che nel loro contesto svettino rispetto alla media o alle aspettative. Per questo non nutro pregiudizi per questo territorio collinare non dissimile dai circostanti Monferrato e Langhe, nonostante sappia in partenza di passare una giornata tra basse alture. Il Gaviese dello scorso anno, l’ astigiano e Nicese, ma anche le prime colline dell’ Oltrepò se prese bene sanno regalare percorsi divertenti e soddisfacenti, il Roero invece no… o almeno non quanto altre zone simili. Non che sia brutto, ma la quota ridotta degli scollinamenti e i numerosi altopiani e vallate lo rendono più adatto all’ escursionismo. Comunque, tutti i posti meritano di essere conosciuti e sono contento di averci girato per una giornata intera.

Parto da Vaglierano basso, poco distante dal casello di Asti ovest, la temperatura autunnale comincia ad essere freschina, ma anche stavolta ho azzeccato una giornata stupenda in cui la catena alpina fa bella mostra di se in tutta la sua lunghezza, e con questa sono 4 giri su 5 in cui pedalo nel Piemonte sub-padano in giornate limpidissime. La prima salita è la facile Vaglierano paese, giusto uno scollinamento per scaldarsi, la seconda è più lunga e mi immette in un lungo crinale che passa attraverso antichi e distinti paesi come Revigliasco d’Asti, Celle Enomondo, San Martino Alfieri e Govone, sempre su strade abbastanza belle e larghe, con un traffico ridotto ed interessanti balconate su vigneti a perdita d’ occhio sovrastanti da alti monti parzialmente innevati, creste che da qui non sono poi tanto lontani.
Priocca è il più gioiellino di tutti, ora sono in provincia di Cuneo e si vede che questa provincia ha saputo valorizzarsi, tanto che incrocio un nutrito gruppo di escursionisti parmensi che con le loro city bikes esplorano la Langa e coi quali scambio battutacce sul cimitero che, per un gioco di prospettive, sorge esattamente sotto il Monviso. (“eh, bello, ma dev’ essere una noia mortale!” o “è una specie di dormitorio…“)
C’è un po’ di discesa e sulla destra vedo Castellinaldo, vorrei salire attraverso quello strappetto stretto tra le case, ma finirei fuori percorso e allora continuo normalmente sino a Castagnito e Vezza d’ Alba. Proseguendo la quantità di vigneti cala lasciando posto al bosco, difficile parlare di salite sulle strade principali, è tutto un saliscendi con qualche pezzo più ripido, è per me difficile pure capire esattamente la strada che sto percorrendo, so solo che sono salito verso Sommariva Perino  e sceso a Pocapaglia, ritrovandomi praticamente all’ ingresso di Bra.
Bra, cittadina da 25000 persone ricca di storia e monumenti, il centro storico ricorda i fasti del passato e alcune balconate adattano la vita umana alle propaggini collinari, però… è deserta! Pochissime le persone in giro, sento quasi un senso di solitudine ad incrociare qualche passante in centro. Vengo ingannato dai cartelli e sbaglio strada, come non voler aggiungere 8km di trafficata stradale pianeggiante prima della salita verso Saliceto? Devio ancora dal percorso originario, ma questa volta volontariamente per evitare di passare nuovamente a Pocapaglia e per raggiungere finalmente Sommariva Perino.

