Il governo ottiene la fiducia: il dl anticrisi è legge

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lella84
00martedì 27 gennaio 2009 22:20
Il piano anticrisi del governo incassa il si' definitivo del Parlamento, ma la crisi economica non da' tregua all'esecutivo costringendolo a studiare nuovi aiuti. Il decreto, fresco di approvazione, gia' non e' piu' sufficiente a far fronte alle nuove emergenze, dal settore dell'auto all'occupazione.

Il decreto anticrisi da circa 5 miliardi di euro e' arrivato blindato a palazzo Madama e ha passato indenne il passaggio in Senato: Palazzo Madama ha votato la fiducia con 158 voti a favore, 126 contrari e 2 astenuti.
Il disco verde dei senatori e' arrivato, infatti, sullo stesso testo licenziato dalla Camera lo scorso 15 gennaio. E anche a palazzo Madama, come a Montecitorio, il governo ha fatto ricorso alla fiducia (l'undicesima del governo Berlusconi). Un passaggio obbligato, secondo l'esecutivo, vista la ristrettezza dei tempi a disposizione per la conversione in legge del provvedimento (sarebbe scaduto domani). Tuttavia il testo necessita di alcuni correttivi per risolvere alcuni errori soprattutto su opere pubbliche e ferrovie. I ritocchi dovrebbero confluire nel dl Milleproroghe all'esame del Senato.

Il piano del governo agisce su diversi fronti: dalle famiglie, alle imprese alle banche. Stanzia un bonus per le famiglie povere, prevede misure per rafforzare gli ammortizzatori sociali, un pacchetto per il sostegno alle imprese e i cosiddetti 'Tremonti-bond' per migliorare la patrimonializzazione delle banche. E ancora, vengono allentate le regole della 'passivity rule' in caso di Opa ostili, si sospendono gli aumenti dei pedaggi
autostradali fino al 30 aprile e arrivano sconti sulle bollette di luce e gas per le famiglie economicamente svantaggiate.

Interventi che pero', a causa del protrarsi della crisi, si sono gia' rivelati insufficienti. Il governo, quindi, si e' messo a lavoro sia per aumentare le risorse per gli ammortizzatori sociali sia per mettere a punto interventi per le auto e l'indotto. Domani e' in programma un tavolo fra governo, sindacati e imprese sul settore automobilistico, mentre giovedi' sara' la volta delle Regioni che vogliono vedere nero su bianco cifre, impegni e azioni concrete sulla Cigs. I governatori temono il saccheggio degli 8 miliardi in due anni per gli ammortizzatori dalle loro risorse per il Fse (Fondo sociale europeo) e temono anche un nuovo blitz anche sul Fas (Fondo aree sottoutilizzate) dopo i 13 miliardi gia' dirottati da Tremonti verso varie destinazioni. Per attutire l'impatto della crisi sull'occupazione il governo punta su un ventaglio di misure: dall'estensione degli
ammortizzatori sociali alla platea di lavoratori sprovvista dei tradizionali strumenti di sostegno al reddito (apprendisti, interinali, collaboratori a progetto), al ricorso alla settimana corta.

Domani, invece, il governo ascoltera' le richieste e i problemi legati al settore dell'auto. Altri paesi, come Francia, Germania e oggi anche Inghilterra, sono gia' intervenuti. E anche il governo italiano intende muoversi nell'ambito del quadro tracciato dall'Unione europea. In particolare, si potrebbero estendere le garanzie al credito per le Pmi anche alle case automobilistiche e ai concessionari, si potrebbe prevedere l'acquisto da parte di enti e istituzioni di un parco di auto verdi e per sostenere la domanda potrebbero tornare gli incentivi alla rottamazione, ma con maggiori vincoli sull'efficienza energetica (per esempio sul livello di emissioni). Infine, si parla anche di interventi per facilitare il ricorso al finanziamento degli acquisti di automobili a rate.
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