Un ciclopellegrinaggio a Lourdes

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
pedra85
00domenica 9 agosto 2015 21:48

Questi saranno i racconti di un’avventura strana, non preventivata e che quando mi è stata proposta mi ha lasciato scettico sia per il percorso troppo piatto sia per la meta finale troppo strana per le mie usanze, ma a cui ho accettato di partecipare con lo scopo di fare delle nuove esperienze in territori sconosciuti arrivando in un luogo importantissimo per motivi a me distanti: Tortona – Lourdes in 6 tappe, da pedalare in 6 con un furgone di supporto a portare i bagagli e prestare servizio a chi eventualmente si fosse trovato in difficoltà.


La partenza giocoforza è di giovedì pomeriggio, all’ arrivo c’è l’ organizzatore Claudio Cibin che sta distribuendo le maglie azzurre fatte fare apposta per l’ occasione e da indossare “obbligatoriamente” alla partenza. Ci siamo tutti e stiamo sistemando il furgone, ma prima di partire per questi 1000km c’è la benedizione del vescovo al duomo di Tortona.
Ci dirigiamo verso la casa vescovile, ma alla fine ad accoglierci troviamo solo frate Sergio, che con la tunica d’ordinanza ci lascia la sua benedizione per questa avventura, augurandosi che qualcuno da lassù ci aiuti nei momenti di difficoltà (“oppure ci sono io” è stata la mia dissacrante risposta) ed interpellandomi con tono provocatorio “tu con quella Cannondale non la racconti giusta” (“ci credo, mi hanno appena investito ed è la prima bici che ho trovato, e quello di oggi sarà il primo giro che faremo assieme!“)

Nel furgone abbiamo di tutto, acqua fresca, frutta, sali ed anche due mie vecchie ruote di scorta che, vi confesso, sarei stato quasi contento di poter utilizzare in casi di emergenza per poter dire “guardate come sono tornate utili”! Ma era assolutamente inimmaginabile che quella anteriore servisse già al km 0, con Paolo che ha perso la molla di chiusura riutilizzando la mia…

Alla casa del vescovo

10521908_1584857698447009_868334511243875799_n

La maglia commemorativa

20150723_133821


mauro facoltosi
00domenica 9 agosto 2015 23:23
Una precisazione. Hai scritto a proposito del vescovo di Tortona che "Ci dirigiamo verso la casa vescovile, ma alla fine ad accoglierci troviamo solo frate Sergio". Quel frate Sergio è Padre Sergio Prina Cerai, che è il segretario del vescovo di Tortona, Padre Vittorio Francesco Viola (anch'egli francescano)
pedra85
00lunedì 10 agosto 2015 09:51
Re:
mauro facoltosi, 09/08/2015 23:23:

Una precisazione. Hai scritto a proposito del vescovo di Tortona che "Ci dirigiamo verso la casa vescovile, ma alla fine ad accoglierci troviamo solo frate Sergio". Quel frate Sergio è Padre Sergio Prina Cerai, che è il segretario del vescovo di Tortona, Padre Vittorio Francesco Viola (anch'egli francescano)




Mauro... Grazie della precisazione!

Il vescovo lo abbiamo conosciuto poi a Lourdes, anch'egli è appassionato di bicicletta ed ogni tanto, quando i suoi impegni lo permettono, inforca la bici e pedala!
pedra85
00martedì 11 agosto 2015 10:34
1° tappa: Tortona - Fossano

Si parte, oggi il clima è particolarmente secco e nasconde bene la temperatura di 37° che attornia la pianura in questo caldo pomeriggio estivo. Carmine si prende il primo turno di guida e noi, una volta usciti da Tortona, cominciamo a tirare imprimendo un ritmo fino esagerato con velocità nettamente sopra i 30 sino al paese successivo, in cui Paolo fora e ci fermiamo boccheggiando a cambiare camera d’aria perdendo la coincidenza col furgone. Fa caldo, troppo caldo, e dobbiamo calare il ritmo anche per adeguarci all’ anima più turistica del gruppo. Su di me il sudore evaporerà istantaneamente, ma i litri di acqua bevuti alla fine saranno veramente tanti ed ogni volta che l’ammiraglia si fermerà in un punto sicuro avremo il pretesto per cambiare l’acqua ormai bollente nelle borracce con quella semi-ghiacciata proveniente dai box-frigoriferi.


Superiamo veloci la trafficata statale verso Alessandria ed una volta usciti dalla città ci ritroviamo finalmente su una via di campagna tranquilla, tra campi di granoturco e dolcissime colline che imprimono qualche timido saliscendi alla nostra andatura. Dopo Oviglio attuiamo il primo cambio alla guida, Paolo sta soffrendo particolarmente queste temperature assurde e si mette di buono spirito al volante. Una breve discesina ci porta ad Isola d’Asti, da cui ci immettiamo nel traffico diretto ad Alba abbandonando la pace dei chilometri precedenti. Il panorama è sempre costantemente formato dalle basse colline delle Langhe a sinistra e del Roero a destra, ma noi dobbiamo piuttosto fare attenzione ai troppi camion e alle italiche buche che invadono i nostri asfalti. Prima di Alba ci fermiamo in un piazzale divorando un’ anguria, tanta acqua e sali indispensabili. Per darvi un’ idea del caldo posso dirvi che sono entrato nel bagno, ho bevuto 0,7l di acqua dopo l’anguria ed ho nuovamente riempito la borraccia…


Non siamo entrati ad Alba, abbiamo solo sfiorato la cittadina nell’ ora di punta dirigendoci verso Bra, ma tagliandola fuori con la vana speranza di evitare il traffico molesto. Daniele è vittima dei crampi e Claudio ci mette paura parlando di un ripido muro poco più avanti, ma la situazione si sistema e quel tratto sono solo 800m al 7% che almeno hanno il merito di spezzare la monotonia.
Arriviamo a Fossano, paese internazionale “nemico della segnaletica stradale” con rotonde invisibili, precedenze cancellate e cartelli assenti, abbiamo trovato la corretta via solo grazie alle indicazioni di qualche passante.

La strada verso Cuneo è molto crepata, l’unica nota positiva è data dall’ orario ormai da cena con un caldo finalmente tollerabile, noi avanziamo cercando qualche cartello che indichi l’ agriturismo prenotato ai Murazzi di Fossano, ma superata la frazione capiamo di averlo perso ed è solo grazie alle indicazioni telefoniche dei proprietari che riusciamo a vedere un vecchio cartello in legno che indica la strada che per due chilometri scende verso il letto dello Stura. Scopriremo successivamente che sono in guerra con l’ANAS che non permette loro di mettere un’insegna valida sulla statale…

Siamo arrivati alle 20 abbondanti e ci troviamo in un tranquillissimo ambiente di campagna in un vecchio cascinale, la cena è un qualcosa di eccezionale nella quale do il meglio di me reintegrando i troppi liquidi persi (vino bianco compreso) e facendo fondo per il giorno dopo, terminando agli occhi sbigottiti dei miei nuovi compagni di viaggio con frasi tipo “per oggi non esagero“…

L’ agriturismo merita assolutamente e si chiama Fiori di Zucca: http://www.terranostra.it/it/agriturismi/2939/fiori-di-zucca-piemonte-fossano-pianura-alloggio-ristorazione.html

Percorso: Tortona – Alessandria – Oviglio – Isola d’Asti – periferia di Alba – Fossano. 135km, 500m
Appunti02

Sosta anguria
lourdes 016

Tra Oviglio ed Isola d’Asti
lourdes 013

Fossano
lourdes 017

 

Maxi_78
00domenica 16 agosto 2015 20:50
Ciao Pedra, un saluto e complimenti per l'avventura! [SM=g28002] [SM=g28002] [SM=g28002]

Ho letto molto volentieri di questa prima tappa e... aspetto le altre parti del racconto! [SM=g27985]
pedra85
00domenica 16 agosto 2015 21:45
2° tappa: Fossano - Seyne les Alpes

Siamo nell’ agriturismo Fiori di Zucca a Murazzi di Fossano, un cascinale isolato poco distante dal letto del fiume Stura. Ci stiamo preparando alla tappa dall’ altimetria più dura del viaggio, quella che attraverserà le Alpi attraverso il colle della Maddalena, e lo stiamo facendo grazie alla magnifica accoglienza dei proprietari con una grandiosa colazione nello stomaco. Inutile dire che questo sarà nettamente il miglior pernottamento dell’avventura, e forse quello a minor prezzo!