Sebbene sia a 300m di quota trovo la pianura, un lungo altipiano mi obbliga al 50 fino a Baldissero d’ Alba, poi verso Montaldo Roero finalmente riprendo a salire, qui le pendenze e le altitudini sono più decise, rimanendo pur sempre in un contesto di bassa collina. Una brioche e via in discesa verso il bivio di Monteu Roero, un pedalatore locale mi consiglia di affrontare la salita più dura della zona geografica, una collina che non supera i 500m svalicando dentro a dei calanchi affiancati a questo paesino dal quale si vede la prossima meta, S. Stefano Roero, pure questa raggiunta tramite una salita più impegnativa della media odierna, con punte del 9% e decisi tratti all’ insù.
Rimango sorpreso da Montà, non è un centro abitato da 1000 persone, è un vero paesone immerso nella collina dal quale scendo verso Canale, pure questo un importante centro con migliaia di abitanti a quote però più basse. Un altra sorpresina avviene con Cisterna d’ Asti, stavolta grazie al coefficente lunghezza per pendenza interessante, quantificabile almeno a Monteu Roero.
Scendo a S. Damiano d’ Asti, per non impazzire taglio volontariamente una piccola deviazione e rientro per poco sulla statale per Asti, davanti a me c’è l’ ultimo pezzo fatto da leggeri dossetti che fatti a tutta sarebbero spezzagambe, superati invece a modo mio coi rapporti da salita sono solo un po’ di dislivello extra, è tutto un su e giù, su, giù, su, giù … poi capisco di non aver seguito il percorso colorato sulla cartina, ma a questo punto mi importa poco, voglio tornare a casa tralasciando Tigliole, non credo avrei aggiunto molto al giro. Gli ultimi chilometri sono piani, arrivo a Vaglierano senza rendermene conto tanto che mi sorprendo a vedere la macchina parcheggiata davanti alla stazione.

Giro discreto, difficilmente si potrebbe spremere di più dal Roero senza conoscerlo. 125km e 2000m di dislivello.
CONSIGLI: Il Roero merita per giri di allenamento o per itinerari semi-turistici, è interessante tutto il crinale che parte da Revigliasco d’ Asti e passa per S. Martino Alfieri, Priocca, Vezza d’ Alba, così come è interessante la strada Bra-Pocapaglia-Sommariva Perno-Baldissero d’ Alba-Montà-Canale-Cisterna d’ Asti.

L’ imbocco della val di Susa da Celle Enomondo

Il paesino di Castellinaldo

Tipico paesaggio di Priocca, al confine tra Roero e Langhe


S. Stefano Roero da Monteu Roero


Colline viticole a Cisetrna d’ Asti

CiclistaperCaso@
00sabato 19 novembre 2011 17:33
Grande descrizione Pedra, mi sono incollato al video e ho divorato il tuo post.

Per quanto la zona sia scarsamente dotata di punti di grande interesse ciclistico, sei riuscito a valorizzarla al massimo. [SM=g28002] [SM=g28002] [SM=g28002]

Ciao e grazie.

Giorgio
pedra85
00mercoledì 23 novembre 2011 22:17
Anche queste sono colline Piemontesi

11 Ottobre

Il titolo potrebbe far pensare ad un’ impresa incredibile con decine e decine di chilometri e migliaia di metri di dislivello, una lunghissima giornata di fine stagione su due ruote… Invece no, è soltanto un giretto diviso in due parti con in mezzo una normale giornata in ufficio, partendo poco dopo l’ alba e ritornando al pelo del tramonto, munito di fotocamera e premiato da una giornata dai colori incredibilmente vivi.
Lascio alle immagini il compito di raccontare, in totale soli 53km e 690m di dislivello.

Dopo alcuni chilometri di riscaldamento c’è la prima salita, Montemarzino da Monleale, il basso sole sorto da poco illumina la strada in un modo per me inusuale, riempiendola di una calda luce che riscalda l’ aria e l’ animo.


Provo a fotografare la mia ombra, purtroppo vado troppo forte e il risultato è necessariamente mosso.


Monleale alto con l’ immensa pianura padana sullo sfondo, sono fortunato ad avere le colline dietro casa!


Non passo per Montemarzino, a Cà del Borgo devio scendendo dal ripidissimo muro di San Ruffino verso la val Grue. Da questa prospettiva, con la vallata ancora parzialmente in ombra, le colline di Sarezzano sembrano montagne.


