L'INNOCENZA PERDUTA

fiordineve
00martedì 29 novembre 2005 04:00




L'INNOCENZA PERDUTA


Camilla, a 8 anni, era veramente stupenda.
Carnagione chiarissima, una cascata di riccioli biondi e grandi occhi verdi, spalancati su tutto ciò che la circondava. Quel giorno di inizio settembre, Camilla doveva andare dal fornaio, mancava del pane in casa per la sera; lei, felice, fece la strada saltellando e cantando allegra.
Era contenta di sentire il sole ancora caldo, sul viso; mentre le trecce, legate con nastrini di raso, le svolazzavano intorno come farfalle.
Oggi, poteva entrare senza timore, nella magione dei Marchesi Sabbiati-Cortese; sapeva che non c'era nessuno; li aveva visti uscire ieri, col seguito di domestici e bagagli. Quell'antica villa l'attirava come una magìa. Quanto amava il giardino all'italiana, col labirinto di bosso, la fontana zampillante, ma, soprattutto adorava il parco all'inglese, coi vialetti ricoperti di ghiaia lucente, rastrellati ogni giorno. Attorno all'alto muro di cinta, c'era un grande rialzo del terreno dove alloggiavano querce, aceri, betulle, abeti e loro, le mimose pudiche coi loro piumini rosa che odoravano di pesca. Nel sottobosco, per la prima volta, aveva conosciuto i mughetti ed altri fiori incantevoli, mai immaginati prima. Un rumore sulla ghiaia la fa voltare in fretta: era Giacomo, un vicino di casa, che le faceva un po’ paura per i suoi occhi, azzurrissimi, quasi trasparenti, come orbite vuote senza pupille.
- Ciao Camilla.
- Ciao Giacomo.
- Che ci fai qui?
- Sono andata dal panettiere ed ora volevo vedere il giardino.
- I tuoi sanno che sei qui, Camilla?
- No, per favore, non dirglielo, mi sgriderebbero.
- Allora, vieni con me, ti faccio visitare le scuderie dove impiccavano le streghe.
Camilla sgranò gli occhi per la curiosità, seguì Giacomo ed entrò con lui.

Dopo un'eternità, Giacomo uscì, solo, sistemandosi i calzoni. Si stava facendo sempre più buio, tutti si misero alla ricerca della bambina; verso notte qualcuno pensò di cercarla nel giardino. Trovò un nastro che legava le trecce della bimba, e avvisò gli altri.
Lei era là, a terra, come l'aveva lasciata Giacomo. Gli occhi vitrei, le labbra spaccate dal tremito dei denti, sangue ovunque..........
Con l'aiuto di medici, psicologi e della famiglia, non morì, ma da allora Camilla non parla più.




debona
00giovedì 1 dicembre 2005 17:58
Che tristezza!
Cobite
00domenica 4 dicembre 2005 15:21


E' una storia, sintetizzata in modo magistrale, già troppe volte sentita nelle cronache vere ma che ogni volta mi colpisce profondamente.

E' un senso di ribellione profonda che mi nasce dentro quando sento storie come questa, e associato alla pena per la sventurata mi cresce l'avversione per una giustizia che si rivela sempre tollerante, tanto tollerante da permettere che gli stessi ritornino liberi di commettere ancora gli stessi delitti.


[SM=x142818]Giancarlo



Fatadelmare
00lunedì 5 dicembre 2005 14:04
Ogni volta che un bambino subisce violenza è come spezzare le ali ad un angelo, mi sento impotente, triste e soprattutto piena di rabbia!
Non ho NESSUNA PIETA' per quei maledetti che violentano i bambini, ma per la giustizia loro sono malati poverini .... vanno curati..

NO!!! io dico NO!!! Castrazione e lavori forzati a vita!!!!!!!
E' il MINIMO che a questi demoni si possa fare!!

[SM=x142859]

[Modificato da Fatadelmare 05/12/2005 14.05]

[Modificato da Fatadelmare 05/12/2005 14.06]

gocciarosa
00martedì 6 dicembre 2005 13:51
Ogni tanto la leggo e piango.
Esseri del genere andrebbero dato in pasto alla gente.
Ho parlato con una persona che conosce l'ambiente una volta, un poliziotto, e dice che in galera, quando ce li mettono, certi mostri li tengono separati dai delinquenti comuni, perchè se no li troverebbero a pezzetti sparsi per il carcere nel giro di poche ore...
So di essere cattiva, ma gli starebbe bene
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