USA: OBAMA HA GIURATO, E' IL 44/O PRESIDENTE

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lella84
00martedì 20 gennaio 2009 22:25
WASHINGTON - Barack Obama e' il 44mo presidente degli Stati Uniti. Il primo presidente nero nella storia americana ha giurato sulla Bibbia di Abramo Lincoln, acclamato da oltre due milioni di persone presenti di fronte al Campidoglio di Washington.

La folla ha gridato ''Obama, Obama'', salutando il nuovo presidente, prima che prendesse la parola per il discorso inaugurale. Come previsto, Obama ha usato il secondo nome 'Hussein' nel giuramento presidenziale.

Joe Biden e' il nuovo vicepresidente degli Stati Uniti. Biden ha giurato sul palco del Campidoglio di Washington, di fronte al giudice della Corte Suprema John Paul Stevens.

Obama ha detto che la sua elezione significa che l'America ha preferito ''la speranza alla paura, l'unita' di obiettivi al conflitto e alla discordia''.

Il presidente ha teso la mano al mondo islamico non radicale nel discorso dell'insediamento. Rivolgendosi a ''quei leader islamici nel mondo che cercano di seminare zizzania o che danno all'Occidente la colpa dei mali delle loro societa'', Obama ha detto che ''tenderemo loro la mano se sono disposti ad aprire il pugno''. Obama ha mandato a dire ai terroristi che che 'il nostro spirito e' piu' forte e non puo' essere vinto''. E ha aggiunto: ''Vi batteremo''.
(SimonLeBon)
00mercoledì 21 gennaio 2009 22:15
C'è un'aspettativa enorme per questo primo presidente USA nero.
Ci si aspetta il cambiamento, ma anche la soluzione ai problemi economici... aspettiamo e vediamo!

Simon
(SimonLeBon)
00mercoledì 21 gennaio 2009 22:15
E intanto comincia a muoversi...
2009-01-21 21:25
OBAMA: DETERMINATO A CONSOLIDARE LA TREGUA A GAZA

WASHINGTON - La pace in Medio Oriente è obiettivo prioritario per la nuova America di Barack Obama, e lui è "determinato" a perseguirla. Il nuovo presidente degli Stati Uniti, tra i primissimi gesti compiuti oggi dallo Studio Ovale nel primo giorno in cui vi ha messo piede, ha infatti telefonato a Egitto, Israele, Autorità Palestinese e Giordania per esprimere ai rispettivi leader le sue posizioni circa un processo di pace nella regione.

Lo ha reso noto la Casa Bianca in uno dei primissimi comunicati diffusi dal nuovo ufficio stampa, precisando che al presidente egiziano Hosni Mubarak, al premier israeliano Ehud Olmert, al presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) e al re di Giordania Abdullah, Obama ha comunicato che è interesse americano adoperarsi per "consolidare il cessate di fuoco" a Gaza e per "attivare un processo per una pace arabo-israeliana".

Dopo aver reso noto che Obama ha avuto colloqui telefonici con questi leader, la Casa Bianca ha precisato: "il presidente vuole fin dal primo giorno comunicare la sua determinazione ad attivare un impegno per il perseguimento di una pace arabo-israeliana". Evidente la volontà da parte del nuovo presidente di far sentire "fin dal primo giorno" la posizione degli Stati Uniti in Medio Oriente. Gli Stati Uniti sono pronti a fornire un contributo per "rafforzare il cessate il fuoco" a Gaza. Che può essere rafforzato da queste due condizioni: da un lato, dalla "attuazione di efficaci meccanismi che impediscano ad Hamas di riarmarsi"; dall'altro, da "un impegno ad intraprendere, in partnership con l'Autorità Palestinese, un massiccio sforzo di ricostruzione a beneficio dei palestinesi di Gaza". Il tutto - precisa la nuova amministrazione americana - in contatto con la comunità internazionale.

"Gli Stati Uniti intendono adoperarsi affinché i loro sforzi abbiano successo. Il presidente ha apprezzato lo spirito di partnership e il tono cordiale dei colloqui avuti", conclude la Casa Bianca. Immediate le reazioni positive alle telefonate di Obama, prime fra tutte quelle di Israele e di Autorità Palestinese. Israele - ha reso noto il governo Olmert - "farà ogni sforzo" in favore delle esigenze umanitarie della popolazione palestinese della Striscia di Gaza. In una nota ufficiale, il governo ha precisato che nel corso del suo colloquio con Obama, Olmert, che si è congratulato con il nuovo inquilino della Casa Bianca per il suo ingresso in carica e gli ha augurato ogni successo, "ha riferito al presidente sulla situazione a Gaza e ha detto di sperare che gli sforzi di Israele, Egitto, Stati Uniti e Paesi europei per impedire il contrabbando di armi a Gaza abbiano successo in modo che si possa consolidare il cessate il fuoco".