Salgo anche a Sarezzano, qui in panoramica


Dopo 8 e passa ore in ufficio riparto con l’ ormai obbligatoria lotta contro la rotazione terrestre, il sole tramonta in fretta e anche i minuti usati per fotografare il caldo sole alla fine del suo ciclo diurno sono un rischio in più di arrivare fuori tempo massimo.


Il sole è tramontato, la luna piena invece è sorta dietro a Nazzano


Confesso che questa panoramica dal cancello di casa mia è avvenuta per caso, dei colori pastello così sfumati con le abitazioni in penombra sullo sfondo… Fantastica!

CaSe63
00giovedì 24 novembre 2011 07:31
Re: Anche queste sono colline Piemontesi
pedra85, 23/11/2011 22.17:

11 Ottobre

fotografare il caldo sole alla fine del suo ciclo diurno sono un rischio in più di arrivare fuori tempo massimo.


Il sole è tramontato, la luna piena invece è sorta dietro a Nazzano


Confesso che questa panoramica dal cancello di casa mia è avvenuta per caso, dei colori pastello così sfumati con le abitazioni in penombra sullo sfondo… Fantastica!




Complimenti, foto davvero suggestive!! [SM=g28002]


grigua
00lunedì 28 novembre 2011 20:17
Re: Anche queste sono colline Piemontesi
pedra85, 23/11/2011 22.17:

11 Ottobre




Bel racconto della giornata, corredata da foto splendide: non solo le ultime, molto belli anche i colori dorati di Montemarzino.

[SM=g28002] [SM=g28002] [SM=g28002]

pedra85
00giovedì 12 aprile 2012 22:06
Fiandre piemontesi ventose

Sabato Fiandre“. L’ ordine di La Fiura è autoritario, dobbiamo cominciare la simulazione dei grandi giri del nord adattandoli a dei percorsi brevi nel nostro territorio. Nulla di particolare, un pomeriggio con spirito goliardico cercando i peggiori muri cementati della val Curone.
La strada nuova di Salice non s’ha da fare, andiamo subito a Volpedo sfidando uno sferzante vento contrario sino ad attraversare il centro storico di questo grazioso paese, dirigendoci verso il muro di Cà Rovereto, 99m di dislivello al 13% con tratti cementati. La catena scivola veloce sul 27, sebbene il Roveretoberg sia un muro breve esso richiede un po’ di attenzione. Ritorniamo sui nostri passi, scopro con meraviglia che Fiura non conosce Cà Bruno e l’ idea lo stuzzica parecchio, ma ora dobbiamo dirigerci alla capitale dei muri: San Sebastiano Curone.
Oggi questi 12km di valle sono quanto di più terribile può esserci, una bora da sud rende faticoso anche mantenere i 20 orari e trasforma del falsopiano in un’ autentica salita! Ci salviamo parzialmente percorrendo una stradina secondaria più protetta, ma la polvere trascinata dalle raffiche più forti fa quasi male a contatto della pelle, e scrivo questo per farvi capire quanto fosse forte il vento…

A San Sebastiano andiamo alla ricerca del muro in pavée, mi perdo dentro a questi vicoli d’altri tempi e azzardiamo passaggi in cunicoli e su dolci scalinate prima di trovarne l’ imbocco. Fiura parte deciso, forse troppo, il tentativo fallisce per il rischio ribaltamento! Io invece mi meraviglio, 2 anni fa feci molta fatica a non mettere il piede a terra, questa volta salgo senza problemi. Le difficoltà non sono finite, il pezzettino di discesa è qualcosa da biker, con buche, ghiaia e lastre di asfalto accavallate su tornanti secchi al 15%…
Ma ce ne manca un’ altro, quello di Cà Perlana, che per poco nel 2010 non mi disarcionò. L’ inizio lascia perplessi, si vede un nastro cementato letteralmente verticale svolgere una mezza curva e nascondersi tra la vegetazione… Fiura prova giusto a vederlo, purtroppo ha storto la ruota e non è consigliabile scendere in queste condizioni per 300m al 20% medi. Io invece salgo e sebbene stanco in cima sono ancora lucido. Comunque è impressionante, il 2° muro più duro delle mie zone!

