Che Guevara
Forse se Ernesto Guevara De La Serna non avesse avuto il desiderio e il coraggio di liberare popoli oppressi sarebbe diventato un grande scrittore. Infatti le sue opere politiche, i suoi discorsi, un breve racconto che scrisse su un piccolo cane, denotano talento letterario e sensibilità artistica. Com'è noto il Che era un uomo coltissimo, leggeva correntemente in francese, aveva letto i classici e le opere romanzesche del suo tempo, conosceva a fondo le opere di Sigmund Freud, che stimava, e moltissimi saggi. Quando fu necessario per ragioni politiche divenne un economista esperto nell'arco di un tempo brevissimo. Il Che appare in questo sito, sia chiaro, come persona " particolare " e non era gay. Amò due donne, le sue mogli, ebbe cinque figli e fama di essere un asceta, implacabile verso coloro che aggredivano e violentavano o importunavano e dileggiavano le ragazze e le donne. Sono passati trentasette anni da quando il Che venne catturato in Bolivia, in un agguato, e il giorno dopo barbaramente ucciso, senza processo, dai militari boliviani che erano consigliati dai rangers statunitensi e da un criminale nazista fuggito in Sudamerica nel '45. La sua vita, la sua bellezza, il suo coraggio ne hanno fatto sempre di più un simbolo: il Che è stato l'ultimo eroe, nel senso greco del termine, un eroe che ha rischiato e perduto la vita per due popoli che non erano il suo. Appena la notizia della sua morte si diffuse, nell'ottobre di trentasette anni fa, vi fu dolore e sorpresa tra tutti gli amanti della libertà, comunisti e non comunisti. L'immagine del Che apparve nel Maggio francese dell'anno dopo e da allora il suo volto, giovane e fiero, appare in tutti i cortei della sinistra, dei pacifisti e di tutti coloro che si oppongono alla brutalità del capitalismo che vorrebbe rendere macchine gli esseri umani, alla brutalità del fascismo che si fonda sull'odio, di coloro che si oppongono alle guerre e allo sterminio di esseri umani in ogni parte del pianeta. Il Che è la speranza per milioni di donne e di uomini. A lui sono state dedicate poesie e canzoni: dalla lirica di Julio Cortazar, celebre scrittore argentino, in cui lo chiama " hermano " ( fratello ) alla canzone che ricorda la sua " querida presencia " ( amata presenza ). La determinazione, il coraggio, la grande forza vitale di quest'uomo è contagiosa e ridona qualche speranza, in questi tempi crudeli in cui vi è una terribile guerra e in cui buona parte dell'umanità sembra aver perduto la ragione. La famosissima immagine del Che ( un intenso primo piano ) venne scattata quasi casualmente durante un drammatico comizio a Cuba dal fotografo Alexander Korda. L'editore Giangiacomo Feltrinelli la scelse per la prima edizione dei diari del Che in Bolivia e l'immagine divenne subito un simbolo: pubblicata milioni di volte nella stampa, ripresa su magliette, persino su un orologio. Chissà che cosa penserebbe il Che della sua immagine venduta come merce e anche sfruttata ? Ernesto Guevara De La Serna, noto al mondo come Ernesto Che Guevara, era nato il 14 luglio 1928 a Rosario, importante città argentina. Molti testi riportano la data del 14 giugno ma siccome la bella biografia di suo padre, Ernesto Guevara Lynch, dedicata al figlio riporta il 14 luglio è senza dubbio questa la data esatta. Una data simbolica perché il 14 luglio si celebra la Rivoluzione Francese. Nel 1789 il popolo parigino esasperato dal prezzo del pane ( il loro unico alimento ) raggiunse le prigioni della Bastiglia e liberò i carcerati, la cui maggioranza vi era reclusa per ragioni politiche e pochissimi per reati comuni. La famiglia del Che discendeva da spagnoli e da irlandesi. Suo padre era un architetto, sua madre, Celia De La Serna, una donna di grande intelligenza e interessi sociali. Adolescente avrebbe voluto entrare in convento ma l'amore per il giovane Ernesto Guevara Lynch le fece cambiare idea. Si sposarono nel '27: Celia aveva 20 