Positive le reazioni anche da parte palestinese: secondo quanto reso noto dal portavoce del presidente Mahmud Abbas, Obama nelle sue telefonate ha chiamato per primo proprio lo stesso Abu Mazen (nessuna conferma in tal senso da parte americana). Per i palestinesi, Abu Mazen ha ricevuto da Obama l'assicurazione che la sua amministrazione "opererà in piena associazione con il presidente Abbas per arrivare alla pace in questa regione".

USA HA NUOVO PRESIDENTE, MONDO NUOVO LEADER
(di Giampiero Gramaglia)

Gli Stati Uniti hanno un nuovo presidente e il Mondo ha un nuovo leader: nel discorso d'insediamento, Barack Obama chiama l'America "a una nuova era di responsabilità" che poggi su valori antichi, come la speranza e la virtù, e trasforma la promessa del cambiamento della campagna elettorale nell'affermazione "il mondo è cambiato, noi dobbiamo cambiare". Il nuovo presidente, giovane, nero, figlio di un immigrato, interprete del sogno di ogni americano e di quello del profeta dell'integrazione razziale Martin Luther King, dichiara l'America "di nuovo pronta a guidare il Mondo" ed afferma: "Io sono qui perché" la più antica democrazia dei tempi moderni ha saputo fare prevalere "la speranza sulla paura". Quello pronunciato subito dopo avere giurato e avere invocato l'aiuto di Dio è un discorso conciso, scandito, concreto, che non ha l'oratoria evocatrice di quello di Denver, quando Obama accettò la nomination democratica alla Casa Bianca. Qui, c'é la compostezza e la fermezza di un leader che ha ormai assunto le sue funzioni e che non formula promesse, ma prende impegni e antepone il pragmatismo all'ideologia: "Non importa se il governo è grande o piccolo, importa che funzioni".

E' un messaggio ai suoi concittadini, che con lui devono "mettersi al lavoro per rifare l'America", e ai cittadini del Mondo: il presidente tende la mano ai musulmani e ai partner degli Stati Uniti "perché chi vuole la pace è amico degli Usa". Ma Obama non ha i toni e non veste i panni del pacifista: ai nemici, ai terroristi, dice "Vi sconfiggeremo". Non mancano elementi di critica all'Amministrazione uscente, come quando il presidente denuncia come "falsa" la scelta tra la tutela della sicurezza del Paese, cioé la lotta al terrorismo, e il rispetto degli ideali e dei principi americani e dei diritti umani. E vi sono elementi di orgoglio, coma quando Obama ricorda il cammino percorso dagli afro-americani dalla segregazione di meno di 60 anni or sono alla sua elezione, lui primo nero alla Casa Bianca. Ma su tutto prevalgono la fiducia e la speranza e il senso dell'unità della Nazione: doti essenziali per un cammino che comincia nel buio e nella tempesta della recessione economica e che deve condurre a superare la crisi, a esorcizzare "lo spettro ambientale" e ad affermare i valori dell'uomo.

Obama è l'immagine di una Nazione ancora giovane, ma ormai capace di tradurre in pratica il verbo di Dio, e dei Padri fondatori, che tutti gli uomini nascono uguali, sono liberi e possono perseguire la felicità. Impossibile leggere, nel primo atto della presidenza Obama, percorsi di politica estera, perché non vi sono citazioni di Paesi, di alleanze, di organizzazioni, tranne l'apertura con monito al mondo dell'Islam ("i vostri popoli vi giudicheranno per quello che costruite, non per quello che distruggete") e un riferimento a Iraq e Afghanistan, le guerre da chiudere. Chi s'aspettava nel discorso citazioni o accenti di Lincoln, di Roosevelt, di Kennedy, forse di Reagan, certo di Clinton, resta deluso: Obama cita solo Washington, il primo presidente, in un quadretto da scuola media. Ma i due milioni e passa di persone sul mall di Washington, le centinaia di milioni in tv in America e nel Mondo sono lì non per un clone dei presidenti del passato, ma per la speranza e l'attesa che il nuovo presidente ispira. Buon Lavoro, presidente Obama!

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