Ora il vento, o meglio l’ uragano è a nostro favore, scendiamo a 35 orari senza pedalare, in un paio di tratti più aperti tento delle volate raggiungendo l’ incredibile velocità di SESSANTANOVE kmh praticamente in piano, incredibile! La mia idea è di tornare per Zebedassi e goderci questo vento a Pozzol Groppo, Andrea concorda, ma non sul versante, l’ idea di Cà Bruno lo attizza troppo e quindi ritorniamo a Volpedo. C’è del falsopiano prima della salita, alcune raffiche sono talmente violente che mi scoraggio a tal punto da mettere il piede a terra… Ma non si può dover spremersi a 18 orari in tratti all’1%!

Cà del Bruno, 1600m al 12,15% in cui detengo il mio record di VAM (1510mh), forse non un vero muro da Fiandre, ma pur sempre un vero muro. Il tratto più duro è alla fine, dove la salita arriva in costa e dove il vento ritorna a soffiare fortemente contrario. Io mi sono avvantaggiato, filmo Fiura che sta arrivando e tento di prenderlo in giro inseguendolo a piedi, dopo una portentosa manata rinuncio… (“hai il cameramen!” – “parton le spallate“) (Ovviamente il tutto in maniera ironica)
Il vento soffia laterale, noi dobbiamo curvare per andare diritti, poi io trovo un punto in cui le correnti si incanalano e tento di decollare. Sono in piedi per delle foto con la bici perpendicolare all’ aria, alzo leggermente le ruote per spostarla ma fatico a riportare il velocipede a terra, le ruote a basso profilo stanno facendo da ali, rischiando di trascinarmi con loro nel volo più imbarazzante della storia (non so a quanti sia capitato di volare dalla bici rimanendo fermi).

Scendiamo con prudenza a causa delle raffiche laterali, ritorniamo a Rivanazzano e concludiamo questo giro di 57km. “Oggi mi sono divertito” è il commento di La Fiura, ed io concordo, è stata una giornata talmente epica da meritare un racconto su questo blog!

Andrea che sale al Roveretoberg


Passaggi dentro San Sebastiano Curone


Il muro di San Sebastiano


Il 2° muro a San Sebastiano…


che finisce come inizia.


E questo video per darvi l’ idea del vento odierno

http://www.youtube.com/watch?v=-sNqx_Lgiu4

pedra85
00martedì 31 luglio 2012 11:45

Questo giro non ha nulla di particolare da essere raccontato, il giorno prima ho avuto problemi di stomaco (chissà perché…) e nonostante la dieta forzata sono andato a fare un girettino di 26km, oggi sto decisamente meglio ma non sono al top della forma e punto su questo itinerario di media difficoltà attraverso le valli Curone, Grue, Borbera e Staffora, con le asperità collinari di Montemarzino, galleria di Garbagna, Giarolo via Vendersi e Colletta di Momperone.

90km e 1450m di dislivello, dignitosi. Memorabili però per la giornata limpida e le belle fotografie che ne sono uscite, qui vi pubblico le migliori.

Cielo azzurro su cui pascola un gregge di nuvole. a Volpedo

Classica visuale della pianura dai pressi di Montemarzino, con le Alpi sullo sfondo che sovrastano i grattacieli di Milano

Le verdi gole del Borbera, appetibile alternativa per fare il bagno

Antico mulino a Santa Maria di Albera Ligure, salendo al Giarolo

La chiesetta della Colletta di Momperone in contrasto col cielo grigio dell’ Oltrepò orientale

Le precipitazioni al di là di Oramala, si vede pure un accenno di arcobaleno

pierole1
00martedì 31 luglio 2012 23:30
Complimenti Pedra [SM=g28002]
davvero belle foto. [SM=g27985]
pedra85
00giovedì 16 agosto 2012 21:48
Nelle Langhe meridionali (Ceva, Mombarcaro, Dogliani)

Ho fatto bene ad evitare l’ autostrada, col senno del poi risalire tutta la val Bormida via statale mi è costato due ore scarse in più che passare per la riviera, ma indicativamente ho risparmiato 30 euro, quasi quanto il costo del pernottamento al B&B Il riccio a Ceva, un bed-and-breakfast in cui mi sono trovato bene.

