Fatica bestiale
Si. Sono arrivato in cima soffrendo come un cane, lo ammetto. Monte Nerone lo avevo già scalato due volte. Una volta (Serravalle di Carda) mi aveva respinto. Mentre la seconda volta (Piobbico) lo avevo scalato in quasi notturna con grandissima soddisfazione.
E' vero, ha ragione Ferraris, il versante più duro e suggestivo è quello da Piobbico. Però da Serravalle è tutto allo scoperto ed esposto al sole dalle prime ore del mattino sino al tramonto. Paesaggio desertico. Avevo un conto in sospeso e DOVEVO chiuderlo.
L'impresa si è subito presentata più ostica del previsto. Già nell'avvicinamento (una dozzina di chilometri in quanto ho lasciato l'auto a Cagli) non sentivo le gambe piene come avrei voluto. Salgo le prime semplici rampe sino al paesello di Mazzo, tutto bene. Falsopiano. Ponticino e si ricomincia a salire. Questa volta in maniera più decisa, anche se la strada è larga ed inganna. La vegetazione è rara e si sale a larghi tornanti, la vista sulla valle è splendida. Mi sorprende una rampa che supera il 10% e sono costretto a scalare precipitosamente il rapporto 39x19-21-23. Io soffro terribilmente il caldo e comincio a sudare come una fontana. Tornante e brezza sul viso, mi sembra di rinascere. Torno sul 21. Serravalle è sopra di me, ancora due tornanti. La strada torna agevole, bene. Sento che le mie energie sono molte ma mi spaventa la temperatura. Non devo commettere l’errore dello scorso anno quando fui costretto a tornare indietro. Devo tenere assolutamente la mia temperatura entro il mio limite, non devo forzare. Chilometro 0 degli otto chilometri più duri di questo versante. Da ora in poi non si scherza. Trovo un raro tratto all’ombra poi una lunga serie di tornanti. La strada è ridotta molto male, bisogna evitare le buche più grosse, ma l’asfalto è ruvido. Sono sempre sul 23 e quasi mai sui pedali perché io tendo a salire seduto. So che tra poco incontro quel tratto dritto di due chilometri dove lo scorso anno fui costretto ad abbandonare. Soffro molto, sento che la velocità è bassa ma non voglio rilanciare, 26. La vista diventa spettacolare ma rasento le rocce per cercare quella poca ombra che di tanto in tanto un cespuglio regala. Passo quel malefico chilometro 4 che lo scorso anno mi impedì di procedere. Ora sono sul 29. Eccessivo, lo so. Ma mancano ancora 4 chilometri e sto già procedendo a stento lungo queste rocce infuocate. Tengo lo sguardo dieci metri avanti a me. Curva e mi si apre la vista sulla cima e sui grandi ripetitori piazzati lassù. Mancano 3 chilometri, ma ormai sono sicuro di arrivarci. Le pendenze qui non mollano più 8-10%. Arrivo al bivio con gli impianti di sci e lì mi fermo perché più in su il cancello della RAI è sicuramente chiuso.
Scusate se mi sono dilungato. Ma ho davvero sofferto per arrivare la in cima. Vi garantisco che ho sofferto più che sul Finestre. Solo un’altra salita mi fa patire così, il Faiallo da Masone. Anche quello non ha un metro d’ombra e la strada è ricavata tra burrone e roccia.
Io sono così odio il caldo. Mi squaglio. Ok operazione riuscita. Sabato prossimo il Petrano da Cagli, che forse è più duro ma per buona parte la strada è nascosta nel bosco…
Questione di gusti.