De Chirico torna in patria da profeta

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lella84
00venerdì 21 novembre 2008 22:28
Il "suo" museo rivive a Roma





ROMA - In un doppio anniversario, che sembra tanto un gioco cabalistico di numeri, a trent'anni dalla morte e a centoventi dalla nascita, Giorgio de Chirico, il grande metafisico, ritorna nella sua "odiata" Galleria nazionale d'arte moderna per una grande mostra dal titolo "De Chirico e il Museo" visitabile dal 20 novembre - giorno della sua scomparsa nel '78 - al 25 gennaio. Non che odiasse la sua consistenza da museo - al contrario fu il museo a offrirgli la rivelazione della grande pittura e ad ispirargli tutta la carriera - ma era una questione di idiosincrasia con la "perfida" direttrice Palma Bucarelli, nome storico dell'istituzione. De Chirico, elegantemente caustico nei confronti dell'organizzatrice di mostre, dissertava su una "scelta delle opere fatta in modo oltremodo tendenzioso", definendo la Gnam un "Museo degli orrori" e ironizzava sulla "cartolinesca pittura delle facce, contrastante buffamente con il modernismo casalingo".

E questa mostra, che con buona pace di De Chirico rimane una gran bella mostra, tenta di forgiare una riconciliazione, non solo con la galleria ma anche con "certa critica" che non lo ha mai amato veramente proprio per la sua abitudine a guardare con estro visionario il museo e, dunque, a "rifare". Del resto, come avverte il curatore Mario Ursino, "un artista non può essere scambiato per un copista. De Chirico non copiava ma operava una trasposizione. E se Picasso diceva che i geni copiano, i mediocri imitano, "lì dove dove Picasso scompone - dice Ursino - De Chirico compone, trasferendo i modelli del passato sui suoi modelli". D'altronde, era il 1924 quando De Chirico scriveva che "la fantasia, credono in molti, sia d'immaginare cose non viste. A un pittore e a un artista in generale la fantasia, più che a immaginare il non visto, serve a trasformare ciò che vede". Ed è esattamente ciò che fece De Chirico nell'arco della sua vita di artista e che vuole raccontare questa vasta rassegna che sceglie argutamente un taglio inedito nel ripercorrere l'epopea artistica di un genio, allontanandosi da criteri cronologici, ma inseguendo il filo rosso della intensa relazione tra De Chirico e l'arte del passato, non in un mero ripiegamento su stilemi classici, ma attraverso il filtro, appunto, della fantasia.

Attraverso un centinaio di opere, accuratamente scelte, emerge l'istinto di De Chirico, febbricitante nell'osservare, nell'ispirarsi al passato per catturarne elementi da rileggere in chiave moderna. E' questa la formula personale del "grande metafisico", l'artista che ha dipinto "ciò che non si vede", che ha sposato la grande intuizione di Charles Baudelaire, che "tutti i veri disegnatori dipingono dall'immagine scritta nel loro cervello e non dalla natura". De Chirico, l'artista che è andato oltre la realtà apparente delle cose, ed è approdato a immagini sospese nel tempo, a scenari infestati dal mistero, dal silenzio, dall'immobilità, mondi dove il sentimento più genuino è lo spaesamento, dove la rivelazione della meraviglia può nascere dal semplice quotidiano. L'artista che ha immortalato tutto il fascino e l'inquietudine dell'enigma, e che lo ha fatto di gran lunga prima dei surrealisti, che a lui devono il segreto del loro successo. La mostra vuole invitare il pubblico a scoprire il "Museo immaginario" di De Chirico, rivelando quanto hanno contato per lui i grandi maestri, tra tutti Rubens, focalizzando il suo virtuoso e raffinato gioco prediletto di reinterpretare opere a distanza di decenni per mettere a fuoco un particolare, ridisegnare un atteggiamento, ricreare antichi capolavori con colori, toni e dettagli nuovi. Senza mai copiare pedissequamente.

Un museo immaginario, dunque, ripercorso attraverso opere che l'artista tenne per sé, conservate nella sua casa di piazza di Spagna e poi passate alla fondazione Giorgio e Isa De Chirico, che ha partecipato all'organizzazione della mostra. "La prima mostra che dà un immagine di De Chirico completa", ha detto il critico Maurizio Calvesi e che forse rende giustizia ad un autore "spesso sottoposto a critiche e pregiudizi". "Spesso esecrato - ha aggiunto Paolo Picozza presidente della fondazione - proprio per quella sua mania di rifare le grandi opere del passato". E il percorso è avvincente. Si incontra la mitologia, quell'antico mondo popolato di icone classiche della sua amata Grecia, dove è nato, impersonato da statue egli dei che decontestualizzate infondono alla scena un nuovo significato, spesso sfuggente, fatto di enigma, icone di una dimensione "altra", metafisica appunto. E i temi sono quelli prediletti, i centauri, gli Archeologi, le Muse inquietanti, e il "Pianto d'amore (Ettore e Andromaca)", ricalcato sul celebre gruppo scultoreo di Antonio Canova. Ecco la serie di dipinti eseguiti alla maniera di illustri maestri, come Michelangelo, Raffaello, Guido Reni, spiccano I "d'après" da Rubens, per la prima volta tutti gli esemplari sul tema provenienti dallo studio del maestro, e ancora le citazioni dall'antico Olimpo nelle opere della cosiddetta neometafisica. Tra le chicche, il Capriccio veneziano del 195, un singolare dipinto di notevoli dimensioni, di collezione privata, ispirato alla sontuosa pittura del Veronese.

Notizie utili - "De Chirico e il Museo", dal 20 novembre al 25 gennaio, Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, Viale delle Belle Arti 131 (ingresso per disabili: via Gramsci 73), Roma.
Orari: martedì - domenica dalle 8.30 alle 19.30, chiuso lunedì (la biglietteria chiude alle 18.45)
Ingresso: intero €9, ridotto €7.
Informazioni: tel. 0632298221.
Catalogo: Electa.
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