Fa più caldo del previsto in questo break infrasettimanale di ferie, dopo aver lasciato i bagagli parto per un giro nelle Langhe meridionali studiato cercando di seguire le principali vie di comunicazione e mettendoci un po’ di salita. L’ inizio è simil-piano e permette di rodare la gamba, il percorso di oggi non prevede nulla di proibitivo ma la prima salita inizia dopo 10 minuti a Sale delle Langhe e porta a Sale S.Giovanni e Vadda, nulla di duro ma nemmeno banale, una salita come tante qui nelle Langhe meridionali, su strada larga e ben tenuta, molto soleggiata e completamente differente a quelle a cui sono abituato qui in Oltrepò.

Una bella discesa mi porta sino al bivio per Mombarcaro, memore del giro dello scorso anno in cui dalla vetta delle Langhe (quasi 900m slm) dicono che si possa vedere il mare… a me non era parso e ricontrollerei meglio, ma con la foschia di oggi si intravedono a malapena i monti del Monregalese, non potrò né confermare né smentire queste voci. La salita la ricordavo più dura, è difficile trovare pendenze toste sulle principali strade ed arrivo a Mombarcaro senza troppo faticare, ammirando un panorama parzialmente offuscato che riesce comunque a rilassarmi con monti, la val Bormida e sullo sfondo, appena visibili, alcune cime delle Alpi.

Seguo il crinale delle valli sino a Niella Belbo, scendo dipingendo alcuni bei tornanti e risalgo, con tratti di fatica, sino a Bossolasco. Il resto è tutto un discesone, d’ altronde qui le colline sono serie e sebbene manchino vette montane gli scalatori hanno di che divertirsi. A Dogliani il paesaggio comincia a cambiare, vigneti cominciano a soppiantare i campi ed ogni tanto trovo qualche insegna di qualche cantina (e qualcuno potrebbe capire che qui l’ interesse è massimo), sono in una zona famosa per il Dolcetto ed è un peccato non poterlo assaggiare…
Sole, sole e sole, continuo ad innalzarmi dalla pianura baciato dalla nostra stella e continuo con l’ andazzo per chilometri e chilometri, è una salita lunga e pedalabile che penso ulteriormente ad allungare ignorando il bivio per Clavesana sino ad arrivare a Murazzano, bel paese arroccato che domina la val Tanaro ed il Monregalese. Riempio la borraccia e chiedo a persone sedute ad un bar se la salita è finita, come risposta ottengo una serie di proposte per il resto dell’ itinerario che prevedono o Mombarcaro o alcune dure salite della zona. Scoraggiato ringrazio e proseguo, la salita finirà un chilometro dopo il paese e così potrò inserire anche questa nel mio elenco che al momento ne conta oltre 1100.

Scendo per la stessa strada dell’ andata deviando stavolta per Clavesana, anche le vie secondarie nelle Langhe sono tenute benino e in discesa è molto più rilassante quando non si ha paura di buche e ghiaia dietro ad ogni tornante. Supero due volte il Tanaro e riprendo nuovamente a salire, sin’ora non ho visto pianura ed il giro mi sta piacendo proprio per questo. Ho qualche dubbio ai bivi successivi, ma qui anche la segnaletica è completa ed è impossibile perdersi.
Scendo verso il Tanaro e ad un bivio ho un fortissimo deja-vù, giusto due secondi e capisco di essere passato in auto nella strada a fianco circa 11 mesi prima. Guardacaso riprendo a salire, solo la zona di Dogliani è parzialmente coltivata a vite, qui è tutto bosco o campi d’erba e finalmente trovo un po’ d’ombra almeno sino a Marsaglia, poi riprende ad essere tutto campi sino al valico di Murazzano, sul quale ero passato meno di due ore prima.

