LA VITA UMANA COME PROPRIETA' INTELLETTUALE

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pius Augustus
00giovedì 22 febbraio 2007 15:21
I geni sono "oro verde" del Secolo Biotech. Le forze economiche e politiche che controllano le risorse
genetiche del pianeta eserciteranno un potere immane sul futuro dell'economia mondiale, cosi' come
l'accesso dell'era industriale e il controllo sulle energie fossili e su i metalli pregiati contribuirono a
determinare il dominio sui mercati mondiali. Le corporazioni multinazionali stanno operando ricognizioni
nei continenti, nella speranza di trovare microbi, piante, animali ed esseri umani con tratti genetici rari
che possano avere in futuro potenziali valori di mercato. Dopo avere individuato questi tratti desiderati,
le compagnie biotecniche li stanno gia' modificando per poi perseguire la protezione di brevetti sulle
loro nuove "invenzioni".
I tentativi delle corporazioni di recintare e mercificare il pool dei geni stanno incontrando una forte
resistenza da parte di organizzazioni non governative e di paesi nell'emisfero meridionale che
incominciano a chiedere un'equa compartecipazione ai benefici della rivoluzione biotech. Mentre
l'expertise tecnologico necessario a manipolare il nuovo oro verde e' localizzato nei laboratori scientifici
e nei consigli di amministrazione delle corporazioni nel Nord, gran parte delle risorse genetiche,
essenziali ad alimentare la nuova rivoluzione, si trovano negli ecosistemi tropicali del Sud. Le compagnie
transnazionali sostengono che la protezione dei brevetti e' essenziale se esse debbono rischiare
risorse finanziarie ed anni di ricerca e sviluppo per introdurre sul mercato prodotti nuovi ed utili. I paesi
del Sud sostengono invece che l'impegno nella ricerca e nello sviluppo ha luogo anni prima che gli
scienziati gettino lo sguardo sull'organismo e sul gene, ad opera di abitanti di villaggi e di contadini che
isolano, potenziano e preservano erbacei e raccolti di valore. Stando cosi' le cose essi rivendicano una
certa misura di retribuzione per il loro contributo alla rivoluzione biotecnica.

Un crescente numero di organizzazioni non governative, insieme ad alcuni paesi hanno incominciato ad
assumere una terza presa di posizioni, sostenendo che il pool genetico non dovrebbe essere messo sul
mercato a qualsiasi prezzo - che esso dovrebbe rimanere un patrimonio comune e continuare ad essere
usato liberamente dalle generazioni presenti e future. Essi citano un precedente nella recente storica
decisione delle nazioni del mondo di mantenere il continente di Antartica come patrimonio globale
comune libero dallo sfruttamento commerciale.
Il dibattito sulle patenti della vita e' diventato recentemente piu' serrato con le notizie sempre piu'
frequenti riguardanti istituti scientifici e compagnie farmaceutiche e biotech che operano bioricognizioni
sullo stesso genoma umano in remote regioni del pianeta.
Il "Progetto sulla Diversita del Genoma Umano" , un programma scientifico diretto dal Dott. Luigi Luca
Cavalli-Sforza, studioso di genetica demografica e professore emerito all'Universita' di Stanford, e'
stato al centro di crescenti controversie da quando si e' appreso che il gruppo progettava di prelevare
campioni di sangue da 5.000 popolazioni e sotto-gruppi linguisticamente diversi al fine di accertare le
loro strutture genetiche e di individuare tratti genetici unici che potessero dimostrarsi importanti e utili
in futuro.
Chi sponsorizza il progetto spera che il campionamento dei genomi di pochi gruppi di popolazioni
indigene rimaste isolate dal resto del mondo possa riservare qualche "sorpresa genetica" , tale cioe' da
costituire un portentoso beneficio per l'umanita' nella ricerca di nuovi metodi volti a migliorare la
configurazione genetica della razza. Cavalli-Sforza, dal canto suo, difende questo tipo di ricerca,
definito dai suoi critici il "progetto vampiro", osservando che e' importante identificare le varianti
genetiche rimaste, quali che esse siano, prima che esse vengano definitivamente perdute, sia a causa
della scomparsa di queste popolazioni sia attraverso il loro assorbimento nella popolazione generale.