L’inizio è subito in salita per rimettersi sulla statale verso Cuneo, il ritmo è talvolta troppo lento a causa di una partenza molto cauta, ma d’altronde oggi le difficoltà non mancheranno, e la prima la troviamo già nella periferia di Cuneo: la strada è chiusa, in bici riusciamo a passare ma Pino deve fare un giro completamente diverso prendendo strade differenti dalle nostre e reincrociandoci solo molti chilometri più avanti a Demonte. Abbandoniamo la strada verso Borgo S.Dalmazzo per una tranquilla salita che passa a Roccasparvera, togliendoci dal traffico senza aggiungere tanto dislivello.
Ritorniamo in valle pedalando tranquilli sino a Demonte, dove ritroviamo Pino, il furgone, i supporti ed anche un buon posto per una pausa. Il traffico camionale è fortunatamente contenuto ed indirizzato principalmente verso Cuneo, facciamo cambio alla guida e riprendiamo regolari sino a Vinadio, di cui ammiriamo il forte Albertino, e poi cominciamo a prendere quota su una strada diritta e larga circondata da monti alpini di media altezza, con un fresco ruscello sulla sinistra che inviterà Claudio e Carmine ad un tuffo come nemmeno lo fecero le sirene con Ulisse…

Superato Sambuco la salita diventa seria, troviamo qualche tornante e ci innalziamo verso il cielo di Francia con punti a tratti maestosi. Il colle della Maddalena non è certamente tra i più bei passi alpini, ma ha il suo “perché”. La salita diventa vera dopo Besenzio, ma è dopo Argentera che sfoggia il meglio con una trafila di larghi tornanti che aprono la vista sui chilometri appena passati. Si svalica a 1997m, salgo al bar con la bici e lei, la mia nuova Cannondale usata oggi per la seconda volta, ha già toccato i 2000m!
Al bar del lato italiano il proprietario è gentilissimo e mi offre della focaccia, è ora di pranzo inoltrata e la fame si fa sentire. Arriviamo tutti ed il cielo si è fatto scuro, un forte tuono segue a breve distanza un fulmine abbattutosi poco distante da noi ci fa scappare dal confine per avventurarci in Francia… Ciao ciao Italia, ci mancherai nonostante tutto!

Noi alla partenza
11760127_1585157541750358_9180569481178477964_n

Forte Albertino di Vinadiolourdes 025


Qui si sale per davvero!
lourdes 027

Ma c’è chi si fa un bagno
11057224_1585157688417010_1239885688138232342_n

Guardando verso il basso
lourdes 028

E guardando la strada appena fatta
lourdes 039

Uno sguardo sul confine italo-francese al colle
lourdes_pan1

Ed uno al cielo col temporale che sta arrivando
lourdes 045

Grosse gocce sfiorano i nostri visi, forti raffiche ci spostano di peso e ci barcameniamo per perdere velocemente quota allontanandoci dall’ improvviso scroscio che ora sta passando attorno al passo. La temperatura è gradevole, gli antipioggia non servono più ed anche le raffiche si sono calmate, per ora il pericolo sembra scampato, ma nuvole nere che sovrastano le vette della zona non fanno presagire a nulla di buono.
Siamo nella valle del torrente Ubaye, improvvisamente una fortificazione scavata nella roccia ci obbliga ad una sosta fotografica per ammirare questo affascinante sistema difensivo del 19° secolo, poi continuiamo sino all’ ingresso di Barcellonette, sostando ad un chiosco di frutta gestito da un uomo di origini italiane che ci vende una buona anguria.

Superiamo il paese e troviamo la strada bagnata, ma per poco, poi l’asfalto ritorna asciutto sinché grosse gocce non cominciano a colpirci con insistenza: piove, ed anche forte! Rimaniamo in 3 a pedalare e stare a ruota è fastidioso con gli schizzi dalle ruote che colpiscono il mio volto rendendo difficile l’osservazione della strada fortunatamente pianeggiante. Ad un certo punto sento la ruota rimbalzare, controllo ed è successo ciò che temevo, ho forato! Mi volto ed indietro vedo immediatamente il nostro furgone che mi sta raggiungendo, faccio un gesto e si fermano a soccorrermi passandomi la mia vecchia ruota usata, che per le emergenze svolge comunque il suo dovere.
Davanti Pino e Claudio si sono fermati ad attendermi, quando riprendiamo la pioggia sta cessando ed il sole si fa spazio illuminando il turchese Lac de Serre-Ponçon e creando giochi di umidità sul manto stradale.

Davanti a noi c’è ancora un passo ufficiale, le difficoltà non sono finite e dopo una giornata come questa patiamo anche i tratti al 6/7% che ci elevano sino ai 1332m del Col St. Jean, da cui inizia una discesa larga e pedalabile in direzione del traguardo odierno a Seyne-les-Alpes. Purtroppo non abbiamo tenuto conto dell’ ultimo infido tratto che senza clamore continua a farci prendere quota mentre alla fine della spianata sulla destra vediamo altri lampi ed altra acqua scendere a poca distanza da noi, spingendoci ad arrivare al paese sinché non troviamo gli altri che hanno appena trovato l’albergo per la notte, una specie di bettola a prezzo economico nonché l’unico con dei posti in questo piccolo paese alpino situato (ma lo scoprirò più tardi) a pochi chilometri dal sito dell’impatto del volo Germanwings.

Percorso: Murazzi di Fossano – Cuneo periferia – Roccasparvera – Demonte – Vinadio – Colle della Maddalena 1997m – Barcellonette – Col St.Jean 1332m – Seyne-les-Alpes: 161km, 2510m

tappa2

Sistema difensivo Fort de Tournouxlourdes_pan2

Divorando l’anguria a Barcellonettelourdes 054


Lago artificiale di Serre-Ponçon
lourdes_pan3

 

grigua
00martedì 18 agosto 2015 01:15

Sto seguendo con molto interesse, bellissima avventura!
Aspetto le prossime tappe, se non riuscirò a leggerle in tempo prima della mia partenza per le vacanze, senz'altro lo farò al mio rientro.

[SM=g28002] [SM=g28002]

pedra85
00mercoledì 19 agosto 2015 13:28
3° tappa: Seyne les Alpes - Arles

Seyne les Alpes, un fresco mattino di Luglio in cui l’aria frizzante regalata dai temporali notturni e la nebbia che avvolge la valle contrasta con il caldo patito solo l’altro ieri… Ci vuole una canutiera per stare bene con questi piacevoli 16° mattutini ai 1200m di quota del paese!
L’inizio piatto tra pinete e strade semi-deserte ci fa scaldare in vista della successiva salitella al Col de Maure a 1346m, seguita da una piacevole discesa tutta da godere e senza particolari punti tecnici. Dai 1350m scenderemo sino al mare, compensando questa facilità con un chilometraggio superiore ai 200.
Ci manca ancora una salita alpina, il Col du Labouret nella foresta demaniale ononima, salita più dura della precedente ma comunque pedalabile sino ai 1240m. D’ora in avanti ci aspetta una nostalgica discesa di saluto alle Alpi, decisa sino a Beaujoux e poi un lungo falsopiano in cui stare in gruppo è di grande aiuto. Troviamo solo un altro infido strappo, da me rinominato “Col che non t’aspet” coi suoi 50m verticali lungo la strada principale.

