Un po' di Storia

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
-Anticristo-
00giovedì 17 marzo 2005 13:47

La Religione popolare nel Medioevo

Per poter comprendere il fenomeno della religione popolare nel Medioevo bisogna tener ben presente un presupposto importante: la religione del Medioevo è il Cristianesimo, come evidenzia Morghen nel suo libro Medioevo Cristiano. Il Cristianesimo è una religione rivelata, completamente differente da quella che era la religione del passato classico. Nel mondo classico pagano, infatti, gli dei nascono dalla fantasia degli uomini che riflettono su di loro i propri vizi e le proprie virtù. Quindi sono "creature" dell’uomo. Nel Cristianesimo, invece, è esattamente il contrario: Dio crea l’uomo, la natura dell’uomo in quanto creatura di Dio è perfetta, ma l’uomo la corrompe con il peccato originale. Dio rivela all’uomo la Verità attraverso il Logos. Quindi il Cristianesimo è una religione rivelata.

Si trova però a doversi inserire nel mondo pagano, mondo che è permeato di culti politeisti, di sacrifici e di riti magici legati alla natura. Era un mondo che cercava di tenere sotto controllo tutti gli eventi naturali, quali pioggia, grandine, terremoti, eruzioni vulcaniche, ecc.

Il mondo pagano, come sostiene Manselli nel libro Magia e stregoneria nel Medioevo, era caratterizzato da un "sincretismo religioso" "permeato dal magico" nel quale il cristianesimo avanza.

Nel vecchio mondo classico l’esigenza dell’uomo era quella di tenere sotto controllo le forze della natura e di poterle volgere a proprio vantaggio. Per questo si rivolgeva a personaggi, maghi, tempestarii, stregoni, che si dichiaravano in grado di intervenire sulle forze della natura attraverso riti e formule magiche.

Il cristianesimo ha operato nella società pagana preesistente "con una forza dirompente – poiché – è monoteista ed ha un atteggiamento fortemente ostile contro la magia". Il cristianesimo introduce una rivoluzione: Dio è buono, Dio è Amore, l’azione di Dio è comunque Amore. Per questo l’uomo deve accettare la volontà di Dio, che è l’unico detentore del potere sulle forze naturali. L’uomo non può in nessun modo influire sugli eventi naturali, perché l’unico che ha il potere su di essi è Dio. Per questo l’uomo deve accettare la volontà di Dio.

Con Gesù, Figlio di Dio, si assiste ad un cambiamento importantissimo di interpretazione della vita umana. Nel mondo pagano si chiedeva aiuto ai maghi per combattere le situazioni difficili, per migliorare la propria vita. Nel mondo cristiano si assiste ad una vera rivoluzione: Cristo si è sacrificato per salvare il mondo dal peccato originale, ha compiuto un enorme gesto d’amore. Ha accettato tutte le sofferenze con l’aiuto dell’amore. Cristo è l’esempio che bisogna seguire, quindi il dovere di un cristiano è di accettare le sofferenze, e non deve cercare di modificare quello che la vita gli ha presentato. L’amore può risolvere tutto. "Ogni avversione viene annullata, resa inefficace, davanti al senso traboccante dell’amore. Questo è l’elemento a-magico del cristianesimo".

La Chiesa combatterà contro questi riti cercando in tutti i modi di distruggerli associandoli alle forze negative dei demoni.

La magia diventa quindi una specie di inganno diabolico che per lungo tempo ha allontanato gli uomini da Dio. Tutti gli dei pagani, per i cristiani, non sono divinità, ma sono diavoli.

Il pagano convertito al cristianesimo, però, non dimentica il suo passato di pagano. Si rammenta del fatto che certe pratiche, che la Chiesa definisce superstizioni, certi riti, certe formule possono aiutarlo anche in casi disperati. Prima di abbandonarsi alla volontà del Dio cristiano, è facile, quindi, che nei casi di estremo bisogno, senta la necessità anche di valersi di questi riti della sua precedente esistenza pagana".

Si assiste per tutto il Medioevo ad un ritorno del magico. Con la magia si riescono ad ottenere i risultati e si avverano i desideri che spesso Dio non esaudisce.

La magia, però, per avere il suo effetto ha bisogno di alcuni elementi: la presenza dell’esperto, ovvero il mago; lo svolgimento di riti precisi; ed, infine, l’uso di determinate formule magiche.

