Simone Cattaneo (1974-2009)

apassoleggero
00domenica 15 aprile 2012 11:24

da “Made in Italy”


La madre di un mio compagno delle scuole medie
mi ha bloccato in una strada del vecchio quartiere
dicendomi che suo figlio era morto.
Non si è sbilanciata più di tanto e mi ha invitato al funerale.
Mi è parso buona educazione accettare.
Una settimana dopo mi ha fermato sotto casa e con aria decisa
mi ha confidato che calzo lo stesso numero di piede del suo povero figlio,
così mi ha regalato due paia di scarpe e un giubbotto giallo.
Qualche sera fa sono finito in un bar di Milano e
ho abbordato una ragazza sudamericana molto sensibile
al mio nuovo giubbotto canarino. Ho stretto gli occhi
e le ho sussurrato che per i particolari non bado mai a spese.


*


La cagna ha cambiato canile, mia moglie ha cambiato marito.
Così una sera di novembre, il mio amico Pino mi ha descritto
la sua vita sentimentale sdraiato sulla poltrona di plastica verde
della mia cucina. Poi ha spento la lampada al magnesio
macchiata dalle mosche, mi ha chiesto come stavo e
senza aggiungere altro se ne è andato.
È rincasato camminando sulla striscia a linea continua
della provinciale sperando che la notte si potesse tagliare.


*


Una macchina viola priva di ruote
vicino al margine dei boschi
è quello che ricordo dell’ultima volta che ti ho vista
stropicciata e senza nervi faticavi a contare
quante dita delle mani servono per sollevare
una tazza di caffè. E’ stato piacevole guardarti.
Sono messo meglio di te.


da "Nome e soprannome"


Stanotte di fronte al televisore spento
mi sono messo a ballare con una canna da pesca
un lento tragico e romantico, ho spostato i mobili
del soggiorno e al centro del pavimento ho ammucchiato
quotidiani vecchi, cartoni di latte e qualche
fazzoletto sporco. Poi ho dato fuoco a tutto
e mi sembrava di partecipare a uno di quei veri balli
studenteschi pieni di gioia e di speranza nella vodka
con un chiasso infernale che mi riempiva le orecchie
con il rumore del mare.
Spento il fuoco, qualche ombra fiera e dura
incisa sulle mura, la canna da pesca incrinata
sono rimasto a suonare su una tastiera sgraziata
chissà poi cosa
aspettando di riprendere fiato
e ho pensato di uscire all’aria aperta ma chiudendo
gli occhi il rosso del fuoco divideva ancora
il mio pavimento e non colava a picco,
rimaneva fisso lì a marchiare il territorio
in attesa di tutta la mia miseria.


*


Ti guarda dritto negli occhi
Carmelo il tabaccaio di Baranzate
e ti dice secco
- Spero di non sperare -.
Ecco il suo pensiero riguardo
soldi, amore, lotto e passione.
E ti sorride con quei denti
gialli come il sole
che mi ammorbidiscono labbra e parole.


*


Se appoggio le mani al viso
gli occhi non seguono la mia ombra,
e le soglie di spiagge e di pelle
che leggero attraverso
indicano i confini di vento di mio padre,
nemmeno i polmoni sembrano ricordarsi di te
e mi mordo le gambe ed ho voglia di urlare,
di schiarire almeno le spine del mio nome
di sentire il sole bruciare
sulle costole delle mie parole.


da "Peace & Love"


La mia donna crea dipinti con i suoi capelli castani
sul mio petto scuro,
aspetta sulla soglia della mia carne ogni suo errore,
mi conforta dicendomi che soffrirò da solo,
cadrò e non mi solleverò,
ucciderò sette persone e avrò tanti giorni di carità
quanti un cane in un canile, rimarrò solo senza più denti,
farmaci né sentimenti
finirò come quello straniero incontrato un lunedì pomeriggio
in un caffè di Milano centrale.
Più o meno la sua vita era andata così – I had a woman,
she left me –
Nulla più di questo.


*


Squilla il telefono di notte.
- Dormi? – domanda mia madre.
- No – rispondo – sto palleggiando con delle calze di spugna arrotolate
in cucina, ho migliorato il mio record, tredici tocchi filati senza che la palla
sfiori terra -. Immagino voglia dei soldi, ogni volta che chiama
è sempre la stessa storia.
- E’ morto tuo padre – dice. Penso all’ultima volta che l’ho incontrato.
Ci siamo visti per caso in un piccolo supermercato di Cerveteri,
stretti la mano e poi più niente, giusto un paio di anni fa.
Mia madre già che c’è mi chiede del grano per delle spese impreviste.
- Li avrai nei prossimi giorni mamma, ora riposa – rispondo.
Stanotte potrei davvero migliorare il mio record di palleggi con il mio pallone
raffazzonato.


*


A fine agosto il tuono morde i lampi prima che piova e
il cielo sembra sempre avere bisogno di un’autopsia,
cammino sulla strada crivellata di buche come fosse
un costoso tappeto cinese, la neve gialla è ancora lontana,
la luce pare un caleidoscopio difettoso ed io vado
dove i ragazzi hanno denti d’oro larghi come gonne a fiori
e nessuno mi potrà più servire da bere vino tagliato con il solfato di rame.
Ormai è un furto ogni prospettiva di fuga.





keryan @
00domenica 15 aprile 2012 22:11
Anna che poesie crude, sofferte, destabilizzanti, mi piacciono un casino

ma.... è morto giovanissimo [SM=g27994]





apassoleggero
00domenica 15 aprile 2012 23:23

purtroppo sì... ti metto i link dove puoi leggere altre sue poesie e recensioni dopo la sua morte.


http://www.nazioneindiana.com/2009/09/15/in-memoria-di-simone-cattaneo/


http://golfedombre.blogspot.it/2011/11/simone-cattaneo.html


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