Arriviamo a Digne les Bains, importante paese che in ogni punto ti ricorda che pochi giorni fa è stato sede di partenza di una tappa del Tour, ci fermiamo e, mentre si discute se impazzire a trovare parcheggio per fare spesa al mercato paesano oppure cercare un normale supermercato, io recupero del materiale all’ufficio turistico (che qui in Francia sono presenti in ogni paese, sempre aperti e ben segnalati) e poi buco, ieri sera non ho visto il vetro incastrato e devo nuovamente cambiare camera d’aria, fortunatamente mentre siamo tutti fermi.

Ripartiamo lungo una strada ad alto scorrimento e deviamo passando a Le Mees sotto i “les penitents“, una curiosa formazione rocciosa verticale che ricorda dei frati in preghiera. Qui abbandoniamo definitivamente le Alpi, d’ora in poi sarà Provenza con le sue continue colline. Troviamo subito una salitella facile circondata da un morbido verde e spazzata da un fastidioso vento contrario, ad essa ne seguono altre due mai dure che ci portano sino a Forcalquier, paesino ricco di reperti storici posto in cima all’ultima di esse e nel quale ci fermiamo per un meritato pranzo ai bordi di una grande fontana, utile per lavare la frutta e per rinfrescarsi in una giornata comunque calda.

Partenza, fresco e nebbie sulle Alpi
lourdes 065

Col de Maure, facile salita
lourdes 067

Bohh… che salita banale!
lourdes 070

Les penitents à Les Mees (foto dal web)
lesmees1
Abbiamo già pedalato per 90km, non siamo nemmeno a metà del percorso ed il vento ci darà parecchio fastidio, per cui è meglio sbrigarsi ora che abbiamo lo stomaco pieno. Una bella discesa in un viale alberato ci porta su una bella e larga strada dal traffico veramente ridotto e spazzata continuamente da demoralizzanti raffiche contrarie. Il vento in questi giorni non ci ha mai aiutato, ma oggi è peggiore del solito e Paolo sul furgone cerca di ovviare facendoci da scia, compito difficile quando si pedala in una zona circondata da collinette nella quale la pianura è sconosciuta. Carmine e Daniele gradiscono molto l’aiuto proibito, noi altri meno a causa della velocità troppo altalenante e per dei pezzi rimaniamo a debita distanza…

Il primo grosso paese che raggiungiamo ha un nome tennistico, Apt è un buon punto per una veloce sosta nella quale però Pino accusa problemi al deragliatore ed approfitta di un meccanico nella zona mentre io tento invano di visitare il centro rimbalzato dalla polizia municipale a causa della concomitante pulizia delle strade…
La viabilità cambia, diventa larga a due corsie ed il traffico aumenta, siamo in bassa valle Calavon e ci stiamo avvicinando alle città più grandi tipo Avignone. E’ solo grazie alle indicazioni sul mio Garmin che riusciamo a vedere il bivio alternativo verso Cavaillon, Paolo sul furgone lo manca e per lui sarà difficile riprendere la nostra via che taglia qualche chilometro a quella ufficiale. Il vento, i tanti chilometri ed una temperatura comunque calda hanno messo a dura prova Daniele e Carmine, che preferiscono fermarsi, mentre io Claudio e Pino proseguiamo contro le infinite raffiche contrarie che però qui sembrano essersi calmate.

Pedaliamo felici su un lunghissimo viale alberato che ci grazia di una piacevole ombra, ma io mi accorgo di essere in riserva e chiedo un pit-stop a St. Remy, un paese estremamente pittoresco nel quale incrociamo anche dei turisti in carrozza ed intravediamo un antico centro storico, questo mentre divoro una grossa brioche al limone seduto al tavolo di un bar. E’ il momento di prendere una decisione, l’idea originaria prevedeva il pernottamento alla cittadina romana di Arles, io sarei d’accordo se non fosse che sono già le 18 e sono stanco, per cui sarebbe meglio risparmiare oggi 15/20 minuti fermandoci al paese prima Tarascon. Alla fine decidiamo così, scatenando le ire di Claudio al bivio successivo quando capisce che noi stiamo boicottando una città a cui teneva tanto.
Dopo tante discussioni ritorniamo sui nostri passi con un vento per la prima volta benevolo arriviamo a questa cittadina con 2 anfiteatri e tanti resti risalenti all’ epoca dell’ impero romano. Stanchi, provati ed accaldati, ma anche questa tappa in apparenza solo lunga è finita…

Siamo fortunati a trovare un alberghetto “una stella” proprio all’ingresso della parte storica, e tutto sommato ci troviamo anche bene a parte le camere troppo calde, mangiamo bene in un ristorante gestito da un italiano e poi facciamo un giro ammirando tutto ciò che addocchiamo in una veloce visita, terminando però la giornata a mezzanotte inoltrata. Per fortuna la tappa di domani sarà (sulla carta) la più facile di tutte…

Percorso: Seyne les Alpes – Digne les Bains – Les Mees – Forcalquier – Apt – Cavaillon – St.Remy – Arles, 215km, 1010m
tappa3

Viale alberato in uscita da Forcalquier, uno dei tanti trovati in Provenza
viale

St. Remy, sosta di recupero per me
st remy

Anfiteatro di Arles
arles arena

C’è chi ha sostituito un pezzo mancante di muratura coi brick dei succhi di frutta e del latte!
arles scatole


PS. I racconti rimangono da leggere a lungo, e scrivere un breve racconto di questa avventura è il minimo che possa fare, così da mantenere vivo il ricordo anche avanti nei tempi...

 


pierole1
00martedì 25 agosto 2015 21:43
Pedra siamo ansiosi di leggere la prossima puntata [SM=g27985]
pedra85
00martedì 25 agosto 2015 21:51
Lo so Piero ed Elena, ma devo anche scriverle! Ed è un impegno non indifferente!
Conto di pubblicare ognuno dei 7 racconti in ogni settimana (sei + uno generico, peccato che a Lourdes abbia piovuto due giorni perché altrimenti avevamo in programma il Tourmalet)
gise-go.
00martedì 25 agosto 2015 21:58
....aspetto anche io il seguito [SM=g27985]
Ciao
pedra85
00giovedì 27 agosto 2015 22:00
4° tappa: Arles - Bèziers

In Francia la colazione raramente è compresa nel costo del pernottamento, e costa dai 6€ in su, dato il tipo di albergo in cui abbiamo alloggiato ad Arles decidiamo di sfamarci più avanti assumento solo le minime calorie indispensabili in una boulangerie lì vicino. Un’ altra premessa relativa al nostro viaggio è che abbiamo prenotato solo per la notte della prima tappa, lasciandoci la flessibilità e l’impegno di trovare un letto solo all’arrivo in città in modo da essere un minimo flessibili nelle tappe, motivo per cui le tracce precaricate partono sempre dalla periferia del paese.