anni, Ernesto 27. Il piccolo Ernestito ebbe il nome del padre, cosa non rara allora, e oltre al cognome paterno prese anche quello materno, cosa possibile nei paesi di lingua spagnola. Il soprannome " Che " gli venne dato dai compagni cubani . La parola Che ( pronuncia all'incirca Cè ) è un tipico intercalare argentino, deriva da una parola guaranè, cioè dalla lingua degli indios, che significa " caro ", ma è classicamente usato nel paese sudamericano solo come intercalare, senza un vero e proprio significato. Siccome Ernesto Guevara De La Serna lo usava spesso mentre parlava, come tutti o quasi gli argentini, venne così chiamato dai cubani a cui questo intercalare era sconosciuto. Il Che adottò " ufficialmente " questo soprannome e con esso firmò le banconote cubane negli anni in cui fu ministro dell'Economia a Cuba. Qualcuno ha ipotizzato che avesse scelto il suo soprannome e non il suo nome per il grande disprezzo che nutriva verso il denaro. Il piccolo Ernesto crebbe in una foresta in cui il padre era stato chiamato a lavorare, a contatto con una natura selvaggia e di straordinaria bellezza e con i contadini oppressi. Allora governava l'Argentina Juan Domingo Peron. Peron era un militare di destra che sarebbe eccessivo definire fascista ma piuttosto un populista, la cui notorietà molto doveva alla moglie Evita, amatissima dalla gente, bionda, intelligente, personaggio su cui la storia non ha ancora le idee chiare. Evita era una " ragazza del popolo ", aveva fatto l'attrice senza grande successo, si diceva che avesse avuto vari amanti fino a quando aveva conosciuto Peron. Nel 1952 morì di tumore, poco più che trentenne. L'Argentina era un paese con una grande presenza di immigrati, soprattutto italiani. Era reputato il più occidentalizzato dei paesi sudamericani e aveva importato nel mondo un ballo, il tango, che è sempre celebre. Vent'anni dopo l'Argentina sarebbe precipitata in un atroce dittatura, quella del generale Videla, una dittatura fascista che ha sterminato migliaia di persone, poi denominati i desaparecidos. Oggi si sa che ragazze e ragazzi accusati di essere avversari politici venivano gettati, dopo torture, dagli aerei nell'oceano. Anche una falsa denuncia, una frase qualunque pronunciata all'università, un modo di vestire poteva determinare la cattura, la tortura e la morte. La " meglio gioventù " argentina morì così negli anni '70. E così migliaia di operai e di intellettuali. Il Che , adolescente, negli anni '40, seguiva con vivo interesse gli eventi della Seconda Guerra mondiale che divampava in Europa. Il suo interesse politico era già molto forte. Era un ragazzino vivace nonostante dall'età di due anni fosse tormentato da un'asma con attacchi violentissimi. Ancora non esisteva il cortisone che è l'unico farmaco in grado di controllare una malattia per molti versi misteriosa ed estenuante per il malato. Quando un medico disse al Che, che aveva dodici o tredici anni, che avrebbe dovuto condurre una vita tranquilla, riposarsi e stare gran parte del tempo a letto il Che andò ad iscriversi ad una squadra giovanile di rubgy. Solo con la volontà e la pazienza sopportava una malattia che lo afflisse per tutta la vita. Dopo la morte di un'amata nonna decise di iscriversi a medicina. In pochissimo tempo si laureò e si specializzò come allergologo. Durante gli studi universitari compì il famoso viaggio in Sudamerica su una vecchia motocicletta insieme all'amico Alberto Granado, oggi ricordato in un film. Viaggiando il Che si rese conto concretamente della terrificante miseria e dell'oppressione che vi era nel suo continente: miseria e oppressione che derivavano dalle tirannidi e dalla politica statunitense. Dopo la laurea lavorò in Messico con un eminente professore e lì conobbe Hilda Gadea, una coetanea del Guatemala, che divenne sua moglie. Ma una notte, in casa di un'amica, il Che conobbe un altro coetaneo, un avvocato cubano che aveva il sogno di