Cavalli-Sforza dice anche che mentre a titolo personale ritiene che non dovrebbero esistere brevetti
sul DNA, egli pensa che il valore commerciale dell'informazione genetica proveniente dal "Progetto sulla
Diversita' del Genoma Umano" potra' rendere poco pratico un'assunto del genere. Egli suggerisce
pertanto che, "nell'improbabbile eventualita' che esista qualche gene di valore commerciale la gente
che lo mette a disposizione - non come individui ma come gruppo - dovrebbe in qualche maniera
condividerne i vantaggi".
Le preoccupazioni dei critici si acuirono nel 1993, quando la "Fondazione Internazionale per il Progresso
Rurale", una organizzazione non-governativa, scopri' che il governo degli Stati Uniti aveva cercato di
ottenere sia brevetti nazionali che internazionali su un virus derivato dalla sequenza genica di una
donna indiana Guaymi di 26 anni residente nel Panama. Un ricercatore degli Istituti Nazionali per la
Sanita' aveva prelevato un campione sanguigno dalla donna e ne aveva sviluppato la sequenza
genica. Questa sequenza genica dei Guaymi rivestiva un interesse particolare per i ricercatori degli
Istituti Nazionali di Sanita' in quanto conteneva un virus unico che stimola la produzione di anticorpi
ritenuti dagli scienziati utili nelle ricerche sullo AIDS e sulla leucemia.
Nell'apprendere di questa richiesta di brevetti i rappresentanti del Congresso Generale Guaymi nel
Panama organizzarono una pubblica protesta. Isidro Acosta, presidente del congresso, dichiaro' in
quella occasione di essere rimasto sgomento per il fatto che un organismo scientifico cosi' eminente
come gl'Istituti in questione potessero cosi' impunemente violare la privacy genetica della sua tribu' e
che il governo degli Stati Uniti, senza informare i Guaymi delle sue intenzioni, potesse poi cercare un
brevetto su un tratto genetico dei Guaymi e trarre profitti dalla loro eredita' biologica sul mercato
globale: Non potevo mai immaginare che qualcuno potesse brevettare piante ed animali.
Fondamentalmente e' immorale, e' contrario alla concezione Guaymi della natura e al nostro posto in
essa. Brevettare del materiale umano .... appropriarsi del DNA umano e brevettare i suoi prodotti...
costituisce una violazione dell'integrita' della vita stessa e del nostro piu' profondo senso della morale.
Le proteste del pubblico costrinsero il governo degli Stati Uniti a ritirare la richiesta di brevetti. La
controversia sul copyright dei geni di popolazioni indigene esplose comunque di nuovo alcuni mesi dopo
quando il governo USA inoltro' due altre richieste di brevetti in America ed in Europa per sequenze
geniche ottenute da cittadini delle isole Solomon e della Papua Nuova Guinea. Quando il governo delle
isole Solomon inoltro' una protesta, l'allora Segretario al Commercio Ron Brown rispose seccamente: In
base alle nostre leggi, come a quelle di molti altri paesi, i materiali in questione connessi con le cellule
umane sono brevettabbili e non esistono dispositivi per prendere in considerazione l'origine delle cellule
che interferiscano con le richieste di brevetti. Nel marzo del 1995 l'Ufficio Patenti Usa rilascio' un
brevetto per il virus umano T-lymphotrophic proveniente dalla Papua New Guinea (HTLV-i) al
Dipartimento per la Salute e i Servizi Umani, producendo cosi' la prima brevettazione di una sequenza
genica umana da popolazione indigena. Sdegnato per l'azione degli Stati Uniti un gruppo di isole-nazioni
del Pacifico meridionale prepararono una proposta ed un comunicato comune volti a fare del loro spazio
sovrano una "zona libera da brevetti". Nel 1996 gli Stati Uniti rinunciarono discretamente alla richiesta
del brevetto.