Oggi tocca a me guidare il furgone nella prima semitappa, mi spiace ma le gambe ringraziano ed il sedere si rilassa sul morbido sedile. In teoria quella di oggi è la tappa di relax, meno di 150km attraverso la Camargue e le paludi che sfiorano il Mediterraneo, con un dislivello ridicolo concentrato negli ultimi chilometri ed una quota massima inferiore ai 30m, e con pure con un bagno in mare. Ma sia io al volante che il gruppo ai manubri fatichiamo parecchio a superare il Rodano e ad uscire da Arles, specialmente io che cerco di seguire una cartina perdendomi una prima volta ed infilandomi in una strada ad alto scorrimento coi cartelli blu, cosa che mi terrorizza parecchio (l’autostrada?? cazzo……) ma che fortunatamente riesco a risolvere in poco tempo, ritrovando fortunosamente la partenza della traccia precaricata sul Garmin che tengo sul cruscotto.
Supero il gruppo che pedala compatto e più avanti li aspetto, senza volerlo mi sono fermato davanti ad una pianta di more in un panorama di pura campagna, laddove mare e terra si confondono con infinite pianure su cui dominano delle collinette non tanto lontane, canneti e campi a perdita d’occhio, con giusto qualche cascina e strade che larghe e sinuose si confondono in questo ambiente rilassante. Il vento ci tiene compagnia pure oggi, ma mi raccontano essere meno molesto di quello trovato in Provenza, e mentre faccio da molla rispetto ai cinque pedalatori osservo il panorama, immaginandomi il blu marino laggiù e notando una intensa coltivazione della vite per “les vins des sables“.

Alla partenza la distanza stimata dal gasolio nel serbatoio serviva a malapena a coprire la tappa, e non era di certo un problema fermarsi ad un distributore, ma passati 40km queste lande di Camargue si sono rivelate più desolate del previsto e quel numerino sta calando vertiginosamente cominciando a farmi temere il peggio. Inoltre la mia traccia ad un certo punto entra in una superstrada vietata alle bici, sembrava permessa ma mi ero sbagliato e, molto dispiaciuto, mi fermo in un piazzale con gli altri per discutere l’alternativa e per esprimere la mia preoccupazione sui 19km di autonomia restanti (erano 140 soli 55km fa…). Prendiamo la strada normale, imbottigliandoci nel traffico che dalle città si sta dirigendo al mare di La-Grande-Motte in questa domenica, trovando per mia fortuna un distributore e girando poi come un fesso per il paese alla inutile ricerca di un parcheggio per recuperare delle cartine all’ ufficio turistico.

Con le nostre ruote sfioramo le spiagge sabbiose, il blu del Mediterraneo contrasta con il grigio/blu delle paludi mentre le dimensioni del nostro Transit sfida le piccole stradine affollate da auto e vacanzieri. Mi reimmetto sulla superstrada uscendone allo svincolo successivo, è da tanto che non incrocio gli altri e sono sia preoccupato che stressato, fortunatamente per loro è andata ancora bene e li supero verso Pavalas-les-Flots, dove mi fermo ad un parcheggio e dove decidiamo di mangiare qualcosa, mentre io abbandono il posto di guida alquanto provato psicologicamente da paure e traffici vari. Finalmente pedalerò, non ne potevo più tra benzina e vie vietate…

Stamattina non si pedala, purtroppo e perfortuna
lourdes 079

Il gruppo a ventaglio contro il vento della Camargue
lourdes 082

Verso il mare
lourdes 088

In queste zone le ciclabili abbondano ed evitano vie di comunicazione trafficate passando in mezzo a panorami contrastanti, tanto che invento la definizione di “miglior posto di merda del mondo“, con i suoi enormi acquitrini e le cascine isolate, mare e fiumi, canneti e terreni sabbiosi. Il vento ci da fastidio, noi ci godiamo la tranquillità di una giornata in apparenza perfetta pedalando con calma lontano dalle auto, sebbene io noti la presenza non trascurabile di vetrini e Claudio noti la totale assenza di ciclisti in zona, eppure sembra fatto tutto per le due ruote, strano…
A destra e sinistra il paesaggio insalubre ed affascinante non cambia, non siamo tecnicamente in Camargue (che è la parte del delta del Rodano), ma non si nota grazie alle sfumature di blu delle differenti acque. Arriviamo nei pressi di Frontignan e troviamo un’altra strada vietata alle bici, seguiamo la ciclabile e passiamo dietro all’espansione edilizia voluta dai bagnanti, poi sempre seguendo la ciclabile facciamo il giro dell’ Etang des Mouettes, perdendoci e decidendo per semplicità di seguire la traccia prefissata sulla statale trafficata e forse vietata, beccandoci qualche colpo di clacson di troppo.

Arriviamo a Sète, importante paese posto su una collinetta superato il quale (non ricordo esattamente chi) ci sta aspettando in un piazzale poco distante da una spiaggia rocciosa, con una piccola via tra gli scogli per accedere alla sabbia e tuffarsi nelle onde. Finalmente ci tuffiamo, è per noi una goduria assoluta ed una bella occasione per una breve nuotata. Dopo un veloce risciacquo ad un rubinetto riprendiamo le bici e ripartiamo, tra vento e divieti abbiamo già perso troppo tempo, ma subito imbocchiamo un’altra via proibita e dobbiamo saltare a mano sulla ciclabile occasionalmente sfiorata da dune sabbiose e percorsa da uomini e donne in costume. Arriviamo ad un bivio, nonché ad un altro divieto con una lingua d’asfalto ricavata in qualche modo lungo la tangenziale che porta ad Adge, col furgone guidato da Pino che non può seguirci appieno e con l’asfalto stesso che improvvisamente termina abbandonandoci su uno sterrato senza indicazioni, che noi seguiamo sperando di ritrovare l’orientamento finché non sbuchiamo nel quartiere ricco, cercando di avvicinarci alla traccia da qui piuttosto distante, fallendo però nell’obbiettivo in quanto l’unica via di accesso parte dalla zona bassa. Proseguiamo delusi ed incazzati sperando di trovare una soluzione, chiedendo indicazioni per Beziérs e poi viaggiando a naso verso i puntini del Garmin, riuscendo finalmente a scoprire la via in cui saremmo dovuti passare e proseguendo oltre al fiume Herault, trovando Pino preoccupato che ci rifornisce di acqua fresca e si avvantaggia per cercare un albergo. Adge, paese da detestare e nemico dei ciclisti, ora sappiamo perché qui non pedala nessuno, perché spostarsi fuori dai centri urbani è reso volontariamente impossibile!

Incazzati neri cominciamo il lento scostamento dal mare attraversando Vias, poi stanchi ed abbattuti seguiamo i segnali verdi per Beziérs centro, ignorando eventuali divieti e trovandoci a macinare rapportini su pendenze spianate su due larghe corsie, con colpi di clacson ed incoraggiamenti concomitanti con la fine del Tour. Ad una grossa rotonda io infilo la ruota in una fessura, inchiodando la bici e rischiando seriamente una caduta e cavandomela solo con un segnetto sul cerchione, poco dopo per gradire abbiamo pure la foratura di Paolo forse dovuta agli omnipresenti vetrini delle ciclabili, che da qui in avanti eviteremo.
Pino ha trovato un buon albergo a Beziérs, con qualche fatica riusciamo a raggiungerlo e a scalare sino alla fine ufficiale della 4° tappa, quella che teoricamente sarebbe dovuta essere la più facile e che invece è stata psicologicamente la più pesante di tutte.

Ci prepariamo per la cena, ma prima facciamo un salto in una lavanderia a gettoni, è già tardi e mentre Carmine e Daniele aspettano il bucato noi altri cerchiamo i due ristoranti suggeriti dall’albergo, trovandoli entrambi chiusi… Alla fine ci gettiamo nella piazza alta del paese, molto bella, e troviamo un ristorante a cui chiediamo la disponibilità di 6 posti ricevendo la risposta “la cuisine est fermé” (non sono nemmeno le 10 di sera, si vede che non hanno grandi problemi economici). Proviamo con il ristorante affianco, io e Claudio cominciamo però a mangiare in attesa degli altri, ma anche qui stanno per chiudere e presi dalla disperazione ordiniamo per gli altri quattro che ci raggiungeranno solo in seguito, mangiando decentemente ma con una spesa alta per la qualità, alta pure per essere in Francia. Per finire facciamo una passeggiata lungo la via principale ancora frequentata, ma è tardissimo ed il sonno mi sta conquistando di forza.

