SE TU PUOI

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claudio.41
00domenica 24 febbraio 2008 09:18
SE TU PUOI



(Marco 9:14-29)








Pietro aveva esortato Gesù a rimanere sul monte della trasfigurazione, ma Gesù non aveva dimenticato i sofferenti che lo aspettavano nella valle.

Egli dunque scese. “Poi venuto ai discepoli (i nove non erano nel monte della trasfigurazione), vide una grande moltitudine d’intorno a loro e degli Scribi che questionavano con loro”.

Nella Sua assenza i discepoli avevano finito per essere travolti in questioni. Ma il ritorno di Gesù mutò la scena. “E subito tutta la moltitudine, vedutoLo, sbigottì, ed accorrendo Lo salutò”. Sia come si voglia, la Sua presenza era sentita ed in modo ben diverso da quella di ogni altro personaggio.

Che questionate fra voi?” domandò Gesù agli Scribi. Ma essi non risposero ed invece uno della moltitudine si fece avanti, e, rispondendo disse: “Io ti avevo portato mio figlio che ha uno spirito muto. E quando si impadronisce di lui, dovunque sia, lo fa cadere a terra; egli schiuma, stride i denti e rimane rigido. Ho detto ai Tuoi discepoli che lo scacciassero, ma non hanno potuto”.

Il povero uomo aveva portato il figliolo malato; forse per qualche tratto della strada aveva dovuto portarlo a spalla, e la vita di quel ragazzo, che forse in quell’occasione aveva sofferto il ripetersi degli attacchi epilettici, aveva attratto una folla di curiosi, e tra essi alcuni Scribi. Il padre non aveva trovato Gesù, e si era rivolto ai discepoli, sperando di ricevere a mezzo loro, la guarigione del figlio.

Però i discepoli non avevano potuto far nulla; il ragazzo soffriva in loro presenza, e gli Scribi si erano fatti avanti, questionando.

Possiamo immaginarci su che discussero : “Che pretendete fare per questo ragazzo?”. I discepoli ricordavano le cose compiute da Gesù, gli Scribi replicavano che nel caso presente anche il Maestro non avrebbe potuto fare nulla. E intanto il ragazzo soffriva, la folla curiosa aspettava, e il padre taceva mestamente, considerando che, dopo tutto, forse gli Scribi avevano ragione, e che davvero non si poteva fare nulla per il ragazzo, dato che tutti i comandi e tutti gli scongiuri dei discepoli erano valsi a nulla. E già pensava di tornarsene coll’infelice ragazzo, quando arrivò Gesù.

La breve relazione fatta a Gesù porta l’impronta di un animo desolato e di una fede scossa. “Avevo portato a te”, era cosa passata ormai. “Non ho trovato te, mi sono rivolto ai tuoi discepoli (per lui rappresentavano il Maestro) ma essi non hanno potuto”.

E non aggiunge altro, e non disse a Gesù che ora, essendo Lui presente, poteva aiutarlo direttamente. Essi non hanno potuto; la conclusione era che nessuno poteva; non lo disse apertamente ma lo fece intendere. Il bisognoso era venuto con una fede debole, che era rimasta del tutto scossa, ed ora se ne tornava deluso, mentre la moltitudine era stata poco edificata dalle questioni fra gli Scribi e i discepoli. Queste sono spesso le conseguenze dell’opera meschina e povera dei discepoli di Gesù.

Molti credono di andare a Lui, e si fermano coi discepoli, ma si trovano testimoni di questioni e di scandali, ed alla fine non si curano più nemmeno di Gesù.

Il Signore vide tutto questo, e rispondendo disse: “O generazione incredula, fino a quando vi sopporterò? Portatemi il ragazzo”.. Nessuno aveva pensato più a quel malato, ed era tempo ormai, di mettere l’infelice fanciullo alla diretta presenza del Signore.

Ed essi glielo portarono; e quando Egli l’ebbe guardato, subito lo spirito lo strazio; e il figliolo cadde a terra e si rotolava schiumando”.

Dovette essere un nuovo colpo al cuore del padre, perché il morbo si era ripresentato in tutta la sua violenza; anzi, proprio sotto gli occhi di Gesù, faceva soffrire il ragazzo come non mai prima. Quell’uomo non vedeva la ragione di questo inasprirsi del male; noi la comprendiamo. In presenza di Gesù, il morbo si era acuito, perché è davanti al riflesso della luce che si vedono la peggiori rivelazioni di oscurità e di orrore.

Gesù vedeva quel ragazzo che si rotolava schiumando, e cominciò a interrogare il padre: “Quanto tempo è che questo avviene? Ed egli disse: dalla sua fanciullezza. E spesse volte l’ha gettato nel fuoco e nell’acqua per farlo morire. Ma se tu ci puoi aiutare, abbi pietà di noi , e aiutaci”.
SE TU PUOI”.