liberare la sua patria dal tiranno Fulgencio Battista: il nome dell'avvocato era Fidel Castro. Riflessivo e con grande carisma Castro aveva un piano per liberare Cuba. Cuba, splendida isola caraibica, era allora un luogo di divertimento per statunitensi ricchi, era il centro della prostituzione e del gioco d'azzardo. Battista, il dittatore, faceva torturare gli oppositori o presunti tali e viveva da re. Il popolo, composto da discendenti degli spagnoli e degli africani era ( ed è ) un crogiolo di culture e di colori della pelle e da questo dipendeva ( e dipende ) la bellezza della gente. Il Che aderì all'idea di Fidel Castro e dopo varie vicende un gruppo numericamente piccolo di libertari ottenne l'appoggio della maggior parte del popolo. Fidel Castro e i suoi uomini (ma vi erano anche donne ) presero il nome di guerriglieri. Il primo gennaio 1959 entravano vittoriosi all'Avana, capitale di Cuba. Il dittatore Battista era fuggito, il suo esercito sbaragliato. Il Che , che poco prima aveva liberato la città di Santa Clara, vi entrò con un braccio ingessato. Era stato ferito ma si era salvato perché come scrisse scherzosamente ai genitori " Dio è argentino ". Il carattere del Che è descritto come profondamente umano, pieno di volontà, assetato di giustizia, a volte introverso, a volte socievole, spiritoso, suscettibile, rigoroso, incorruttibile. La lotta a cui aveva aderito era una lotta di intellettuali e proletari contro un tiranno. Tutti rischiavano la vita. Senza mezzi termini il Che condannò il terrorismo che invece non è mai rivoluzionario. E questo tanto per chiarire, ai faziosi ipocriti della destra, che tra guerriglia e terrorismo non vi è alcuna parentela. La guerriglia è simile alla lotta partigiana che nella Resistenza riscattò il popolo italiano da vent’anni di abiezione fascista. Durante la guerriglia il Che aveva conosciuto una donna cubana, Aleida March, e si erano innamorati. Chiese alla prima moglie il divorzio e vedendo il dolore di lei le disse:" Avrei preferito essere morto nella Sierra ". A Cuba il lavoro era molto e il Che lavorava instancabilmente, era il ministro con il più basso stipendio del mondo, da lui voluto, e collaborava alla raccolta dello zucchero, il principale prodotto dell'isola. Nel poco tempo libero leggeva, scriveva, giocava a scacchi di cui era appassionato o scattava fotografie. Un giorno ricevette il filosofo scrittore francese Jean Paul Sartre e la sua compagna, la scrittrice Simone De Beauvoir, che erano venuti da Parigi all'Avana, per vedere che cosa stava accadendo nell'isola. Assai nota è la foto in cui il Che, durante il colloquio, accende gentilmente un sigaro a Sartre. Il Che divenne “ ambasciatore “ per Cuba: ebbe colloqui con il Nahru in India, Mao in Cina, Tito in Jugoslavia e molti altri.Era il tempo della guerra fredda tra Usa e Urss e non essere schierati da una parte o dall'altra era impossibile. Dopo alcuni anni dalla vittoria Fidel Castro si schierò con l'Unione Sovietica e fu per i missili russi a Cuba che, nel 1962, il mondo occidentale si trovò sulla soglia della Terza guerra mondiale. Per alcuni giorni la paura dilagò in Europa e in America. In Usa era presidente John Fitzgerard Kennedy, democratico, viziatissimo rampollo di una ricchissima famiglia di Boston e in Urss Nikita Krusciov, un grasso contadino che aveva denunciato in un drammatico Congresso a Mosca nel 1956 i crimini di Stalin e picchiato con una scarpa sul banco delle Nazioni Unite perché durante un discorso non lo ascoltavano troppo. A Roma era papa Giovanni XXIII, che il popolo chiamava, a ragione, " il papa buono " e che aveva iniziato la riforma della chiesa con il Concilio Vaticano II. La guerra nucleare non scoppiò. Negli anni Sessanta il Che lasciò Cuba. Oggi si sa che combatté con il Movimento di Liberazione in Africa e che preparò la sua rivoluzione: quella che dalla Bolivia sarebbe dovuta arrivare all'Argentina. Se il progetto del Che