Morale della favola: doveva essere la tappa più facile, sin’ora è stata nettamente la più dura, non tanto per il fisico quanto per lo stress psicologico: traffico, gasolio finito, vie strette, divieti, superstrade, vetrini, forature, perdersi, e, “last but not least”, vento contrario anche oggi. Speriamo in domani, sulla carta sarà una tappa da 5h:30 pedalate, ma chissà cosa ci aspetterà (temiamo però altro vento contro)

Percorso: Arles – La grande Motte – Pavalas les Flots – Frontignan – Séte – Adge – Béziers, 166km, 450m
tappa4

Panorama alla partenza da Pavalas
frontignan

Noi sulla ciclabile dopo Pavalas-les-Flots
noi ciclabile

A Frontignan, tra Mediterraneo e paludi
lourdes 113

Lungo la spiagga dopo aver superato Sète
lourdes 122

Ciclabile (si fa per dire) ad Adge
sterrato adge


pedra85
00giovedì 3 settembre 2015 21:22
5° tappa: Beziérs - Pamiers

La sveglia suona puntuale alle 7, abbiamo dormito bene e ci abbuffiamo felici ai tavoli dell’ albergo a Béziers prima di una oliata alle catene propedeutica alla tappa odierna, una tappa di trasferimento né lunga né dura che ci porterà a Pamiers. Col senno del poi avremmo potuto tagliare passando nella parte storica di questa cittadina della Linguadoca, ma preferiamo la via più semplice che ci porta sul ponte dell’ Orb, posto ideale per una prima sosta fotografica verso la parte alta collegata da un antico ponte risalende al XII secolo.


La tappa inizia bene, siamo diretti verso Carcassonne e già qui i cartelli stradali abbondano, traghettandoci su strade larghe e ben tenute, con un traffico minimo e panorami di lievi colline su cui campi e vigneti si alternano continuamente, con tratti leggermente curvilinei e piccoli saliscendi a spezzare il ritmo. Ma ormai abbiamo imparato che ogni giorno ha le sue difficoltà, dopo il caldo, il nubifragio, i tanti chilometri ed il delirio delle indicazioni di ieri, oggi avremo un fortissimo nemico che già ci accompagna dalla partenza a Tortona: il vento contrario! Ma oggi è terribile, fatichiamo a tenere i 25 orari e spesso ci ritroviamo appena sopra i 20 ondeggiando a causa delle sue raffiche e stando il più raggruppati possibile.
Claudio finalmente guida il furgone, io cerco di mettere il mio maggiore allenamento per la causa comune ed affrontando con cattiveria questo infinito tormento che ha solo il minimo risvolto positivo di farci ammirare maggiormente i diversi paesini attraversati in questa terra poco abitata, in cui nuclei urbani si susseguono regolari e distanziati tra loro, con abitazioni che risalgono le lievi collinette e strappetti che sono micidiali quando l’aria fischia urla tra le orecchie.
Mi fermo per due fotografie e poi spingo forte con le mani basse sul manubrio, la fatica per recuperare quei 30″ è veramente immane non riuscendo mai a superare i 30 orari… Sarebbe dovuto essere un giro rilassante, ma le condizioni ambientali la stanno rendendo la 5° impresa di questo viaggio.

In un leggero falsopiano antecedente Marseillette notiamo incuriositi delle imbarcazioni ferme in un canale sulla destra e scopriamo una importante serie di chiuse attive per far passare due barche di una certa dimensione, ammiriamo tutte le operazioni attendendo lo svuotamento della prima vasca ed il progressivo abbassarsi delle acque che porta velocemente i mezzi nautici sotto il livello del terreno permettendo loro di avanzare lungo il canale du Midi verso Beziérs.
Riprendiamo contro il solito maledetto vento contrario, il cielo si è anche annuvolato lasciandomi sperare almeno in un calo della forza avversa, quattro gocce di numero sfiorano i nostri completi sportivi e, fortunatamente, ci godiamo una temperatura perfetta per pedalare. Verso Trèbes la strada si allarga e diventa una superstrada che ci porta a Carcassonne, città di discrete dimensioni con un’ impressionante fortificazione medioevale che noi ammiriamo dal ponte sul fiume Aude, è un peccato che non abbiamo modo di visitarla e che per il pranzo deviamo in un anonimo parcheggio nel quale saccheggiamo il nostro furgone riempito a dispensa di baguette, prosciutti ed olive speziate con un finale di saporiti meloncini bianchi ed immancabili pesche. Non siamo nemmeno ad 80km, ma siamo in giro da quattro ore abbondanti e gli stomaci reclamano calorie per la seconda parte di battaglia contro il vento.

Dal ponte sull’ Orb ammiriamo Beziérs ed il ponte vecchio
Foto0098

Foto di Claudio a noi pedalatori

11817171_1585947108338068_2420273940912907195_n

Il sistema di chiuse verso Marseillette

lourdes 136

Le imbarcazioni si abbassano

lourdes 138

La parte medievale di Carcassonne

lourdes 144

Abbiamo fame!

lourdes 149

Dopo un pranzo arrangiato ma gustoso nel parcheggio puntiamo in massa ad un bar di un albergo lì vicino per un caffé, ma servono solo al tavolo e quando qualcuno di noi nota il prezzo dell’ espresso (5€) scappiamo con il pretesto più banale possibile, quello della mancanza di tempo. Daniele, Paolo e Carmine salgono sul furgone, troppo teso il vento in previsione della tappa di domani che sarà da pedalare il più possibile, quindi in sella rimaniamo solo io, Claudio e Pino ed attraversiamo il centro città fermandoci all’ufficio turistico, mentre gli altri prendono una strada più larga trovandoci poco più avanti in periferia. Oggi con l’orientamento sta andando veramente tutto bene!

Il vento sembra leggermente calato, sfioriamo occasionalmente i 30 e con qualche cambio avanziamo meglio di prima in un territorio che si è reso più deciso, con colline più alte e pure qualche salitella che spezza la monotonia e ci ripara un po’ dalle raffiche, come quella per salire a Montréal su cui aziono le gambe assopite dalla troppa pianura dei giorni scorsi. Il panorama è bello, chiaramente poco esteso ma con infiniti campi dalle mille tonalità, con una preponderanza di giallo di grano tagliato e delle numerose piantagioni di girasole.
Arriviamo ai piedi di Fanjeaux, avviso tutti di aver studiato un taglio su una stradina che pare asfaltata, ma una volta vista capiamo che si tratta di una via diretta al paese alquanto frequentata col pregio di salire netta sino alla cima. Grazie a questo strappo affrontato anche dal Tour 2014 guadagnamo la quota di 300m e ci rimarremo sino alla fine, con diversi saliscendi che ci portano al cartello di cambio regione: ora siamo nei Midi-Pyrenees e laggiù cominciamo ad intravedere delle alte montagne rotonde appartenenti ad una per me nuova catena montuosa, non certo impressionante come le Alpi ma pur sempre ricca di storia ciclistica ed importanza geografica.

La strada diventa più continua, gli strappetti scompaiono e dopo aver superato il ponte del Grande Hers arriviamo a Mirepoix, nel quale chiedo la possibilità di una sosta ad una boulangerie che tanto mi ispira, sosta accordata come premio alle mie tirate controvento. Io entro con Pino rimediando una bella brioche al cioccolato e, dopo tanti tentennamenti, pure una grossa meringa che da seduto occupa lo spazio di due gambe. Claudio allunga lo sguardo verso il centro e nota un agglomerato storico nel quale ci avventuriamo tutti, un autentico gioiello dominato da un’alta cattedrale con una piazza circondata da abitazioni colorate tenute in piedi da porticati interamente in legno, un’opera d’arte urbana che fa innamorare Pino e che fa invaghire tutti noi che da qui non vorremmo più andarcene. C’è da pensare alle coincidenze, se non fosse stato per la mia voglia insana di dolce ci saremmo persi forse il più bel paese dell’intero viaggio, uno di quelli non troppo rinomati ma in cui si vive benissimo.