Il governo dell'India ha manifestato anch'esso le sue profonde riserve sui tentativi dei ricercatori di
impadronirsi di campioni di sangue. L'India, con le sue diverse culture e con la commistione delle sue
popolazioni, viene considerata un teatro ideale per la ricognizione di geni. "Menzionate qualsiasi
disordine genetico e noi disponiamo delle varianti", ha dichiarato Samir Brahmachari, professore di
biofisica molecolare all'Istituto Indiano di Scienza a Bangalore. Ad esempio, nel Bangala occidentale ove
il colera e' una minaccia continua, un gran numero di persone sembra immune alla malattia. Gli
scienziati stanno ora cercando di identificare il gene o i geni atti a conferire questo vantaggio genetico
nella speranza di reperire una nuova cura della malattia stessa.
Nel gennaio 1996 la Societa' Indiana di Genetica Umana ha diramato una serie di direttive che esigono
il bando al trasporto di " sangue, di sequenze geniche, di DNA, di materiali ossei e fossili" in attesa di
intese formali tra le parti che perseguano questo tipo di collaborazione. La S.I.G.U. ha reso ben chiaro
che una intesa del genere deve identificare "gli obbiettivi del progetto, i prospettati benefici scientifici,
materiali, economici e i termini in cui essi vanno condivisi sia nel presente che nel futuro". Questo
passo e' stato compiuto in seguito a rivelazioni secondo cui l'Istituto Nazionale per la Sanita' USA si
stava assicurando illegalmente campioni di DNA e di sangue provenienti da pazienti in cliniche
oftalmiche private in India senza avere ottenuto la necessaria autorizzazione per trasferire all'estero
questi campioni. I ricercatori dell'Istituto Nazionale Oftalmico Americano stavano effettuando ricerche
dei geni che provocano la retinitis pigmentosa, o cecita' notturna. Il Consiglio Indiano di Ricerche
Mediche comunico' che avrebbe dovuto essere notificato in anticipo su questo tipo di ricerche, dato
che la legge dell'India proibisce l'esportazione di materiali biologici senza il permesso della Societa'
Indiana di Genetica Umana.

Sembra che non esista una localita' nel pianeta abbastanza remota per sfuggire ai cacciatori di geni.
Nell'aprile del 1997 il Los Angeles Times ha riferito di una spedizione scientifica guidata dal Dott. Noe
Zamel, un professore di medicina genetica all'Universita' di Toronto, e finanziata dalla "Sequana
Therapeutics" di La Jolla in California. "Sequana" fa parte di un gruppetto di nuove compagnie biotech
ai primi passi dedicate alla ricognizione dei geni. Queste imprese "genomiche" sono all'avanguardia
dell'emergente rivoluzione biotech.
Una squadra della "Sequana" ha raggiunto, su un'unita' della Marina del Sud Africa, la piccola isola
vulcanica di Tristan da Cunha, una striscia di 40 miglia quadrate in mezzo all'Oceano Atlantico citata
spesso come l'isola piu' solitaria del mondo. I suoi abitanti, poche centinaia, sono discendenti di
marinai britannici sbarcati nel 1817. Quello che aveva reso interessante a Zamel e alla sua squadra
questa piccola popolazione locale a comistione consanguinea era che meta' di essa soffriva di asma.
Gli scienziati si auguravano cosi' di trovare il gene o i geni responsabili del fenomeno per poi brevettarli.

Gli scienziati della compagnia prelevarono campioni di sangue da 270 dei 300 residenti dell'isola e
riferirono poi di avere individuato due "geni candidati" responsabili dell'asma. Comunque, fino ad ora, la
compagnia ha rifiutato di condividere con altri ricercatori del settore le sue scoperte, motivando
l'accusa secondo cui essa sta facendo prevalere considerazioni commerciali su ogni sforzo collaborativo
di reperire una cura per la malattia. Da parte loro, compagnie "genomiche" come la "Sequana"
ammettono di essere scese in campo per sfruttare commercialmente il genoma umano e di non poter
sperare di realizzare profitti se non fossero in grado si stabilire un diritto di proprieta' sulle loro
ricerche, almeno fino a quando queste non vengano protette da brevetti. La "Sequana" ed altre
imprese "genomiche" sostengono che gli incentivi di mercato costituiscono il mezzo migliore e il piu'
efficace per portare avanti la ricerca. Ma altri non ne sono altrettanto certi. "E' una questione da
incubo" - ha dichiarato un esperto di genetica che lavora in una grande compagnia farmaceutica, in
una conversazione confidenziale e privata con il direttore della rivista Nature.