Quel misero padre era da un pezzo esposto ad emozioni violente e contrarie; venuto con speranza, era rimasto deluso, dopo aver dovuto sopportare il questionare degli Scribi; poi aveva sentito rinascere la speranza, quando Gesù aveva comandato di portarGli il ragazzo, ma dopo, aveva subito una nuova delusione, quando il fanciullo aveva cominciato, e proprio sotto gli occhi di Gesù, a soffrire con più violenza, e da ultimo, vedeva prolungato lo strazio suo, perché Gesù, invece di dare aiuto, faceva domande.
Tutto questo complesso penoso lo aveva talmente turbato, che non sapeva più egli stesso cosa credere.

Ma una cosa era certa per lui: la pietà che leggeva, profonda, sul volto di Gesù; però, che cosa era la pietà sola? Non sentiva lui stesso pietà per il figlio? Benché dovesse domandarsi il perché di quel rimprovero di Gesù ai discepoli e l’insistenza di avere il fanciullo davanti a Sé, e il perché di quelle interrogazioni. Era curiosità, interessamento, o c’era qualche possibilità di un aiuto? Tutti questi “forse e perché” gli attraversarono confusi e contraddittori la mente e il cuore. Storia triste, breve : “gettato nel fuoco, nell’acqua per farlo morire”, e forse si esprimeva più con sospiri che con parole; e forse indicava a Gesù le mani piagate del fanciullo, che testimoniavano delle cadute nel fuoco e nell’acqua. Straziante narrazione che rivela la miseria di quella piccola creatura, e più ancora, ciò che avevano dovuto soffrire le persone che gli erano accanto.

E, dalla breve storia, e dalla scena presente, quell’uomo levò lo sguardo supplichevole al Maestro così pietoso e disse: “Se tu qualche cosa puoi (nota l’ordine della preghiera, che questo è l’ordine del testo originale) se tu qualche cosa puoi abbi pietà di noi, aiutaci” o meglio, come ne sembra il senso : corri compassionevole al nostro aiuto. “Vedi, il fanciullo soffre tanto”, ed ogni rotolarsi del figlio era trafittura al cuore del padre.
Corri in nostro aiuto”, non solo in aiuto del ragazzo, non solo del padre, ma forse di qualche altra persona che avevano lasciato indietro, il mattino, nella casa lontana, quando egli , avviatosi col fanciullo, aveva dato coraggio alla madre dicendo che c’era tutto da sperare nel profeta che allora passava per quei luoghi. E la madre aspettava.

Se puoi aiutaci”.

Non ci meravigliamo di quel “se puoi”.

E Gesù disse : “Se tu puoi credere, ogni cosa è possibile chi crede”. Cogliendo le sfumature del testo originale, la risposta di Gesù sarebbe: “Il se puoi è il se credi”, o specificando meglio : “il puoi, dipende dal credere”.
Non è un rimprovero, ma piuttosto una considerazione necessaria fatta con benevolenza da parte di Colui che sa compatire le nostre debolezze, e che leggeva le ansie del cuore di quel padre.

OGNI COSA E’ POSSIBILE A CHI CREDE”. E subito il padre del fanciullo, esclamando con lacrime, disse : “Io credo Signore (prima lo chiamava semplicemente Maestro), vieni in aiuto alla mia incredulità”.

Credo__vieni in aiuto alla mia incredulità”. Questo è il meraviglioso esponente dello stato d’animo di quel padre. Di fronte alla affermazione di Gesù, il “se tu puoi credere”, l’impulsiva risposta “Credo Signore” , e nell’affermazione era certo la volontà di credere. Ma, in quel momento, egli aveva esaminato il suo credere, lo aveva trovato debole, e perciò si affrettava a fare una delle più belle e grandi preghiere che siano state pronunciate:

VIENI IN AIUTO ALLA MIA INCREDULITA’…”.

E’ umana, necessaria preghiera questa! La nostra fede! Che cosa è infine la fede?

Il padre domandava a Gesù che lo aiutasse a credere. E questo bisogno è perenne; e più andiamo avanti, più si sente. Alla fin fine, non è la nostra fede, ma la fede di Gesù in noi. Oh Signore, aiutami con la Tua fede!

Questo ci avverte che nulla in noi è davvero solido, se non quello che prendiamo da Lui.

Signore, vieni in aiuto alla mia incredulità”. Simile preghiera non è rimasta inascoltata né allora, né poi.

E Gesù sgridò lo spirito immondo, dicendogli : Spirito muto e sordo, esci fuori da lui, Io te lo comando, e mai più non rientrare in lui”.

