Re: Re: Re: Re:
Pres.Belluscone, 04/03/2009 15.01:
Ma di cosa vuoi parlare con il Barone...Barman.....
...invece m'interessa il tuo punto di vista sulla critica musicale che ha la memoria più corta di tutte le critiche messe insieme....sbaglio?
Mmmmh.
Sai, a dire così si fa presto, uno potrebbe anche ricordare quei calciatori o allenatori che sono stati definiti futuri palloni d'oro. O quegli umoristi che irridevano a Klinsmann, "la pantegana bionda", gentilmente girato al calcio inglese in modo che potesse prendere il Pallone d'Argento (...e di Bergkamp non parlo).
Il fatto è che la critica musicale deve (o dovrebbe) adeguarsi anche al cambiamento del suono circostante. Credo che tutti noi vecchiardi a un certo punto negli anni Novanta abbiamo trovato terribilmente vecchio il suono, poniamo, dei Duran Duran - non le canzoni, ma proprio l'arrangiamento, il ritmo, la strumentazione. Dopo di che, sorpresa, il suono anni Ottanta torna a far capolino nel suono anni Zerozero, ed ecco che se un pezzo dei Duran passa per radio in mezzo a pezzi nuovi, non sembra terribilmente vecchio.
Per contro, un suono terribilmente innovativo in un certo momento (per restare negli anni Ottanta sto pensando ad esempio ai Talking Heads, di cui faccio fatica a sentire diverse cose in una playlist. Ma anche un bel po' di britpop anni Novanta non scherza) può risultare oggi terribilmente vecchio.
E per contro ancora, il fatto che alcuni dischi continuino a incombere nel presente (i primi dei Led Zeppelin ad esempio, o Thriller, o Never Mind, o Play di Moby) fa sì che il suono circostante invece di distaccarsi, vada verso di loro.
Per controcontro, più strano ancora è il fatto che esistano certi gruppi mitici, il cui suono datatissimo nessuno imita. Cito i Doors, perché a me risulta che il loro vero boom mondiale sia avvenuto negli anni Ottanta - quando iniziarono a circolare le immagini di Morrison figo nelle famose foto viste ovunque, probabilmente della stessa sessione.
Quindi era stata miope la critica degli anni 70?
In parte, io penso casomai che la critica, come il pubblico, si appassioni e si stufi. E che gradualmente arrivino forze fresche che contribuiscono a cambiare le cose. David Bowie in Italia non fu letteralmente calcolato nè quando uscì Ziggy Stardust, nè quando uscì Heroes. Però poi, in un momento diverso e forse più adatto, fu pur sempre scoperto da una generazione successiva. Stessa cosa per i GunsNRoses o i Depeche Mode, ingiuriati a sangue dalla cosca dei ragazzi degli anni settanta (dal mio guru Bertoncelli a Castaldo, e Fegiz non lo calcolo nemmeno) ma attualmente ai massimi livelli di consenso critico. Forse un po' tardi, certo. Forse bisogna sempre aspettare che quelli che comprano i dischi da ragazzini diventino critici, e non attendersi niente da quelli che da troppo tempo li ricevono aggratis.