Golem

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Mixer84
00giovedì 8 novembre 2007 05:53
Il termine deriva probabilmente dalla parola ebraica gelem che significa "materia grezza", o "embrione". Esso fa la sua prima apparizione nella Bibbia (Antico Testamento, Salmo 139:16) per indicare la "massa ancora priva di forma", che gli Ebrei accomunano ad Adamo prima che gli fosse infusa l'anima (e Dio disse: “Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza..." e creò Adamo, modellando una massa, senza forma, che in ebraico viene denominata Golem, fatta, cioè, di terra e di acqua).

Secondo la leggenda, chi viene a conoscenza di certe arti magiche può fabbricare un golem, un gigante di argilla (o di altri materiali, prevalentemente terra o metalli) forte e ubbidiente, che può essere usato come servo, impiegato per svolgere lavori pesanti e come difensore del popolo dai suoi persecutori. Il golem era dotato di una straordinaria forza e resistenza ed eseguiva alla lettera gli ordini del suo creatore di cui diventava una specie di schiavo, tuttavia era incapace di pensare, di parlare e di provare qualsiasi tipo di emozione perché era privo di un'anima e nessuna magia fatta dall'uomo sarebbe stata in grado di fornirgliela.
La sua genesi è complessa, per prima cosa ha bisogno di un luogo sacro, un cimitero o una sinagoga, poi il mago deve disegnare per terra una stella di David al cui centro è posta la massa di creta, ad una delle punte corrisponde una serie particolare di lettere, che pronunciate in un certa maniera possono dare vita al gigante.

Si dice che il golem sia stato formato attraverso il testo Sefer Yezirah: esso risale alla sapienza di Avraham e si distingue per l'esegesi (spiegazione ed esposizione critiche di testi antichi) sui segreti dell'alfabeto ebraico, delle Sefirot nel legame con l'anatomia del corpo umano, con i pianeti e con mesi, giorni e segni zodiacali: queste tre figure - l'uomo, il mondo e l'anno - rappresentano tre testimoni completi. Il Maestro che volesse formare un golem, così si racconta, si serviva delle lettere girando attorno alla forma di argilla per un numero di volte preciso, in corrispondenza a tutte le figure citate sul Sefer Yezirah. Il golem è una leggenda della tradizione ebraica, anche se nata in Mesopotamia ha avuto modo di espandersi per tutto il Vecchio Continente, causa la diaspora e gli spostamenti massicci del popolo ebraico.
Una condizione essenziale si imponeva, per animare la statua di argilla, ed era quella di inserire nel petto, all'altezza del cuore, o nella fronte, una pergamena con la trascrizione di uno dei tanti misteriosi "nomi di Dio" e che solo pochi maestri, chiamati ßaal Shem, "i maestri del nome", perché addentro ai segreti della Cabala, conoscevano. I rituali per plasmare i golem, poi, erano tenuti nella massima segretezza perché la creatura, una volta animata, rispondeva ciecamente soltanto agli ordini di colui che, dandogli la vita, diventava il suo padrone, a tutti gli effetti.

Si narra che nel XVI secolo un mago europeo, il rabbino Jehuda Löw ben Bezalel di Praga, cominciò a creare golem per servirsene come servi, plasmandoli nell'argilla e risvegliandoli scrivendo sulla loro fronte o su un foglio posto nella bocca della creatura la parola "verità" (in ebraico emet). C'era però un inconveniente: i golem così creati diventavano sempre più grandi, finché era impossibile servirsene: il mago decideva di tanto in tanto di disfarsi dei golem più grandi, trasformando la parola sulla loro fronte in "morte" (in ebraico met); ma un giorno perse il controllo di un gigante, che cominciò a distruggere tutto ciò che incontrava. Il Golem, come una sorta di angelo però creato dall'uomo, si racconta operasse anche per la difesa di alcune comunità ebraiche dell'Europa orientale. Ripreso il controllo della situazione, il mago decise di smettere di servirsi dei golem che nascose nella soffitta della Sinagoga Staronova, nel cuore del vecchio quartiere ebraico, dove, secondo la leggenda, si troverebbe ancora oggi.