Era quell’IO che comandava, a cui non era possibile disubbidire. “E il demonio , gridando e sbattendo a terra il ragazzo, uscì fuori”.

Il demone aveva fatto l’ultimo male possibile. “E il fanciullo divenne come morto, al punto che molti dicevano : egli è morto”.

Forse qualcuno presente scosse il capo e disse : eco alla fine quello che si è ricavato: è morto.

Gesù preso il ragazzo per la mano, lo alzò”. Il fanciullo acquistò nuovo vigore a quel tocco e si alzò in piedi.

Ancora una parola.

Il Signore è amore, ma il solo amore non è sufficiente; a quel ragazzo non mancava amore, almeno quello dei genitori. Il Signore è anche Potenza. Fede nell’amore solo non basta: bisogna credere che Egli è Potente quanto Egli è compassionevole.

Non limitarti a gridare sempre per fede; ma và direttamente a LUI. Non fermarti lungo la strada a perder tempo, e udire questioni. Va al Signore. Non essere scoraggiato da infelici esperienze , dall’insuccesso, incapacità degli uomini. Va al Signore.

E non osare mai dubitare. Più sei scoraggiato e più avvicinati a LUI. E quando non puoi far altro, affrettati a gridare : Signore vieni in aiuto alla mia incredulità .

LA SUA COMPASSIONE E LA SUA POTENZA SI ESTENDONO ANCHE A QUESTO.



anna.1
00domenica 24 febbraio 2008 09:55

E intanto il ragazzo soffriva, la folla curiosa aspettava, e il padre taceva mestamente, considerando che, dopo tutto, forse gli Scribi avevano ragione, e che davvero non si poteva fare nulla per il ragazzo, dato che tutti i comandi e tutti gli scongiuri dei discepoli erano valsi a nulla. E già pensava di tornarsene coll’infelice ragazzo, quando arrivò Gesù.



Dunque, i discepoli non poterono per mancanza di fede? [SM=g27813]

claudio.41
00domenica 24 febbraio 2008 09:59
Re:
anna.1, 24/02/2008 9.55:


E intanto il ragazzo soffriva, la folla curiosa aspettava, e il padre taceva mestamente, considerando che, dopo tutto, forse gli Scribi avevano ragione, e che davvero non si poteva fare nulla per il ragazzo, dato che tutti i comandi e tutti gli scongiuri dei discepoli erano valsi a nulla. E già pensava di tornarsene coll’infelice ragazzo, quando arrivò Gesù.



Dunque, i discepoli non poterono per mancanza di fede? [SM=g27813]







Lo dice lo stesso Signore :
O generazione incredula, fino a quando vi sopporterò? Portatemi il ragazzo
un sorriso
00domenica 24 febbraio 2008 23:10
claudio.41, 24/02/2008 9.18:


Molti credono di andare a Lui, e si fermano coi discepoli, ma si trovano testimoni di questioni e di scandali, ed alla fine non si curano più nemmeno di Gesù.



Il Signore è amore, ma il solo amore non è sufficiente; a quel ragazzo non mancava amore, almeno quello dei genitori. Il Signore è anche Potenza. Fede nell’amore solo non basta: bisogna credere che Egli è Potente quanto Egli è compassionevole.

Non limitarti a gridare sempre per fede; ma và direttamente a LUI. Non fermarti lungo la strada a perder tempo, e udire questioni. Va al Signore. Non essere scoraggiato da infelici esperienze , dall’insuccesso, incapacità degli uomini. Va al Signore.

E non osare mai dubitare. Più sei scoraggiato e più avvicinati a LUI. E quando non puoi far altro, affrettati a gridare : Signore vieni in aiuto alla mia incredulità .

LA SUA COMPASSIONE E LA SUA POTENZA SI ESTENDONO ANCHE A QUESTO.




[SM=x795130] ..verissime parole....non smettiamo di chiedere il Suo aiuto .. [SM=x795130]



un sorriso
00mercoledì 18 giugno 2008 23:08





[SM=x795143] [SM=x795143] ....lo riporto in alto....molto, ma molto vero! [SM=x795143] [SM=x795143]



un sorriso
00domenica 10 agosto 2014 14:18
claudio.41, 24/02/2008 09:18:







Non limitarti a gridare sempre per fede; ma và direttamente a LUI. Non fermarti lungo la strada a perder tempo, e udire questioni. Va al Signore. Non essere scoraggiato da infelici esperienze , dall’insuccesso, incapacità degli uomini. Va al Signore.

E non osare mai dubitare. Più sei scoraggiato e più avvicinati a LUI. E quando non puoi far altro, affrettati a gridare : Signore vieni in aiuto alla mia incredulità .

LA SUA COMPASSIONE E LA SUA POTENZA SI ESTENDONO ANCHE A QUESTO.







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