Il mago deve, quindi, conoscere il rito magico, saperlo eseguire e saper riconoscere le forze positive e le forze negative. Le persone che si rivolgono al mago ripongono in lui una fede: la fede nei suoi poteri. La Chiesa non poteva accettarlo.

Da qui nasce la polemica contro la magia da parte degli scrittori cristiani. Gli dei pagani decadono al rango di demoni. La Chiesa lotta per questo così accanitamente contro la magia.

Quindi esistono due posizioni nei confronti della magia: da una parte c’è la visione completamente cristiana che vuole abbandonarsi a Dio, alla Sua volontà; dall’altra c’è invece la posizione semi cristiana o quasi pagana che non si arrende a questa volontà, e vuole tentare di combatterla ricorrendo alle pratiche magiche.

Per questo già sant’Agostino condannava la magia, perché ricorreva alle forze diaboliche. Egli non negava l’esistenza della magia, ma ne evidenziava il carattere malefico, negativo. "I demoni - per sant’Agostino – possono, infatti, compiere degli eventi sovrannaturali, ma non dominano tutto il sovrannaturale".

I demoni non possono creare cose nuove, ma possono modificare l’apparenza delle cose create da Dio ingannando gli uomini. Ma "Dio è comunque più potente di loro e fa prodigi maggiori".

Si registra quindi un allontanamento da quelli che erano i riti e le cerimonie stabiliti dalla Chiesa. Il popolo ha bisogno di un rapporto più diretto con la divinità. Vengono ripresi vecchi riti pagani, modificati e adattati al Cristianesimo, per ingraziarsi la volontà del Signore. Si ritorna, dunque, all’antico, adattandolo alle nuove esigenze.

La Chiesa, dunque, con il passare dei secoli, paradossalmente si impossessa di certi riti pagani cristianizzandoli. Per esempio il caso delle ordalie. Con esse "fu riconosciuto il fatto che Dio, giudice giusto ed onnipotente, dava ragione soprannaturalmente a colui che vinceva la prova". La Chiesa, dunque, si avvaleva di una procedura pagana per attestare la verità, ma la cristianizzava inserendola in una dimensione religiosa, "che serve ad annullare la necessità di ricorrere al paganesimo, alla magia". Queste esigenze nascono dal fatto che la mentalità dell’epoca era ancora pervasa di elementi magici e si può dire che ne avesse bisogno, per cui la Chiesa rende questi elementi liturgici. "La Chiesa elabora tutta una serie di preghiere che non solo mira a sacralizzare la prova, ma anche ad impedire che la vittoria avven[ga] con l’aiuto di mezzi magici".

È qui ed in questo modo che si può cominciare a parlare di forme di religiosità popolare. Manselli mette in evidenza, nel suo libro La religiosità popolare nel Medioevo, come questo momento di passaggio da rito pagano a rito cristiano segni la nascita di quelle forme di religiosità popolare che caratterizzeranno tutto il Medioevo. La Chiesa stessa, in qualche modo, approva queste forme, questi riti. Dio è costretto a rivelarsi con queste preghiere. Questo è il nuovo elemento magico della preghiera.

Tutto ciò consentirà lo sviluppo di tutte quelle forme di religiosità popolare che si staccheranno dalla religiosità colta, quella dell'élite clericale. Questi due tipi di religiosità avranno due diverse evoluzioni, parallele e mai del tutto divise.

Si può dire che si assiste in qualche modo al ricrearsi di quella dicotomia che si ritrova tra le pagine di Esiodo e di Omero, siamo nel VII – VIII secolo a. C., dove in Esiodo era evidenziato il duro lavoro quotidiano del popolo ed in Omero le grandi gesta degli eroi. Da ciò deriva che in Esiodo c’è la necessità di una religione vicina alle esigenze della pura quotidianità del popolo e quindi ecco la religione dei Misteri; mentre in Omero, che canta gli eroi, c’è la religione Olimpica.

Più di un millennio dopo, come è ben messo in evidenza dal Manselli nel suo libro La religione popolare nel Medioevo, si assiste ad una nuova dicotomia tra religione del popolo e religione dell’élite, religione popolare e religione colta.

Ma Manselli evidenzia molto bene anche un altro punto. La religiosità popolare e la religiosità colta sono due espressioni della stessa religione: il Cristianesimo.