Nonostante il vento oggi siamo in orario, noi tre ciclisti riprendiamo la via per gli ultimi 25km che presentano solo uno strappo e nei quali riusciamo finalmente a pedalare bene giungendo ad un’ora decente a Pamiers, cittadina di 17000 abitanti nella quale troviamo un albergo 3 stelle con un ristorante stellato Michelin, premio che convince Claudio a prenotare qui. Come albergo ci troviamo bene, il migliore di tutto il viaggio, è la cena che lascia a desiderare con delle porzioni che saziano giusto una persona non affamata e della carne che sembra Simmenthal.
Dopo cena abbiamo il tempo di camminare e vedere quelle due chiese del 14° secolo, ma non c’è quasi vita serale (è pur sempre lunedì) ad eccezione degli immigrati, per cui ritorniamo in albergo, domani ci aspetterà la tappa finale, quella della gioia ma anche quella che mi preoccupa di più in quanto l’ho studiata per eliminare qualche chilometro passando per colline Pirenaiche col rischio di incasinarci col furgone. Ma anche questa sarà un’ altra avventura, di cui scriverò… Per oggi, a parte il vento terribile, solo situazioni piacevoli!

Percorso: Beziérs – Capestang – Puichéric – Marseillette – Trèbes – Carcassonne – Montréal – Fanjeaux – Mirepoix – Pamiers. 148km, 1100m
tappa5

Uno dei tanti campi di girasole

lourdes 153

Strappo di Fanjeaux

Foto0129

Campagna tra Linguadoca e Pirenei

lourdes 156

La supermeringa, sotto ci sono entrambe le mie cosce a sorreggerla

lourdes 158

Mirepoix
lourdes 162

 

grigua
00domenica 6 settembre 2015 21:15

E' un peccato che il tuo viaggio, e quindi il tuo racconto, stia volgendo al termine, ci stavo prendendo gusto a trovare sempre qualcosa di nuovo aprendo la pagina! [SM=g28002]

Ma la meringa te la sei trangugiata tutta da solo? Roba da crisi diabetica! (Detto da una che di dolci se ne intende!) [SM=g27990]

pedra85
00domenica 6 settembre 2015 22:41
Re:
grigua, 06/09/2015 21:15:


E' un peccato che il tuo viaggio, e quindi il tuo racconto, stia volgendo al termine, ci stavo prendendo gusto a trovare sempre qualcosa di nuovo aprendo la pagina! [SM=g28002]

Ma la meringa te la sei trangugiata tutta da solo? Roba da crisi diabetica! (Detto da una che di dolci se ne intende!) [SM=g27990]





E' un po' la sensazione che ho provato al cartello di Lourdes, sapere di aver finito un'avventura e di stare per entrare in un mondo che conoscevo solo per sentito dire... Ci sarebbe piaciuto aggiungerci una 7° tappa, il Col du Tourmalet, ma il meteo proibitivo ce lo ha impedito così come ci ha negato anche un semplice giretto pomeridiano.
Ma mancano ancora due racconti di questa avventura, l'ultima tappa e la narrazione dei due giorni interi in quel posto 'santo' più il viaggio di ritorno.

La meringa... a parte che col vento contrario che ho patito per tutto il giorno ero in netta mancanza di zuccheri, e poi non solo l'ho divorato da solo, ma l'ho fatto dopo aver reintegrato con una brioche al cioccolato!
pedra85
00domenica 13 settembre 2015 21:35
6° tappa: Pamiers - Lourdes

La sveglia a Pamiers suona prima del solito, saranno 170 i chilometri di oggi e saranno da fare tutti in sella ad eccezione del proprio turno di guida del furgone. La cena in hotel mi ha lasciato un certo languorino che soddisfo durante la colazione bruciando anche le pietanze destinate agli altri ospiti, con i commenti ironici di chi dice di avermi visto travestito con baffi e cappello per rubare altro miele o del pane… Quantomeno ora sono sazio, sarà una lunga giornata che ci porterà alla fine di questa avventura, una tappa che affronteremo con un clima nuvoloso e sino fresco e che parte con un velo di nostalgia al pensiero dei problemi e delle scoperte dei cinque giorni precedenti.

Claudio ha il primo turno, io invece sono preoccupato in quanto ho curato personalmente il tracciato scegliendo strade alternative che ci faranno calare i chilometri, aumentare il dislivello e che soprattutto ci porteranno in zone non frequentate, col rischio concreto di problemi di organizzazione tra noi ciclisti ed il furgone. Il tracciato è precaricato sui Garmin mio e di Claudio, ed inoltre abbiamo cartine e lista dei paesi, noi speriamo bene… ma partiamo subito malissimo perdendo quel bivio semi-nascosto e ricongiungendoci solo più avanti dopo un dietro-front di gruppo. Ora siamo in bolla, siamo su una vietta che si addentra nelle prime colline Pirenaiche regalandoci una salita non dura circondata da vegetazione dalla quale si ammirano delle serie asperità che non vediamo dalle Alpi. Una breve discesa ci porta all’imbocco immediato della seconda salita, il Pas du Portel che coi suoi 498m rappresenta pur sempre un passo ufficiale (Pirenaico!) su cui nessuno ha difficolta.

La discesa ci porta su una strada larga e fondamentalmente piatta su cui il vento ci sta incredibilmente dando una leggerissima mano e su cui imposto un ritmo tranquillo che permetta a tutti di avanzare con facilità. Al chilometro 170 / 6 Claudio trova uno spiazzo e si ferma scaricando la bici in maniera affrettata senza nemmeno aspettare il primo paese, tutta questa fretta ci indispettisce e continuiamo a ritmo tranquillo per farci raggiungere sia da lui, che per ripicca pedalerà da solo per qualche chilometro, sia da Pino che ora è al volante. Dobbiamo affrontare uno strappetto tutto diritto sino a Rimont sul quale il gruppetto si sfalda, ricompattandoci però in cima prima del lungo falsopiano che ci porta dentro St. Girons, dopo il quale ci fermiamo ad una rotonda per il 2° cambio alla guida nel quale sono io a caricare e legare la bici all’interno e mettermi comodo sul cuscino.

Io come nessun altro vorrei guidare, ma l’assenza di sforzi dovuta al motore diesel è in fondo piacevole ed avanzare con la traccia sul Garmin in bella vista é più semplice e piacevole. La strada ora è pianeggiante e senza vento, supero il gruppo un paio di volte e vedo in anticipo il bivio sulla sinistra, intuendo però la difficoltà nel riconoscerlo e parcheggiando poco oltre nel primo spazio libero per recarmi a piedi sino al suddetto incrocio ad indicare la direzione. Purtroppo arrivo in ritardo ed è solo grazie alla traccia di Claudio che gli altri capiscono di stare allungando e tornano indietro per affrontare un’ altra affascinante salita tra campi e vegetazione, con qualche occasionale villetta e belle vedute sulla pianura a nord.
Da qui in avanti c’è discesa ed altro falsopiano, io stesso riesco a sbagliare strada ritrovando però subito la via, poi al primo paese e dopo 35km di guida mi fermo e lascio il comodo sedile a Carmine per rimettermi in sella, ma non prima di un pranzo minimale assieme agli altri e dopo aver trovato la soluzione definitiva per orientarci tutti attraverso le strade secondarie che ho studiato: sul mio Garmin abbiamo la traccia ufficiale e nel caso di dubbi ho anche precaricato la mappa della zona sullo smartphone, Claudio ha la mia stessa traccia sul suo Garmin che però non sta usando per registrare il giro, per cui lasciamo il suo sul furgone affinché tutti abbiamo lo stesso riferimento, e questa soluzione si rivelerà veramente azzeccata!

