Violenze, Telefono Rosa: subito la legge sullo stalking

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lella84
00venerdì 23 gennaio 2009 22:08
La 21enne stuprata a Roma da cinque uomini incappucciati è cronaca di poche ore fa. Un'altra donna, giovedì, sempre nella Capitale, è stata aggredita e violentata dopo essere scesa dall'autobus. E ancora una 50enne a Foggia assassinata dall'ex marito che le aveva preannunciato con un sms l'intenzione di ucciderla. Sono solo gli ultimi di una lunga lista di casi di violenze perpetrati ai danni di donne inermi. I dati di Telefono Rosa parlano di un fenomeno in preoccupante ascesa: nel 2007 gli stupri denunciati al centro di ascolto sono stati 55, un anno dopo il numero sale a 78. "Si tratta di un fenomeno ampio e complesso - spiega la presidente di Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli - che dobbiamo cominciare a considerare come una vera emergenza sociale: solo dopo aver capito questo possiamo studiarne le cause e trovare le soluzioni".

Chi sono le donne che si rivolgono al Telefono Rosa?
"Il fenomeno è trasversale. Sono donne semplici, ma anche donne preparatissime e donne in carriera. Purtroppo quando si instaura all’interno di un rapporto la violenza, la donna è estremamente ricattabile, si fa prendere dallo scrupolo, dal senso di colpa, dal fatto che magari può essere stata lei in qualche modo a provocare e non capisce che invece la persona che si rapporta ad un altro essere umano con la violenza è una persona che deve essere curata e che si deve assumere le responsabilità di quello che sta facendo. La colpa non è della donna".

Le cronache danno molto risalto alle aggressioni in strada. E da molti l’immigrazione viene considerata una delle cause nella crescita delle violenze. Ma è proprio così o si tratta di un fenomeno sociale più ampio?
"Questa domanda è importante perché non bisogna parlare solo di stupri. Al Telefono Rosa chiamano soprattutto donne che denunciano la violenza in famiglia, un tipo di violenza altrettanto becera e importante tanto quanto quella sessuale. Della donna stuprata ce ne occupiamo tutti, lo leggiamo sui giornali, se ne parla in tv, ma mentre io parlo con lei ci sono donne che vengono sbattute al muro dall’ex compagno, dal padre o dal marito. Ed è un fenomeno molto più eclatante di quello che riguarda la violenza sessuale per strada: ogni due giorni una donna viene uccisa. Ci sono dei dati sui quali riflettere. Poi è evidente che la violenza sessuale è un delitto aberrante perché da lì viene colpita non solo la donna ma tutta la sua famiglia. E’ un percorso di vita che si interrompere e per riprenderlo ce ne vuole. Però non dimentichiamo che anche le donne che vengono umiliate, picchiate, sottoposte a sevizie psicologiche sono sempre di più".

Le leggi italiane, secondo la sua esperienza, sono sufficienti per proteggere le donne?
"Assolutamente no e non capisco perché la legge sullo stalking (atti persecutori ndr) sia ancora ferma in Parlamento che avrebbero dovuto approvarla entro dicembre invece adesso è stata rimandata a giugno: quella legge è talmente importante che andrebbe approvata nel giro di 24 ore. Non capisco che cosa si stia aspettando. L’altro ieri un uomo ha mandato alla ex moglie un Sms dove diceva “domani ti ammazzo”, cosa che poi puntualmente ha fatto. Ma quante morti annunciate dobbiamo avere per ottenere questa legge? E’ assurdo. Quella sullo stalking è una legge semplice che darebbe però alle forze dell’ordine la possibilità di intervenire. E poi bisogna guardare all’altro versante, la giustizia. Esempio lampante è la sentenza sulla violenza e l’assassinio a Tor di Quinto: il giudice ha ridotto la pena perché la donna si è ribellata. Ci sembra un paese civile?

Diversi Stati hanno adottato delle leggi molto forti contro le violenze, in particolare quelle domestiche. Voi stessi affermate che il luogo più pericoloso per la donna, sotto questo aspetto, è paradossalmente la famiglia.
"Io guarderei in particolare alla Spagna che ha adottato un’ottima legge. In Italia quelle che ci sono sono insufficienti. La stessa legge sulla violenza sessuale del '96 va rivista, anche alla luce delle dovute correzioni fatte successivamente. Però gli strumenti di cui sono dotati gli altri paesi sono molto più efficaci, si pensi solo al fatto che alla denuncia segue un processo rapido, un processo che dà la certezza della pena e dove colpevole non è chi riceve la violenza ma chi la fa. La giustizia italiana non risponde alle esigenze di questa società che è diventata una società violenta: non si può pensare che un processo per stupro duri 5 anni o più".

Cosa c'è dietro questo fenomeno, come visto, in costante crescita?
"C’è innanzi tutto un fattore culturale. E sicuramente dietro la violenza sessuale c’è un fattore di rapporto tra uomo e donna, cioè di come l’uomo spesso considera la donna. Nel caso dello stalking il concetto che l’uomo ha della donna è quello non di una persona, ma di una cosa di sua proprietà. Quindi, culturalmente, non si considera che chi si ha a fianco possa avere un’idea diversa dalla propria e possa decidere di interrompere un rapporto. Noi abbiamo una responsabilità culturale: dobbiamo partire non dalle elementari, ma addirittura dalla scuola materna ed educare i bambini alle differenze di genere e al rispetto".

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