Il giro prevede un’ ultima deviazione, ma avendolo allungato prima non ne ho voglia e dubito possa aggiungere qualcosa al giro di oggi, per cui scendo diretto a Ceva divertendomi su tornanti e controcurve che in Oltrepò mancano… Arrivo a Ceva paese ed è piuttosto presto per i miei standard, ne approfitto per un giro in paese e per trovare un posto in cui mangiare. Ho letto recensioni molto positive di un ristorante che fa cucina tipica, ma al menù intero è collegato il prezzo di 27€ bevande escluse e prevede un primo ed un secondo… Trovo altri ristoranti in cui si paga ciò che si mangia, ma io ho fame e non mi importa che sia cucina tipica, mi interessa che la quantità sia abbondante. Rinuncio e ritorno indietro, non sapevo che il B&B fosse 55m più in alto del paese, l’ ultima salitella prima di finire.
Mi consigliano altri 2 posti, ma uno apre solo a mezzogiorno, l’ altro ormai è smantellato, quindi alla fine finisco in una pizzeria qualsiasi in cui per mia fortuna hanno il menù del giorno a 12€, comprensivo di un (buon) Dolcetto di Dogliani. Non abbastanza per sfamarmi, ma in altri posti per la stessa quantità avrei speso 20€ come minimo.

La giornata finisce con una passeggiata per Ceva (camminare aiuta enormemente il recupero e fa smaltire l’ acido lattico) ed una dormita, la casa è fresca anche senza condizionatore.
Complessivamente un giro di 118km e 2500m di dislivello (comprese le pedalate a Ceva), paesaggisticamente discreto, altimetricamente molto bello (zero pianura) e molto rilassante con pendenze sempre umane e discese divertenti finito ad oltre 24kmh di media. Un giro consigliato, al massimo si può tagliare il pezzo di Clavesana facendo Dogliani-Murazzano-Ceva.
Domani Monregalese… ciao!

Devo andare lassù a Mombarcaro



Vista della val Bormida da Mombarcaro



Vigneti del Dolcetto di Dogliani, poco distanti dalla pianura



Murazzano

pedra85
00sabato 25 agosto 2012 20:33

Ho dormito bene al B&B Il riccio di Ceva (ci faccio pubblicità perché ne merita), la colazione è con prodotti preconfezionati e cerco di non finire la loro scorta, con la fame arretrata dal giorno prima dovrò fermarmi lungo il percorso a rifocillarmi. Fa già discretamente caldo e l’ umidità non aiuterà né a pedalare né ad ammirare la parte orientale del Monregalese su un percorso studiato da Massimo, da tipico genovese abituato a trascorre periodi di vacanza in queste montagnole che non sono Alpi ma che già regalano bei dislivelli.

