BERLINO - Grave escalation della crisi tra Germania e Polonia, provocata da agghiaccianti dichiarazioni del primo ministro polacco, Jaroslaw Kaczynski. In un'intervista alla radio pubblica, il capo del governo nazionalpopulista di Varsavia ha paragonato (in modo implicito ma chiarissimo) la democrazia guidata a Berlino da Angela Merkel al Terzo Reich. E' ormai la crisi più grave dal 1945 tra i due paesi che - con l'aggressione nazista del settembre 1939 - furono teatro dell'inizio della seconda guerra mondiale.
"In Germania", ha detto Jaroslaw Kaczynski, "stanno avvenendo fenomeni molto negativi. E come è accaduto già una volta in passato, la maggior parte degli europei non ha il coraggio di dirlo e di opporvisi". Il paragone è pesantissimo, è un insulto senza precedenti per la Repubblica federale. Non è fintia. Kaczynski continua a sparare a zero. "A causa di una opinione premeditata oggi non è possibile parlare in Europa delle responsabilità tedesche nell'Olocausto e nella seconda guerra mondiale". Secondo il premier, la Germania è in buona parte abitata da "razzisti antipolacchi" e "discrimina la minoranza polacca". Il delirio di Kaczynski, all'indomani del duro confronto tra Polonia e resto dell'Unione europea al vertice Ue di Bruxelles della settimana scorsa, minaccia conseguenze pesantissime e pericolose nel Vecchio continente.
La "minoranza polacca" di cui egli parla non esiste. Esistono immigrati in Germania e lavoratori polacchi pendolari, indispensabili all'economia tedesca. Esistono poi i ripetuti passi della Germania a favore della Polonia, sotto i cancellierati di Helmut Kohl, di Gerhard Schroeder e di Angela Merkel: dall'appoggio determinante alla richiesta di Varsavia a entrare nella Ue, agli aiuti militari, agli investimenti, fino al peso decisivo dei finanziamenti tedeschi (il 40 per cento almeno del totale) nei contributi europei alla Polonia.
Pochi giorni fa, Kaczynski - per influenzare da lontano, da Varsavia, il vertice europeo - si era spinto a dire che la Polonia deve contare di più per voti e potere decisionale in Europa perché se non avesse avuto tanti morti nella guerra causata da Hitler avrebbe oggi 66 milioni di abitanti e non 38. Nella stessa intervista alla radio, Kaczynski ha pesantemente attaccato il padre storico del movimento per la democrazia, l'eurodeputato ed ex ministro degli Esteri, Bronislaw Geremek, per le sue dichiarazioni (anche a Repubblica) secondo cui aver visto in faccia al vertice di Bruxelles il rischio d'isolamento è stata una buona lezione per i dirigenti polacchi. Secondo Kaczynski, Geremek è incapace di liberarsi dal suo passato. Geremek fu nel Pc polacco fino al 1968: ne uscì diventando dissidente per protestare contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia e contro la repressione del movimento studentesco a Varsavia e la purga antisemita che lo seguì.
(26 giugno 2007)
sti polacchi hanno davvero rotto, invito i crucchi a spartirsela di nuovo
senza contarea che senza hitler la polonia avrebbe forse questi 66 milioni di abitanti ma la Germania ne avrebbe oltre 100
[Modificato da Lux-86 26/06/2007 19.11]