fosse riuscito tutto il Sudamerica sarebbe insorto. In quasi ogni nazione vi era un tiranno e il controllo politico ed economico degli Usa. Si è parlato di scontri ideologici tra il Che e Fidel Castro. Comunque il Che nel 1966, completamente irriconoscibile fisicamente ( senza barba, con i capelli rasati e gli occhiali ), con un falso passaporto entrò in Bolivia. Qui, insieme ad alcuni boliviani, cubani e ad una ragazza tedesca, Tania, incominciò la lotta di liberazione. La Bolivia non era Cuba però. I contadini, nonostante una miseria estrema e vessazioni da mondo antico, non si unirono alla guerriglia. In più la presenza di un intellettuale francese, Regis Debray, complicò le cose. Debray e due guerriglieri catturati dai soldati diedero, costretti o no, informazioni per trovare il Che. Il Che era intrepido e si esponeva al fuoco nemico e giunto in un villaggio abbandonato non comprese che lì gli tendevano un agguato. Era stremato: la mancanza di cibo, le lunghe marce, la mancanza, da mesi, di cortisone per alleviare l'asma. Non aveva più scarpe e un compagno gli aveva fatto delle scarpe artigianali simili alle " ciocie " della campagna romana. Tuttavia il diario boliviano non contiene nessun lamento ma un'attenta analisi quotidiana della situazione. L'ultima pagina del diario che era un'agenda tedesca è stata scritta dal Che, nella sua bella e fluente calligrafia, il 7 ottobre 1967. Il mattino dopo in una gola montuosa, Quebrada del Yuro, presso il villaggio di Higueras, centinaia di soldati aspettavano i guerriglieri. La lotta fu estrema. Catturato con altri compagni il Che trascorse le ultime ore della sua vita, aveva 39 anni, in una scuola elementare requisita. Sembra che ebbe un breve colloquio con la maestra, che i soldati gli diedero un'aspirina contro le ferite ( ! ), che fu depredato del suo orologio e di quello che gli aveva donato Fidel Castro. Ovviamente era impensabile che il Che facesse nomi o rivelazioni sulla guerriglia o su Cuba. Il 9 ottobre mattina il governo boliviano diffuse, via radio, la falsa notizia che il Che era morto. Verso le 13 un soldato, Mario Teran, gli sparò vari colpi di pistola. Si dice che il soldato avesse avuto l'ordine dal dittatore boliviano e non dal presidente Usa Johnson che avrebbe avuto molto più interesse ad un Che Guevara vivo e prigioniero. La terribile foto del Che morto a cui nessuno aveva pietosamente chiuso gli occhi, tra i militari boriosamente fieri del loro omicidio, fece il giro del mondo. Colpì l'analogia con un famoso quadro di Mantegna che ritraeva Cristo morto. Il Che conservava un'espressione ironica. I contadini boliviani dicono che dove è stato ucciso il Che non crescono più fiori e che gli animali muoiono. E' vero oppure è una leggenda, di quelle magiche che fioriscono in un continente intessuto di magia ? Nessuno forse più di Ernesto Che Guevara seguì la frase che Socrate, il grande filosofo greco, aveva detto secoli e secoli addietro: " Ciascuno è l'artefice di se stesso ". Nel mondo tecnologico, materialista, disumano ed integralista di questo inizio del XXI secolo grande è la nostalgia di un comunista che nella splendida lettera di addio ai genitori scrisse di essere " un piccolo condottiero del XX secolo ".
Cronologia minima
* 1928 - Nasce a Rosario
* 1951 - Inizia una serie di viaggi in motocicletta con l'amico Alberto Granado lungo il Sudamerica
* 1953 - Si laurea in medicina a Buenos Aires e si avvicina all'ideologia comunista
* 1956 - Aderisce alla rivoluzione cubana
* 1959 - Diventa cittadino cubano
* 1961 - Partecipa alla conferenza degli stati americani a Punta del Este
* 1964 - Inizia un lungo viaggio in Africa
* 1965 - Ultima apparizione in pubblico. Si dimette da ogni carica e da cittadino cubano. Viaggia in Congo e prepara atti di guerriglia in Bolivia
* 1966 - Inizia a scrivere il "Diario"
* 1967 - Viene catturato nella foresta boliviana da truppe dell'esercito e ucciso senza processo