L’ inizio in discesa verso Ceva paese è sempre godurioso, dopo ieri ormai mi oriento senza problemi e trovo subito la strada per Mombasiglio, salita abbastanza pedalabile immersa nel verde che evita la statale fino a San Michele Mondovì. Devio in val Corsaglia, sino a Torre Mondovì è falsopiano, poi inizio a salire in maniera decisa tra ampi tornanti e pendenze abbastanza costanti. Supero Montaldo di Mondovì con qualche occasionale “belin” dai passanti, supero la rotonda per la val Corsaglia e svalico a San Giacomo, dove mi accoglie una secca discesa che mi porta al bivio per Roburent e Pamparato.
Seguo le indicazioni per il primo paese, ma col senno del poi sarebbe stato meglio svoltare a destra. La valle è molto verde e per questo i panorami sono fortemente limitati, con soli alcuni sporadici tratti con vista al colle di Malanotte e a Prato nevoso raggiunto un anno fa in una giornata limpidissima. Ritorno a Torre Mondovì e dubbioso intraprendo il tratto successivo assicurandomi di non aver sbagliato strada, ora sto salendo verso Monasterolo Casotto e come prima la salita ha una pedabilità discreta e costante, mai troppo dura che richiede comunque un po’ di forza per non farsi respingere. Qui mi è stato suggerito il tratto verso la Madonna della Neve (nome appropriato per queste parti), trovo anche la segnaletica che mi indica la via lungo una strettissima carreggiata nel bosco, ma dopo un chilometrino c’è solo sterrato… Forse dovevo svoltare al bivio precedente e così, molto titubante, mi avventuro su quest’ altra stradina larga quanto una ciclabile, prima nel bosco e poi tra abbondanti campi per rifinire in un fitto bosco. Sicuramente affascinante, ma in zone che non conosco preferisco la sicurezza delle strade principali rispetto alla bellezza dei viottoli. I “legni” stradali mi aiutano nell’ orientamento e con diversi saliscendi esco dal bosco proprio dietro al santuario. Civiltà rieccomi! Mi reimmetto sul percorso più conosciuto a St.Grée, una bruttura d’alta quota con casermoni turistici in stile pseudo-montano, poi in un fitto bosco di conifere scendo sino a Pamparato.

Ma non c’è riposo per me, l’ unica pausa è ad una fontana e poi via a salire ancora verso il colle di Casotto. Al panorama do voto 4, tutto bosco con qualche raro momento in cui si vedono le cime più alte e si intuisce il percorso della strada, che pare ancora lunga prima del valico tutt’ ora nascosto. La salita sembra infinita, continuo ad aumentare la quota ed il passo non si vede mai, solo a pochi minuti dalla fine se ne intuisce la posizione là in una zona di confine tra Monregalese ed il tratto di alta val Tanaro. Dal colle si vede chiaramente il mar Ligure (foschia permettendo come oggi), Garessio abbastanza più in basso ed i monti che circondano l’ alta valle di questo fiume che bagna anche Ceva, Alba, Asti ed Alessandria, monti scavati nei millenni sino a formare una bella valle che diventa sempre più incredibile man mano che la si risale.
La discesa è un’ autentica goduria, a Garessio mi aspetta il classico vento marino che saltando il colle di San Bartolomeo mi spinge forte verso Bagnasco. La velocità varia dai 43 ai 32 nei tratti di leggera salita, questi 15km volano come niente nonostante la stanchezza ormai presente e nonostante il non aver mangiato quasi nulla. “Battifollo km 6″ mi mette un pelo di preoccupazione per una crisi che reputo comunque improbabile, mantenendo un passo costante e discreto e bevendo spesso supero bene questi 350m di dislivello fino a questo paese dominato dai resti di una vecchissima torre. Davanti a me 10km di discesa tutta curve, ritornando a valle il caldo si rifà sentire ma ormai è quasi fatta, supero il cavalcavia autostradale e sono nuovamente a Ceva, con soli altri 55m di dislivello da superare con calma.

Ritorno al B&B addirittura in anticipo rispetto ai miei piani (ho tenuto più dei 24 di media su 125km e 2750m di dislivello), mi do una sciaquata e riparto per casa via statale.
E’ stata una due giorni bella ed con giri soddisfacenti, posti fuori dal turismo ciclistico però meritevoli specialmente in primavera o autunno. Riguardo a questo itinerario io suggerisco nettamente 2 cambi: dopo San Giacomo si può scendere a Pamparato e quindi in valle Casotto, evitando di ripercorrere la stessa strada; invece della Madonna della Neve si va a Lisio e Viola, rimanendo su vie più conosciute. La salita di Battifollo è un extra evitabile prima di Ceva.

Piste da sci verso Prato nevoso



Garessio dal colle Casotto


Monti della val Tanaro da Battifollo



La torre di Battifollo

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:27.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com