Il canzoniere anarchico

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Staib
00giovedì 27 aprile 2006 22:39
Come promesso, ecco un canzoniere per raccogliere i testi anarchici di ieri e di oggi. Piano piano lo riempiremo, di materiale ce n'è a volonta!
Staib
00venerdì 28 aprile 2006 17:45
Il canzoniere può essere anche un'occasione per spiegare l'origine dei canti e i personaggi a cui sono dedicati.

Inizierò con Sante Caserio. Da Wikipedia la sua storia, di seguito i canti a lui dedicati.

Sante Geronimo Caserio (Motta Visconti, 1873 - Lione, 16 agosto 1894) fu l'anarchico italiano che pugnalò a morte, nel 1894, il presidente della repubblica francese Marie-François Sadi Carnot.

Nacque da una famiglia contadina. Ebbe numerosi fratelli e il padre morì in un manicomio. Non volendo pesare sulla madre, a cui era molto affezionato, all'età di dieci anni scappò di casa per trasferirsi a Milano. Qui trovò lavoro come garzone di un fornaio. Venne in contatto con gli ambienti anarchici della fine del XIX secolo, fondò anche un piccolo circolo anarchico denominato a pè ("a piedi", nel senso di senza soldi). Pietro Gori lo ricordava come un compagno molto generoso; raccontava di averlo visto, davanti alla Camera del Lavoro, dispensare ai disoccupati pane e opuscoli anarchici stampati con il suo misero stipendio. Venne identificato e schedato durante una manifestazione di piazza, e fu costretto a fuggire prima in Svizzera e poi in Francia.

Il 24 giugno uccise il presidente Carnot durante un'apparizione pubblica a Lione colpendolo al cuore con un coltello dal manico rosso e nero (i colori che simboleggiano l'anarchismo). Dopo l'atto non tentò la fuga, ma corse attorno alla carrozza del moribondo gridando "viva l'anarchia". Fu processato il 2 e 3 agosto e fu giustiziato il 16 dello stesso mese tramite ghigliottina.

Di fronte al tribunale che lo condannò alla ghigliottina tra le altre cose disse:

«Dunque, se i governi impiegano contro di noi i fucili, le catene, le prigioni, dobbiamo noi anarchici, che difendiamo la nostra vita, restare rinchiusi in casa nostra? No. Al contrario noi rispondiamo ai governi con la dinamite, la bomba, lo stile, il pugnale. In una parola, dobbiamo fare il nostro possibile per distruggere la borghesia e i governi. Voi che siete i rappresentanti della società borghese, se volete la mia testa, prendetela».

Al processo, infatti, non tentò mai di negare il proprio gesto, nè di chiedere la pietà del giudice. Gli fu offerta la possibilità di ottenere l'infermità mentale e in cambio avrebbe dovuto fare i nomi di alcuni compagni, ma Caserio rifiutò ("Caserio fa il fornaio, non la spia"). In cella, mentre attendeva la condanna a morte, gli fu anche mandato il parroco di Motta Visconti per l'estrema unzione, ma egli rifiutò di confessarsi e cacciò il prete. Sul patibolo, infine, un attimo prima di morire gridò rivolto alla folla: "Forza, compagni! Viva l'anarchia!".

Dopo la condanna di Sante Caserio vi furono diversi atti di violenza e intolleranza da parte dei francesi contro i lavoratori italiani, compatrioti dell'assassino del loro presidente. Un anarchico fu arrestato per aver gridato la propria simpatia verso Caserio in un locale pubblico e un carcerato venne percosso violentemente per lo stesso motivo. Il gesto dell'anarchico italiano aveva risvegliato qualcosa nel cuore dei ribelli oppressi di Francia.

Sulla figura di Caserio si è in seguito sviluppata una tradizione popolare di canti e di memoria collettiva che dura ai giorni nostri. Numerose sono le canzoni a lui dedicate, in parte tramandate oralmente. Esempi sono "Le ultime ore e la decapitazione di Caserio" di Pietro Cini (nota anche come "Aria di Caserio"), "Partito da Milano senza un soldo" di autore anonimo, "La ballata di Sante Caserio" di Pietro Gori, "Il processo di Sante Caserio".

[Modificato da Staib 28/04/2006 17.51]

Staib
00venerdì 28 aprile 2006 17:50
Le ultime ore e la decapitazione di Caserio

(La canzone di Caserio)

Testo di Pietro Cini


Il sedici di agosto
sul far della mattina
il boia avea disposto
l'orrenda ghigliottina
mentre Caserio dormiva ancor
senza pensare al triste orror

Entran nella prigione
direttore e prefetto
con voce di emozione
svegliarono il giovinetto
disse svegliandosi: Che cosa c'è?
È giunta l'ora alzatevi in pié

Udita la notizia
si cambiò nell'istante
veduta la giustizia
stupì tutto tremante
li chieser: Prima di andare a morir
dite se avete nulla da dir