I cittadini stranieri non sono i soli ad avere brevettate le loro sequenze cellulari e i genomi da parte di
compagnie commerciali negli Stati Uniti. In un caso che ha creato un precedente clamoroso in
California, un uomo d'affari dell'Alaska di nome John Moore ha scoperto che parti del suo corpo erano
state brevettate, a sua insaputa, dall'Universita' della California di Los Angeles (U.C.L.A.) e poi
commercializzate dalla Sandoz Pharmaceutical Corporation. Moore diagnosticato per una forma rara di
cancro era stato sottoposto ad una cura presso la U.C.L.A.; il medico curante e un ricercatore
dell'Universita' avevano scoperto che il tessuto della milza del Moore produceva una proteina del
sangue capace di sviluppare globuli bianchi che sono validi agenti anti-cancro. Nel 1984 l'Universita'
creo' dal tessuto della milza del paziente una sequenza cellulare ed ottenne un brevetto sulla sua
"invenzione". Si stima che questa sequenza cellulare abbia oggi un valore commerciale superiore ai 3
miliardi di dollari. In un secondo tempo il Moore ha citato in causa l'Universita' della California,
rivendicando un diritto di proprieta' sui suoi tessuti fisiologici. Nel 1990 la Corte Suprema della
California diede torto al Moore sostenendo che egli non disponeva di diritti di proprieta' sui tessuti del
suo corpo: le parti del corpo umano - asseri' la Corte Suprema - non potevano essere barattate come
merce sul mercato. Al tempo stesso la Corte riconobbe che gli "inventori" avevano la responsabilita' di
informare Moore del potenziale uso commerciale dei suoi tessuti e, solo per questa ragione, avevano
violato il loro mandato ficuciario e potevano essere obligati a risarcire in qualche maniera il danno. E'
anche vero che la Corte accetto' il principio della richiesta primaria dell'Universita' secondo cui la
sequenza cellulare di per se stessa, anche se non proprieta' del Moore, poteva giustificabilmente
essere reclamata come proprieta' della U.C.L.A. . L'ironia di questa decisione venne colta nella sua
opinione di dissenso dal Giudice Allen Broussard.
Egli scrisse che: Il rigetto a maggioranza del diritto ad azione di risarcimento del ricorrente non sta a
significare che parti del corpo non possano essere acquistate e vendute a fini di ricerca o commerciali
o che nessun individuo o entita' possa beneficiare economicamente dal valore fortuito delle cellule
ammalate del ricorrente. Lungi dall'elevare questi materiali biologici al di sopra e fuori dal mercato,
l'argomentazione della maggioranza semplicemente impedisce al ricorrente, origine delle cellule, di
ottenere i benefici del valore delle cellule stesse, ma permette ai citati in giudizio, che presumibilmente
ottennero con mezzi impropri le cellule dal ricorrente, di mantenere e sfruttare il pieno valore
economico dei loro usurpati guadagni senza...doverne dar conto a chichessia.

Le straordinarie implicazioni della privatizzazione del corpo umano - metterlo in distribuzione sotto
forma di proprieta' intellettuale tra istituzioni commerciali - sono state illustrate in maniera
paradigmatica dal caso di un brevetto concesso dall'Ufficio Europeo per le Patenti a una compagnia
statunitense di nome Biocyte. Il brevetto ha riconosciuto alla compagnia la proprieta' di tutte le cellule
sanguigne provenienti dal cordone ombelicale di un neonato, poi usate per molteplici fini terapeutici. Il
brevetto e' cosi' esteso da permettere a questa compagnia di impedire l'uso di qualsiasi cellula
sanguigna estratta da cordone ombelicale a qualsiasi individuo o istituzione che non voglia pagare i
diritti del brevetto. Le cellule sanguigne da cordone ombelicale sono particolarmente importanti per i
trapianti di midollo osseo e per tanto costituiscono un investimento commerciale altamente
renumerativo. Va sottolineato che questo brevetto era stato concesso semplicemente perchè la
Biocyte era stata capace di isolare e congelare le cellule sanguigne. La compagnia non aveva
introdotto alcun cambiamento nel sangue stesso. Eppure, ora la compagnia dispone del controllo
commerciale su questa parte del corpo umano.
