POINTE NOIRE (Congo) - Colpo grosso dell'Eni nel cuore dell'Africa. Il giacimento individuato non lontano dalla costa atlantica nel Congo ex francese potrebbe, in effetti, almeno raddoppiare le riserve di greggio di cui dispone, oggi, nel mondo, l'azienda italiana.
Il giacimento di Tchikatanga, tuttavia, non offre tuttavia il tradizionale greggio a cui siamo abituati. Si tratta di petrolio che tecnicamente viene definito "non convenzionale", come quello canadese o venezuelano: sabbie bituminose, da cui estrarre petrolio è, in linea di principio, più difficile e costoso dei pozzi normali. Ma le riserve sono importanti.
Su un'area di 100 chilometri quadrati, i tecnici dell'Eni valutano la presenza di riserve fra i 500 milioni e i 2,5 miliardi di barili (attualmente le riserve mondiali Eni, per il solo greggio, sono valuabili in 3-4 miliardi di barili). La concessione ottenuta dall'Eni è, però, di quasi 1.800 chilometri quadrati.
I tecnici Eni si affannano a spiegare che non è affatto detto che quanto individuato nei primi cento chilometri quadrati possa essere moltiplicato per 18, dando un totale ipotetico di decine di miliardi di barili. Sembra, tuttavia, realistico aspettarsi che il giacimento possa contenere almeno riserve sufficienti a raddoppiare quello che è il patrimonio mondiale dell'azienda. In ogni caso, è prevista una forte crescita.
Un'idea più chiara si avrà fra un anno, quando saranno state compiute esplorazioni su un'area più vasta della concessione. Su un piano più generale, la scoperta di sabbie bituminose nel continente africano è una svolta a cui l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, attribuisce un rilievo "mondiale". Finora, infatti, queste fonti non convenzionali di petrolio erano state individuate nello stato di Alberta, in Canada, in Venezuela lungo il corso dell'Orinoco e in Russia.
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