Così disse al prefetto:
Allor ch'io morto sia
prego questo biglietto
date alla madre mia
posso fidarmi che lei lo avrà
mi raccomando per carità

Altro non ho da dire
schiudetemi le porte
finito è il mio soffrire
via datemi la morte
e tu mia madre dai fine al duol
e datti pace del tuo figliuol

Poi con precauzione
dal boia fu legato
e in piazza di Lione
fu quindi trasportato
e spinto a forza il capo entrò
nella mannaia che lo troncò

Spettacolo di gioia
la Francia manifesta
gridando: Evviva il boia
che gli tagliò la testa
Gente tiranna e senza cuor
chi sprezza e ride l'altrui dolor

Allor che n'ebbe avviso
l'amata genitrice
le lacrime nel viso
scorreano all'infelice
era contenta la madre almen
pria di morire stringerlo al sen

L'orribile dolore
le fé bagnare il ciglio
pensar solo al terrore
che le piombò nel figlio
misera madre quanto soffrì
quando tal nuova del figlio udì

Io pregherò l'Eterno
o figlio sventurato
che dal tremendo Averno
ti faccia liberato
così pregando con forte zel
l'alma divisa ritorni in ciel

[Modificato da Staib 28/04/2006 17.52]

Staib
00venerdì 28 aprile 2006 18:05
Stornelli su Caserio[/G+

Quando Caserio fu tolto dalla prigione
e fu condotto davanti al tribunale
lo comincian a interrogare
Ditemi Caserio è questo il vostro pugnale?

Pugnale o mio bel pugnale ài fatto una gran cosa
ài messo il presidente dentro la fossa
di questi pugnali ne vorrei una schiera
gridando viva l'anarchia e la bandiera.

Si alza il presidente tutto arrabbiato
Ditemi Caserio chi sono i vostri compagni.
Il primo sono io e gli altri sono l'anarchia
Caserio fa il fornaio e non la spia.

Madonna Madonna gridava ad alta voce
quando sono morto me non voglio croce
non voglio preti che han la coscienza nera
ma voglio i miei compagni e la bandiera.

Prendete la mia testa se la volete
e fatela rigirar per tutta Francia
per tutta Francia e ancor per tutto il mondo
e dite che il pugnale di Caserio è andato a fondo.
Impertinente
00venerdì 12 maggio 2006 03:42
LA BALLATA DEL PINELLI

Quella sera a Milano era caldo
Calabresi nervoso fumava
"tu Lograno apri un po' la finestra"
e ad un tratto Pinelli cascò.

"Scior questore io ce l'ho già detto
lo ripeto che sono innocente,
anarchia non vuol dire bombe
ma giustizia nella libertà".

"Poche storie indiziato Pinelli
il tuo amico Valpreda ha parlato
è l'autore di questo attentato
il suo complice certo sei tu".

"Impossibile - grida Pinelli -
un compagno non può averlo fatto
ma l'autore di questo misfatto
tra i padroni dovete cercar".

"Stai attento imputato Pinelli
questa stanza è già piena di fumo
se tu insisti apriam la finestra
Quattro piani son duri da far".

L'hanno ucciso perché era un compagno
Non importa se era innocente
"era anarchico e questo ci basta"
disse Guida il fascista questor.

C'è un bara e trecento compagni
Stringevamo le nostre bandiere
Noi quel giorno l'abbiamo giurato
Non finisce di certo così.

Calbresi e tu Guida assassini
Che un compagno ci avete ammazzato
Questa lotta non avete fermato
La vendetta più dura sarà.

Quella sera a Milano era caldo
Ma che caldo che caldo faceva
È bastato aprir la finestra
Una spinta e Pinelli cascò.


---



chi era Pinelli?