Già a St. Gaudens la mia soluzione si rivela vincente, noi tagliamo su una strada nella zona industriale e subito Carmine capisce di aver sbagliato, raggiungendoci poco dopo. Bene così, non stiamo avendo le difficoltà temute!
Ritorniamo su una larga statale evitando la cittadina, pedaliamo compatti già pregustandoci la meta ancora lontana su lunghi rettilinei circondati dalle ultime propaggini montuose con le vette coperte da nuvole che però non minacciano pioggia, ogni tanto uno strappetto spezza il ritmo ma non scompone il gruppo, poi questa pianura comincia a tirare sempre in maniera più convinta e nonostante la larghezza della carreggiata attraversiamo una zona in altopiano circondata da conifere, il tutto mentre saliamo imperterriti al 2/3% per molti chilometri.

Il 4° cambio alla guida avviene all’ ingresso di Lannezeman con Paolo, poi una volta attraversato questo paese ed appurato di essere perfettamente in orario decidiamo di seguire la traccia collinare, più corta del passaggio a Tarbes, ma più caotica e con altre due salite che non ci spaventano visto che stiamo ancora tutti bene. Intraprendiamo una bella e ripida discesa con interessanti panorami, ma a metà veniamo rapiti da un affascinante castello fortificato a Mauzevin, raggiunto da una piccola piacevole deviazione che ci porta nell’antistante prato da cui godiamo di una stupenda visuale sul castello stesso, sulla valle coi suoi paesini ed anche sulle alte cime dei Pirenei, col Pic du Midi coperto da una cappa nuvolosa ed altri monti che sanno di leggenda. Ne approfittiamo per un book fotografico con improbabili pose su un tavolo in legno, ed anche per un pranzo all’ora di merenda a base di panini avec jambon e frutta.

Si riparte in discesa, ora guida Daniele ma subito dopo inizia una dura salita con punte superiori al 10% che prese da freddi fanno male anche al sottoscritto che forza il ritmo sia nell’inizio impegnativo, e che poi continua più tranquilla in un ambiente più aperto. Al gpm mi fermo ed indico la strada agli altri, poi dopo un ulteriore strappetto rettilineo arriviamo ad un doppio bivio e fatichiamo a capire quale delle due strade sia quella migliore per Lourdes, di cartelli qui non ce ne sono e ci dobbiamo affidare alle indicazioni di due operai per trovare la ‘via del signore’ (termine appropriato data la nostra meta).
Due bivi consecutivi ci danno qualche grattacapo, ma a Montgaillard troviamo le ‘sacre indicazioni’ e dopo una facile scalata collinare svalichiamo verso la meta ormai vicina, pedalando con un misto di eccitazione e timore negli ultimi piatti chilometri nei quali attraversiamo pure il meridiano di Greenwich, con io che ammiro soddisfatto quell’ istante in cui la posizione gps passa da ‘Est’ ad ‘Ovest’.

C’è un attimo di smarrimento nel gruppo, non si riesce bene a capire da dove arriveremo in quanto questo è un itinerario alternativo (e molto più tranquillo ed appagante) rispetto alla classica via di Tarbes, ma quando il cartello ‘Lourdes’ esce allo scoperto ci fermiamo tutti felici di aver raggiunto la meta, bloccando anche dei passanti per le foto di rito e festeggiando la fine di un’avventura. C’è chi è entusiasta come Claudio (“ce l’abbiamo fatta ragazzi”), chi come Pino e Paolo è contento per esserci tornato nuovamente in bici dopo molti anni, chi come me è dispiaciuto e ricorda con un tocco di nostalgia le peripezie buone e cattive passate in questi sei giorni. Ma intanto è (praticamente) fatta, siamo arrivati!
Poco avanti inizia il vero e proprio paese di 15000 abitanti e tantissimi altri pellegrini, ci orientiamo e raggiungiamo la basilica costruita sopra la grotta dell’apparizione per una foto però negata dagli addetti che non ci permettono di entrare. In qualche modo Pino riesce a trovare l’entrata secondaria alla basilica sotterranea dedicata a Pio X e tutti e sei, dopo aver parcheggiato l’utilissimo mezzo motorizzato, entriamo in tenuta ciclistica durante la messa internazionale incontrando le altre persone dell’ associazione a cui facciamo riferimento (l’ OFTAL) e seguendo la messa che si tiene in quattro lingue, con musiche di organo e cori, con almeno un migliaio di fedeli e tante persone sulle carrozzine, una messa grandiosa per un pubblico internazionale senza però sfarzi fastidiosi.
Riceviamo i complimenti di tutti, per chi non pedala la nostra è un’impresa titanica ed in tanti sono felici di farsi fotografare assieme a noi. Usciamo, passiamo nel cortile davanti alla basilica e camminando abbandoniamo il luogo sotto lo sguardo di zelanti guardie che tollerano a malapena alcune fotografie in un luogo in cui entrare con il completo ciclistico sembra quasi blasfemo.

Ci dirigiamo in albergo, è fatta e non è neppure tardi! Purtroppo l’avventura ciclistica è finita, sono stati sei giorni intensi con caldo, vento (e vento, e vento, e vento…), pioggia e temporale, forature e strade ostili ai ciclisti, bellissimi panorami e piccole scoperte, qualche immancabile discussione ma anche un ottimo spirito di gruppo, grandi mangiate e paesi meravigliosi… Un viaggio da ripetere!

Ma non è finita qui, avrei voluto scrivere della nostra scalata al col du Tourmalet, ma purtroppo i due giorni successivi sono stati piuttosto freddi e piovosi, per cui le bici sono rimaste al loro posto. Ma c’è comunque tanto da raccontare e lo farò su questo blog, ciao!

Dati totali: 1006km, 7260m disl, 5 giorni e 2h di viaggio.

Percorso 6° tappa: Pamiers – Col du Portel – Rimont – St. Girons – Mane – St. Gaudens – Lannezeman – Mauzevin – Lourdes 177km 1700m

tappa6

Comunque la si veda, è pur sempre un passo Pirenaico!

lourdes 169

Dal castello di Mauzevin, noi scenderemo e risaliremo lassù

lourdes 181

Il castello di Mauzevin

lourdes 184

Vista sui Pirenei, sembrano Appennini un po’ diversi

lourdes 187

Pic du Midi de Bigorre, uno dei monti più importanti al confine tra Francia e Spagna

lourdes 195

Il 6° giro della mia bici nuova. Che iniziazione!

lourdes 201

Foto di gruppo, mancano 3km alla fine definitiva dell’ avventura

Foto0280

La sotterranea Basilica Pio X durante la messa internazionale

lourdes 202

Ed il santuario di N.S. Lourdes dall’ altro lato del Gave de Pau
Foto0289

fricius
00lunedì 14 settembre 2015 13:59
Che bel giro, particolare, ma molto bello.
CaSe63
00giovedì 17 settembre 2015 16:55
Complimenti per l'impresa e il cicloracconto!
pedra85
00giovedì 5 novembre 2015 21:03
Una panoramica sul paese

Lourdes, un paese da 16000 abitanti tra le prime alture dei Pirenei diventato famoso dal 1860 in seguito alle apparizioni della Madonna (la “immacolata concezione” come ella stessa si definì a Bernardette, la 14enne protagonista degli episodi), evento su cui si può essere giustamente scettici ma che ha avuto diverse prove indiziarie ed ha visto diverse guarigioni inspiegabili che, almeno dal punto di vista cattolico, ne confermano la veridicità.
Avrei voluto raccontarvi una settima tappa, quella della scalata ai 2115m del col du Tourmalet, ma nei due giorni di permanenza il tempo è stato inclemente, con pioggia discontinua ed una temperatura anche di 12°, con conseguente shock termico pensando ai 37° della partenza. Per cui vi racconto una panoramica su questo mondo “fuori dal mondo”, con aspetti ovvi ed altri ben comprensibili, ma anche con sfaccettature che nessuno immaginerebbe.