Per quanto riguarda questo concetto si può fare un raffronto con quanto espresso da Croce nel suo libro Poesia popolare e poesia d’arte, edito da Laterza, II edizione del 1946, nel quale egli mette bene in evidenza come non esista per la poesia popolare e la poesia d’arte una distinzione netta. Croce combatte, infatti, quella corrente di studio che sosteneva che tra poesia d’arte e poesia popolare esiste una differenza qualitativa e oggettiva. La poesia d’arte sarebbe tecnica, storica, firmata e ragionata, mentre quella popolare sarebbe atecnica, astorica, anonima, spontanea. Croce evidenzia e dimostra come questa separazione sia in realtà falsa, in quanto entrambe le poesie sono poesie. Né una è migliore dell’altra. La differenza è psicologica, simple things in simple words, l’una si esprime con forme semplici, l’altra con forme più complesse. Per sottolineare questo concetto Croce riprende la distinzione tra buon senso e pensiero critico e sistematico: non c’è buon senso senza ragionamento e critica, e non esiste pensiero critico e sistematico privo di buon senso. Lo stesso vale per la poesia. Non esiste differenza qualitativa, oggettiva, ma psicologica. Questo concetto si può dimostrare prendendo come spunto due poesie diverse ma simili per contenuto. La poesia del Tommaseo su Matilde di Canossa che piange la perdita dell’amato compagno e la poesia popolare della tortora che piange la morte della compagna. Nell’una si assiste ad una tensione spirituale e sensuale, nell’altra è evidenziata la pena, la disperazione e la difficoltà nell’affrontare la vita senza la compagna.

Due forme diverse di manifestare lo stesso sentimento.

Alla stessa conclusione è giunto il Manselli nella distinzione tra religione popolare e religione colta: sono due forme diverse di manifestare la medesima religione, il Cristianesimo.

Per Manselli, dunque, la religiosità colta è quella che appartiene al clero, ai monaci e a pochi laici che hanno studiato i testi sacri. La religiosità popolare, invece, appartiene al popolo, a coloro che non hanno studiato i testi sacri, ma che si trovavano a vivere una realtà quotidiana diversa e con necessità diverse da quelle dell'altro gruppo.

La religione popolare non è, però, una degenerazione della religione ufficiale, non è solo superstizione. È una forma diversa di religione, pur sempre collegata alle manifestazioni ufficiali.

Religiosità popolare e religiosità colta, come Manselli evidenzia nel suo libro Il secolo XII: religione popolare ed eresia, sono una realtà unitaria. Non vi è differenza di religione, la differenza sta "nella diversità delle sue forme." La religione colta "tende a sistemarsi in un'organizzazione concettuale dei dati offerti dalla 'parola' della rivelazione cristiana", mentre la religione popolare "recepisce la stessa 'parola' della rivelazione non come un complesso di realtà concettuali, ma come delle verità, garantite da un'autorità suprema".

Ne deriva che, come Manselli sottolinea nel libro Il soprannaturale e la religione popolare nel Medioevo, nella religione popolare cristiana sopravvivono forme precedenti di sentimento religioso, perché rimane costante la necessità di appagare un "bisogno di protezione, di aiuto, di conforto, che è forte se non imperioso nella difficile vita delle masse popolari del Medioevo".

La religiosità popolare, però, non si chiude su se stessa. Anzi si incontra spesso con quella colta. A far da tramite fra queste due forme si trova la classe sacerdotale, che, per quanto fosse ignorante, doveva di tanto in tanto incontrarsi con "esponenti di religiosità colta e, bene o male, ne dovevano risentire una qualche influenza". A loro volta questi esponenti della classe clericale colta venivano a contatto con la religiosità popolare "ne erano colpiti e reagivano, cercando di indirizzarla, modificarla o correggerla. Abbiamo, quindi, lungo tutto il Medioevo un nesso fra queste due forme di religiosità che la trasformazione dell'una finisce per comportare anche quella dell'altra".

La religione popolare ha, comunque, una sua vitalità, "non è mai percepita come il risultato di un’acculturazione passiva ed inerte, ma come forza viva, capace alla lunga di modificare in modo decisivo le strutture della religione ufficiale".

Fonte: www.storiaonline.org/
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:15.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com