Milo De Angelis, Tema dell'addio

Suimuri
00giovedì 21 aprile 2005 21:31
Tema dell'addio

Milo De Angelis

€ 9,40

pagg. 79

Mondadori
Collana Lo Specchio (2005)


Contenuto

Partendo da una drammatica vicenda, dalla prematura scomparsa di una persona amata, Milo De Angelis compone un'opera di impressionante vigore e sintesi attorno al tema del distacco e dell'addio, lungo i vari percorsi che un'esistenza compie nell'amore e nel dolore, fino alla notte totale. Nelle fasi di questo cammino, carico di richiami interni e di memoria, di echi emozionanti, il poeta lavora con tenace concretezza sul prefigurarsi della morte nei gesti e nelle cose della realtà quotidiana, cogliendone peraltro anche i momenti di lieve passaggio, di illusoria tregua o quiete quasi serena, che sembrano interrompere un irreversibile viaggio verso il nulla. E infatti la tensione lirica di questi versi, del "Tema dell'addio", si svolge tra il tempo luminoso e il tempo livido, fino al loro sovrapporsi e confondersi, fino al prevalere impietoso della malattia. Il senso della perdita, del proprio annaspare nei molteplici segni di sgretolamento che la realtà propone, è acuito dal grigiore onirico delle periferie in cui si ambientano gli spezzoni di vicenda forniti dal poeta, in paesaggi che ricordano la pittura di Sironi. Fra i resti del mercato e l'asfalto, fra un tram che passa nei sobborghi e le ombre della tangenziale, sboccia nella sua sofferenza l'eroica marginalità di esseri docilmente provvisori, l'accidentalità paziente di personaggi che assorbono il dolore nella loro inerme consapevolezza. Il poeta stesso registra, in profondo, ma con implacabile fermezza, lo sgomento della propria condizione. In "Tema dell'addio" ritroviamo la compressione potente che era nell'indimenticabile libro d'esordio dell'autore, "Somiglianze", ma al tempo stesso riappare l'apertura comunicativa del più recente "Biografia sommaria". In questa misura di equilibrio e maturità piena, nella verità e nella vertigine delle sue parole, De Angelis realizza un'opera compatta e solidissima, un testo destinato a rimanere tra i punti fermi della nostra poesia di questi anni.


Indice

I. Vedremo domenica:
Contare i secondi, i vagoni dell'Eurostar, vederti;
Milano era asfalto, asfalto liquefatto. Nel deserto;
Non è più dato. Il pianto che si trasformava;
Tutto era già in cammino. Da allora a qui. Tutto;
Non c'era più tempo. La camera era entrata in una fiala;
Nell'estate del tempo umano, nell'ultima estate;
C'è stato un compleanno, all'inizio, certamente;
In te si radunano tutte le morti, tutti;
Il luogo era immobile, la parola scura. Era quello;
Affogano le nazioni, crollano le torri, un caos;
II. Scena muta:
Ci teniamo vicini;
L'essenza della carne ferita;
Sotto i cavi sospesi;
Dove ondeggiava il sangue, dove il perfetto;
Un improvviso ci porta nel dolore;
Un istante della terra;
Eri l'ultima;
Lungo una strada di Roserio;
Noi che abbiamo conosciuto;
III. Trovare la vena:
Cresce l'ansia nei bicchieri;
E' follia di tutti, l'estate, traffico;
Nessun gloria in excelsis, ma un groviglio;
Poi ci fu l'esplorazione atterrita del tuo;
Sei un lontano passo di danza;
Un suono di ninna nanna chiama la morte;
Potenza del minuto contato, culmine;
I battiti carnali si stringono a una doccia;
Come un fiore che non ha prodigio, come un passo;
Toccandoti la fronte sentivi il mare;
IV. Quel lontano di noi:
Ci viene restituita una corsa a Villa Scheibler;
C'è un'ora che raccoglie tutte le ore;
Tra figure d'indugio e di ansia, siamo scesi;
Nella stanza, nel modo esatto;
Ma a volte, tornando, s'incontra l'ira dei morti;
Nell'ora consacrata, nella chiarezza;
Talvolta è stato attendere nel buio;
Bruciava l'asfalto e tu eri sola;
Sulla tua fronte restava un segno;
Quell'ignoto che in pieno giorno;
V. Hotel Artaud:
Mi saluti, ti rimetti il reggiseno, senti;
Noi qui, separati dai nostri gesti. Tu blocchi;
Ti alzi e ti tuffi, vuoi inghiottire la vita;
Negli estremi atti di forza, nelle labbra sensitive;
Divina e distratta, sospinta da una lieve brezza;
Ci siamo presi, volti affannati e circospetti;
Quando su un volto desiderato si scorge il segno;
VI. Visite serali:
A te, amore, una semplice;
Nella tua estrema voce;
Camminavi con la coscienza del sangue;
La miniera dell'ultimo vedersi, il nome;
Sotto la camicetta verde c'era un vuoto;
Nell'estate spoglia, nella definitiva;
Invochi il respiro, la giusta;
Nell'invalicabile minuto tornano tutti;
Ora si è spezzato l'ordine, ora;
Il cancello si apriva, erano le undici;
All'appello totale, all'appello.
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