In un’altra versione si racconta di come il rabbino utilizzasse un gigantesco golem, dotato di una forza mostruosa che gli consentiva di lavorare nei campi, senza mai stancarsi, tutti i giorni di lavoro escluso il sabato. Una condizione essenziale si imponeva, per animare la statua di argilla, ed era quella di inserire nel petto, all'altezza del cuore, o nella fronte, una pergamena con la trascrizione di uno dei tanti misteriosi "nomi di Dio". Löw, temendo di profanare lo "shàbat", il giorno sacro dedicato al riposo e alla meditazione, aveva ben cura di togliere ogni venerdì sera, dal petto del golem, la stella di Davide contenente le misteriose lettere componenti il nome di Dio. Una volta terminata l'operazione il gigante si bloccava per incanto diventando, di colpo, una massa di argilla senza vita. Un venerdì sera, però, Löw distratto da altri problemi, dimenticò di togliere il talismano. Accortosi dell'accaduto, e non trovando la gigantesca creatura in casa, corse per strada alla ricerca del golem riuscendo a raggiungerlo nei pressi della Sinagoga. Sebbene affannato per la lunga corsa, Rabbi, con un movimento lesto, riuscì ad estrarre la stella dal petto del gigante d'argilla che in un baleno cadde a terra in mille pezzi.

La versione più accreditata della leggenda del golem, in verità, è quella ambientata nel periodo delle persecuzioni antiebraiche a Praga, durante il regno dell'imperatore Rodolfo di Asburgo (1683-1710). Il rabbino capo Löw, capo spirituale della comunità ebraica del ghetto, preoccupato per l'editto dell'imperatore che imponeva l'allontanamento di tutti gli ebrei da Praga decise di dare vita a un gigante di argilla, al fine di difendere la comunità. Löw si diede alla febbrile ricerca della formula misteriosa e, una volta trovatala, non esitò ad animare il golem, secondo il rituale arcano. Chiese udienza all'imperatore e una volta ottenutala si recò a corte, accompagnato dal silenzioso e fedele servitore, per chiedere l'annullamento dell'editto persecutorio.
Rodolfo d'Asburgo, a cui avevano molto parlato delle conoscenze iniziatiche del rabbino, gli chiese una dimostrazione di tali poteri. Indescrivibile furono lo stupore e il timoroso silenzio da cui furono presi i cortigiani, turbati. Ad un certo punto, però, qualcuno cominciò a ridere contagiando tutti, imperatore compreso, in tutto il salone del castello, ben presto, non echeggiarono che sonore risate e commenti irriguardosi. Allora sinistri scricchiolii e fragore di vetri infranti accompagnarono il distacco dei decori dalle pareti generando, in un attimo, terrore e scompiglio: tutto sembrava fosse in procinto di crollare. L'imperatore, terrorizzato da quanto stava accadendo, supplicò il rabbino di perdonare l'irriverenza promettendo, in cambio della salvezza, la revoca del provvedimento.
Il golem, allora, dopo aver ricevuto un comando, sorresse il travone centrale che reggeva la volta del salone, consentendo a tutti di salvarsi. Da quel momento in poi, però, Löw non riuscì più a controllare la gigantesca creatura che, quasi impazzita, gli impedì l'asportazione dell'amuleto: il golem si era reso conto che la sua umanizzazione dipendeva proprio da quella misteriosa stella che portava nel petto e respingendo tutti, incominciò a girovagare per Praga, seminando panico e travolgendo, con la sua mole, ogni cosa.
A un certo punto, però, il golem s'imbatté in un bambino, per nulla spaventato di quanto stava accadendo, e afferratolo con le sue possenti mani, lo sollevò per guardarlo meglio, rimanendo indeciso sul da farsi. Non si accorse, però, che il luccichio della stella di Davide aveva attratto l'interesse del bambino. La mano del bimbo, allora, si tese verso l'amuleto e lesta, in un attimo, lo strappò dal petto del golem, determinando la sua conseguente caduta al suolo, tra un rovinio di pezzi informi di argilla.

Malgrado siano trascorsi da quel giorno tanti anni, ancora oggi, specialmente in coincidenza del cambio delle stagioni, sono in molti a giurare di veder vagare, nei vicoli del ghetto di Praga, un uomo gigantesco, con una stella di Davide sul petto, silenzioso e docile, pronto ad accorrere, talvolta, in aiuto di chi, trovandosi in difficoltà, lo chiama. Tutte le leggende legate ai golem, stranamente, non possono non sollecitare alcuni interrogativi destinati, purtroppo, a rimanere senza risposta alcuna. Perché mai "i maestri del nome", coloro che potevano creare i giganti d'argilla, hanno sempre impedito la completa umanizzazione delle loro creature? Eppure il golem, pur di pervenire alla dimensione umana, allo stadio evolutivo dei loro "creatori", contravvenendo alla regola dell'obbedienza, si era ribellato determinando, così, la sua fine. La biblica favola della "creazione dell'uomo", dell'Adamo scacciato dal Paradiso terrestre, che, ciò nonostante, induce l'uomo ancora oggi a sfidare "l'ordine precostituito della natura", non è molto simile... a quella del golem?

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