Un simile brevetto a vasto raggio e' stato autorizzato dall'Ufficio Brevetti USA alla compagnia
americana Systemix di Palo Alto in California, a copertura di tutti i ceppi di cellule del midollo osseo
umano. Questo brevetto su una parte del corpo umano e' stato autorizzato malgrado il fatto che la
Systemix non aveva fatto assolutamente nulla per alterare o ristrutturare le cellule. Alcuni, anche
all'interno della professione medica, rimasero sconcertati dalla decisione dell'Ufficio Brevetti. Il Dott.
Peter Quesenberry, Vice Presidente per gli aspetti medici della Societa' per la Leucemia d'America si
espresse ironicamente con questa battuta: "Dove si puo' tracciare una linea di divisione?
Possiamo brevettare una mano?" D'altro canto molti nel settore della biologia molecolare non
raffigurano alcun apparente problema etico o un dilemma morale nella ricognizione dei geni e stanno
avanzando rivendicazioni su vaste aree del genoma umano. Arnold Slutsky dell'Istituto Samuel
Lunenfield nell'Ospedale Mount Sinai di Toronto, si chiede retoricamente: "Se un giornalista scrive un
articolo su una famiglia, e poi vince il Premio Pulizer, e' tenuto ad elargire a quella famiglia una
percentuale della ricompensa del suo premio?"

La corsa imprenditoriale alla brevettazione del genoma della famiglia umana ha registrato una notevole
accelerazione negli ultimi anni, in gran parte per via dell'elevato ritmo nella schedatura e nella
determinazione delle sequenze di circa 100.000 geni che compongono il genoma umano. Non appena un
gene viene etichettato, il suo "scopritore" molto probabilmente cerchera' un brevetto, e spesso prima
ancora di conoscere la funzione o il ruolo di quel gene. Nel 1991 J. Craig Venter, allora direttore della
Squadra di Ricerca e Schedatura del Genoma all'Istituto Nazionale di Sanita', si dimise dal suo incarico
governativo per dirigere una compagnia di genomica finanziata da capitale speculativo in eccesso di 70
milioni di dollari. Al tempo stesso Venter e i suoi colleghi inoltrarono richieste di brevetti su piu' di
2.000 geni del cervello umano. Molti ricercatori impiegati dal Progetto Genoma Umano rimasero
sgomenti e indignati e accusarono il Venter di perseguire profitti da una ricerca inizialmente finanziata
dai contribuenti USA. Un certo numero di scienziati rimasero turbati dal fatto che il Venter aveva
cercato questi brevetti sui geni prima ancora di conoscerne le funzioni. Il Premio Nobel Dott. James
Watson, co-scopritore della doppia spirale del DNA ed ex direttore del Progetto Genoma Umano, defini'
le richieste brevettazioni di Venter "pura e semplice follia". Ciononostante, e' probabile che in meno di
dieci anni, i circa 100.000 geni che costituiscono l'eredita' genetica della nostra specie, verranno
patentati, trasformandoli in proprieta' esclusiva di compagnie globali nei settori farmaceutici, chimici,
agro-business e biotech.

Il crescente consolidamento del controllo corporativo sugli schemi genetici della vita come sulle
tecnologie per sfruttarli e' a dir poco allarmante, specialmente quando ci soffermiamo a considerare
che la rivoluzione biotech avra' effetti diretti su tutti gli aspetti delle nostre vite. La maniera come
mangiamo; la maniera come ci diamo appuntamenti amorosi e ci sposiamo; la maniera come generiamo i
nostri bambini; la maniera come questi bambini vengono crescieuti e educati; la maniera come
lavoriamo; la maniera come ci impegnamo in politica; la maniera come esprimiamo le nostre credenze; la
maniera come percepiamo il mondo intorno a noi e il nostro posto in esso - tutte queste nostre realta'
individuali e condivise verranno toccate in profondita' dalle nuove tecnologie del Secolo Biotech.


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:06.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com