L’ aspetto principale ed ovvio è quello cattolico, essendo forse la principale meta mondiale di pellegrinaggio, ed il flusso si incentra nella zona della grotta in cui la giovane ragazza ha avuto le visioni, un piccolo anfratto sulla riva del fiume Gave de Pau, con interminabili file per camminare nei luoghi più significativi, toccare quelle pareti al punto di averle rese liscie ed inumidirsi con la stessa acqua benedetta. Sopra alla grotta, dietro richiesta della Madonna, è stata costruito il santuario di NS di Lourdes, sotto ad esso (non chiedetemi come) è stata costruita la basilica di Nostra Signora del Rosario, più piccola e meno appariscente, raggiunta da due lunghe rampe e due ripide scalinate. Nel 1958 è stata inaugurata anche la basilica di San Pio X, una costruzione sotterranea in cemento in grado di ospitare 25000 fedeli.
Di fianco alla grotta ci sono anche le vasche sacre, quelle in cui le persone si immergono nella speranza di un miracolo o alla semplice ricerca della spiritualità, ci sono numerose fontane da cui si riempiono bottiglie se non taniche di acqua, la zona delle candele ed altre strutture o chiese nei dintorni.

L’aspetto ben comprensibile è che dove c’è un così elevato afflusso turistico ci sono anche le strutture ricettive, in questa zona bassa del paese è tutto un affiorare di alberghi e rivendite di souvenirs di culto, tutti con nomi di ispirazione religiosa ed alcuni con musica o con cartelli in cui si specifica che si parlano più lingue, compreso italiano ed inglese. Ci sono anche la gioielleria e l’albergo Soubirous, creati dal fratello di Bernardette che subito ha fiutato l’affare… Oltre al merchandising ci sono anche bar, caffetterie e boulangeries, ma giustamente anche i pellegrini devono mangiare.
E poi c’è un aspetto che nessuno si aspetterebbe in un posto in cui si va alla ricerca di Dio o della fede: i pub, e nella zona turistica non sono pochi alternanosi con frequenza alle altre attività e sempre pieni anche durante la settimana da persone di tutte le nazionalità, frequentati sia da chi vuole bersi una birra con gli amici (e vi ho trovato le birre migliori di tutto il viaggio), sia da ragazzi principalmente inglesi che dopo una giornata di servizio ai malati si danno alla gioia di due, tre se non oltre birre medie, girando visibilmente allegri ed ubriachi e talvolta con costumi da carnevale. Diciamo che volendo anche a Lourdes escono delle serate memorabilmente devastanti…

Lourdes è un mondo a parte, ed in quanto tale è possibile in pochi metri incrociare persone provenienti da tutte le parti cristiane del globo. A sensazione la nazionalità predominante è quella italiana, ma tantissimi sono anche gli inglesi, molto più numerosi dei pur sempre presenti tedeschi e spagnoli. Invece sono rimasto sorpreso di aver incontrato così tanti pakistani ed indiani. E’ un mondo molto internazionale in cui ci sentiamo tutti fratelli dello stesso Dio, in cui le distinzioni sociali e di provenienza crollano lasciandoci tutti alla pari con un umanissimo rispetto nelle diversità reciproche, rispetto che io stesso ho avuto nonostante la mia non-affiliazione al cattolicesimo ed un orientamento mai nascosto che più che religioso definirei spirituale.
Scordatevi però le immagini stereotipate delle interminabili file di malati anche gravi che sperano in miracoli, quell’aspetto è ormai scemato e principalmente il turismo è formato o da persone alla ricerca spirituale, o da associazioni come l’ OFTAL (Organizzazione Fraterna Trasporto Ammalati Lourdes) o l’ AMAMI di Napoli, il cui obbiettivo è accompagnare persone con deficit fisici o mentali o semplicemente non più autosufficenti in una vacanza di preghiera e divertimento, con canti e giochi di gruppo organizzati in ospedali costruiti apposta per ospitare queste persone e con il trasporto su carrozzine alle numerose preghiere ed eventi del giorno. Lourdes per questo ha una serie di piste “carrozzinabili” preferenziali per gli ammalati in carrozzina, spinti da “dame” e “barellieri” nel caso della stessa Oftal (e, quando c’è stato bisogno, pure dal sottoscritto) o da altri volontari.
Non è più il luogo in cui si va per toccare con mano la sofferenza del prossimo, ma vivere Lourdes come puro turista è un modo povero di passare il tempo, quando si vive assieme agli altri la situazione di disagio di certe persone allora si ragiona sulla propria vita e si capisce che, in fondo, l’essere partiti da Tortona ed arrivati qui in bici è comunque un qualcosa di cui essere contenti (se poi io penso che 10 giorni prima sono stato investito da un’auto… beh si capisce!)

Personalmente ho toccato tutte le tappe fondamentali della visita, a partire dalla grotta sino al momento in cui Pino e Paolo hanno messo a dormire alcuni dei visitatori “speciali”, con un bagno nelle vasche sacre (nessun miracolo però eh…), la conoscenza con la mia guida Emanuele che per due pomeriggi mi ha portato a correre e a fare il giro turistico del paese (non ho potuto pedalare, ma almeno non sono stato fermo), una visita da puro turista assieme a Daniele e Carmine sotto un’incessante pioggia e 12° ed anche delle serate divertenti al pub, ma senza gli eccessi dei ragazzi inglesi. Insomma… una bella esperienza anche questi due giorni di pernottamento all’ inizio dei Pirenei!
Ed ho anche corso, mi sono portato pure le scarpette da running nell’eventualità di avere il tempo per un’uscita e di visitare i paesi attraversati in una maniera alternativa, cosa fatta solo qui grazie alla guida Emanuele che il primo giorno, sotto una leggera pioviggine santa, mi ha portato nei punti più significativi rigorosamente a piedi, uscita ripetuta il secondo giorno di permanenza con la bella scalata della ripida via Crucis.

E poi c’è il viaggio di rientro, da considerare non come la fine ma come l’ultima avventura in cui io, Pino e Paolo abbiamo caricato le sei biciclette nel furgone ed abbiamo attraversato tutta la Francia meridionale, partendo alle calde luci dell’ alba che filtravano attraverso le piogge, attraversando Tolosa e Montpellier, fermandoci poi in Costa Azzurra per un imprevisto bagno nel Mediterraneo ed uno sfizioso pranzetto lungo la strada costiera delle rocce rosse di Cannes, per tornare infine ai 30° dell’ Italia con dei bei vaffa a tutte le particolarità francesi vissute nell’ultima, intensa settimana.

Au revoir bella avventura!

La grotta dell’ apparizione ed il santuario di NS Lourdes
lourdes 220

La fiaccolata serale che termina con la recita del rosario in più lingue20150729_214502

Vista dal santuario
20150730_100324

L’ospedale per gli ospiti più speciali. Il 4° piano era riservato all’OFTAL
20150729_174658_Richtone(HDR)

Si canta, si balla e ci si diverte
20150729_174633

L’avventura è finita e noi 6 festeggiamo!
20150730_225737

Ma che gente si trova a Lourdes il giovedì sera?
20150729_230723

My fairy lady, may have I a photo with you (ho dato per scontato che fosse inglese)
20150729_230809

E si corre anche!
20150730_182203

L’alba di un lungo viaggio dai Pirenei all’Appennino settentrionale20150731_063746

Rocce rosse verso Cannes
lourdes 224

Costa Azzurra ed il suo bellissimo mare
lourdes 226

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:12.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com