l'anarchico defenestrato

era nato nel popolare quartiere di Porta Ticinese nel 1928. Sarebbe nonno: una delle sue adorate figlie è già mamma,anche l'altra è già sposata. Ma la storia, si sa, non si può mai scrivere al condizionale. Tanto meno con i "se".
Eppure io ho l'intima convinzione -indimostrabile, certo- che se fosse ancora qui, sarebbe ancora "nel giro".
Ma chi ha conosciuto Pino difficilmente potrebbe immaginarselo diverso da quello che era negli ultimi anni della sua vita - in quegli anni '60 che, ancor prima del '68, avevano visto una progressiva crescita del movimento anarchico a Milano. Niente di travolgente, d'accordo. Eppure, affianco dei compagni vecchi e di mezza età -molti dei quali passati attraverso l'esperienza della Resistenza e poi ritrovatisi intorno al giornale Il libertario ed al suo redattore Mario Mantovani -si era affacciata una manciata di giovani, con i quali Pino- di almeno un decennio più vecchio di loro aveva subito legato.
Lui che, finite le elementari, aveva dovuto andare a lavorare, prima come garzone, poi come magazziniere, aveva però colmato le lacune della mancata istruzione scolastica con la lettura di centinaia e centinaia di libri, ammirevole esempio di autodidatta. E poi, nel '44/'45, men che diciottenne, aveva partecipato alla Resistenza come staffetta partigiana, in uno dei vari raggruppamenti anarchici che operarono efficacemente dentro e intorno alla metropoli lombarda. Poi la Liberazione, l'entusiasmo per la ritrovata libertà, il rapido gonfiarsi delle fila libertarie con l'afflusso di tanti giovani. Tempo qualche anno e l'euforia del dopoguerra è solo un ricordo: il riflusso dell'ondata rivoluzionaria post-bellica "sgonfia" il movimento anarchico. Pino è tra i non molti giovani a rimanere, convinto ed attivo.
Nel '54, vinto un concorso entra nelle ferrovie come manovratore. L'anno successivo si sposa con Licia Rognini, incontrata ad un corso di esparanto.
Nel '63 si unisce ai giovani anarchici della gioventù Libertaria, due anni dopo è tra i fondatori del circolo "Sacco e Vanzetti" - finalmente una sede anarchica, dopo che per un decennio i compagni erano costretti a chiedere ospitalità ai repubblicani o ad altri. Nel '68, dopo che lo sfratto costringe alla chiusura il "Sacco e Vanzetti", il 1° maggio (pochi giorni prima che scoppi il Maggio) si inaugura un nuovo circolo, in piazzale Lugano 31, a pochi metri dal Ponte della Ghisolfa.
Il clima sociale è surriscaldato e tale rimarrà anche per tutto l'anno successivo. Al Circolo si succedono cicli di conferenze, riunioni di studenti, assemblee. Vi si riuniscono alcuni dei primi comitati di base unitari, i mitici CUB che segnarono la prima ondata, in quegli anni, di sindacalismo di azione diretta,al di fuori delle organizzazioni sindacali ufficiali. Pino è tra i promotori della (ri)costruzione della sezione dell'Unione Sindacale Italiana (USI), l'organizzazione di ispirazione sindacalista-rivoluzionaria e libertaria.
Il circolo diventa per Pino la seconda casa ( a volte la prima, si lamenta Licia, che lo vede sempre meno). E' lui a promuovere l'organizzazione della biblioteca (e poi, dopo tante arrabbiature, a mettere i lucchetti agli armadi per farla finita con la scomparsa dei libri - tutti con la loro copertina nera, tutti schedati e ordinati).

Negli ultimi mesi della sua vita, poi, Pino è particolarmente coinvolto dalle attività connesse con gli arresti dei vari anarchici accusati delle bombe esplose il 25 aprile '69 a Milano, alla stazione centrale ed alla fiera campionaria. Ai compagni detenuti a san Vittore (saranno poi assolti nel giugno '71), dopo aver trascorso - alcuni di loro- 26 mesi di carcere) Pinelli assicura l'invio di soldi raccolti tra compagni ed amici, fa arrivare pacchi di cibo, vestiario e libri che lui stesso porta alla portineria del carcere. Nell'ambito della appena costituita Crocenera Anarchica, si impegna nella costruzione di una rete di solidarietà e di controinformazione, che possa servire anche in altri casi simili.
Quando, verso le 7 di sera del 12 dicembre, Calabresi e gli altri dell'ufficio politico piombano nella seconda sede anarchica milanese -in fondo al secondo cortile di via Scaldasole 5, nel cuore del quartiere Ticinese- Pinelli è appena arrivato per lavorare un pò, con un altro compagno, alla sistemazione dei locali, in vista della prossima inaugurazione.Pinelli viene invitato a seguire i poliziotti in questura, anzi a precederli col motorino. c'era già stato tante volte, in via Fatebenefratelli: conosceva bene le regole del gioco, interrogatori, lusinghe e minacce. richieste di nomi, indirizzi, informazioni. Ma questa volta era diverso.
Tre giorni dopo, il corpo di Pino veniva scaraventato giù dalla finestra di una stanza dell'ufficio politico, al quarto piano della questura. Era la fine di una vita, l'inizio di una tragica farsa, tuttora in corso.
Impertinente
00venerdì 19 maggio 2006 21:27
questa non è una canzone propriamente anarchica...
è di un gruppo punk hardcore italiano che si chiama SKRUIGNERS

...e continua la "pace"

costretto a strisciare nel fango costretto a colpire costretto a soffrire costretto a lasciare una vita costretto a morire in nome della libertà... di chi? la tua l'hanno uccisa per renderti uomo costretto ad odiare qualcuno che non hai mai visto o sentito parlare costretto a lottare per niente da chi se ne resta seduto a guardare che muori e intanto si riempie le tasche del sangue di chi gli aveva creduto!! ma che bell'uniforme servirà a ricordarti il tuo scopo un'azione di pace l'azione di chi ha già deciso che porterai la pace ... in un cimitero

e continua la pace!



se volete dare un'occhiata,il loro sito è questo:

http://www.skruigners.net/

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