LA BALLATA DEL PINELLI
Quella sera a Milano era caldo
Calabresi nervoso fumava
"tu Lograno apri un po' la finestra"
e ad un tratto Pinelli cascò.
"Scior questore io ce l'ho già detto
lo ripeto che sono innocente,
anarchia non vuol dire bombe
ma giustizia nella libertà".
"Poche storie indiziato Pinelli
il tuo amico Valpreda ha parlato
è l'autore di questo attentato
il suo complice certo sei tu".
"Impossibile - grida Pinelli -
un compagno non può averlo fatto
ma l'autore di questo misfatto
tra i padroni dovete cercar".
"Stai attento imputato Pinelli
questa stanza è già piena di fumo
se tu insisti apriam la finestra
Quattro piani son duri da far".
L'hanno ucciso perché era un compagno
Non importa se era innocente
"era anarchico e questo ci basta"
disse Guida il fascista questor.
C'è un bara e trecento compagni
Stringevamo le nostre bandiere
Noi quel giorno l'abbiamo giurato
Non finisce di certo così.
Calbresi e tu Guida assassini
Che un compagno ci avete ammazzato
Questa lotta non avete fermato
La vendetta più dura sarà.
Quella sera a Milano era caldo
Ma che caldo che caldo faceva
È bastato aprir la finestra
Una spinta e Pinelli cascò.
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chi era Pinelli?
l'anarchico defenestrato
era nato nel popolare quartiere di Porta Ticinese nel 1928. Sarebbe nonno: una delle sue adorate figlie è già mamma,anche l'altra è già sposata. Ma la storia, si sa, non si può mai scrivere al condizionale. Tanto meno con i "se".
Eppure io ho l'intima convinzione -indimostrabile, certo- che se fosse ancora qui, sarebbe ancora "nel giro".
Ma chi ha conosciuto Pino difficilmente potrebbe immaginarselo diverso da quello che era negli ultimi anni della sua vita - in quegli anni '60 che, ancor prima del '68, avevano visto una progressiva crescita del movimento anarchico a Milano. Niente di travolgente, d'accordo. Eppure, affianco dei compagni vecchi e di mezza età -molti dei quali passati attraverso l'esperienza della Resistenza e poi ritrovatisi intorno al giornale Il libertario ed al suo redattore Mario Mantovani -si era affacciata una manciata di giovani, con i quali Pino- di almeno un decennio più vecchio di loro aveva subito legato.
Lui che, finite le elementari, aveva dovuto andare a lavorare, prima come garzone, poi come magazziniere, aveva però colmato le lacune della mancata istruzione scolastica con la lettura di centinaia e centinaia di libri, ammirevole esempio di autodidatta. E poi, nel '44/'45, men che diciottenne, aveva partecipato alla Resistenza come staffetta partigiana, in uno dei vari raggruppamenti anarchici che operarono efficacemente dentro e intorno alla metropoli lombarda. Poi la Liberazione, l'entusiasmo per la ritrovata libertà, il rapido gonfiarsi delle fila libertarie con l'afflusso di tanti giovani. Tempo qualche anno e l'euforia del dopoguerra è solo un ricordo: il riflusso dell'ondata rivoluzionaria post-bellica "sgonfia" il movimento anarchico. Pino è tra i non molti giovani a rimanere, convinto ed attivo.
Nel '54, vinto un concorso entra nelle ferrovie come manovratore. L'anno successivo si sposa con Licia Rognini, incontrata ad un corso di esparanto.
Nel '63 si unisce ai giovani anarchici della gioventù Libertaria, due anni dopo è tra i fondatori del circolo "Sacco e Vanzetti" - finalmente una sede anarchica, dopo che per un decennio i compagni erano costretti a chiedere ospitalità ai repubblicani o ad altri. Nel '68, dopo che lo sfratto costringe alla chiusura il "Sacco e Vanzetti", il 1° maggio (pochi giorni prima che scoppi il Maggio) si inaugura un nuovo circolo, in piazzale Lugano 31, a pochi metri dal Ponte della Ghisolfa.
Il clima sociale è surriscaldato e tale rimarrà anche per tutto l'anno successivo. Al Circolo si succedono cicli di conferenze, riunioni di studenti, assemblee. Vi si riuniscono alcuni dei primi comitati di base unitari, i mitici CUB che segnarono la prima ondata, in quegli anni, di sindacalismo di azione diretta,al di fuori delle organizzazioni sindacali ufficiali. Pino è tra i promotori della (ri)costruzione della sezione dell'Unione Sindacale Italiana (USI), l'organizzazione di ispirazione sindacalista-rivoluzionaria e libertaria.
Il circolo diventa per Pino la seconda casa ( a volte la prima, si lamenta Licia, che lo vede sempre meno). E' lui a promuovere l'organizzazione della biblioteca (e poi, dopo tante arrabbiature, a mettere i lucchetti agli armadi per farla finita con la scomparsa dei libri - tutti con la loro copertina nera, tutti schedati e ordinati).
Negli ultimi mesi della sua vita, poi, Pino è particolarmente coinvolto dalle attività connesse con gli arresti dei vari anarchici accusati delle bombe esplose il 25 aprile '69 a Milano, alla stazione centrale ed alla fiera campionaria. Ai compagni detenuti a san Vittore (saranno poi assolti nel giugno '71), dopo aver trascorso - alcuni di loro- 26 mesi di carcere) Pinelli assicura l'invio di soldi raccolti tra compagni ed amici, fa arrivare pacchi di cibo, vestiario e libri che lui stesso porta alla portineria del carcere. Nell'ambito della appena costituita Crocenera Anarchica, si impegna nella costruzione di una rete di solidarietà e di controinformazione, che possa servire anche in altri casi simili.
Quando, verso le 7 di sera del 12 dicembre, Calabresi e gli altri dell'ufficio politico piombano nella seconda sede anarchica milanese -in fondo al secondo cortile di via Scaldasole 5, nel cuore del quartiere Ticinese- Pinelli è appena arrivato per lavorare un pò, con un altro compagno, alla sistemazione dei locali, in vista della prossima inaugurazione.Pinelli viene invitato a seguire i poliziotti in questura, anzi a precederli col motorino. c'era già stato tante volte, in via Fatebenefratelli: conosceva bene le regole del gioco, interrogatori, lusinghe e minacce. richieste di nomi, indirizzi, informazioni. Ma questa volta era diverso.
Tre giorni dopo, il corpo di Pino veniva scaraventato giù dalla finestra di una stanza dell'ufficio politico, al quarto piano della questura. Era la fine di una vita, l'inizio di una tragica farsa, tuttora in corso.