Non è facile. Senza false modestie, in genere non trovo difficoltà a scrivere di un libro; ma questa volta non è facile. Perchè questo racconto autobiografico - non so come altrimenti definirlo - è sfuggente. Sfuggente a un comodo incasellamento. Una donna che scrive del suo uomo: del loro amore e della morte di lui, ancor prima del fiore dell'età. E' una storia d'amore che si legge con struggimento senza che nelle sue pagine vi sia alcunché di eccessivo - né di trattenuto. E vi è tutta la tristezza - se tristezza è un termine che rende minimamente la profondità della disperazione di un'anima - di un'esistenza e di un rapporto spezzati: ancora una lettura struggente senza che nulla resti nascosto, eppure senza che nulla sia esibito. Uno dei più bei libri sull'amore che abbia letto, ma anche dei più sinceri sulla morte e i suoi effetti su chi sopravvive. Senza che vi siano contorcimenti letterari sul binomio Eros e Thanatos. Eros e Thanatos emergono dal racconto con una forza e un tumulto, e al contempo una pacatezza, che nascono dalla sincerità. In brevità, e affidando tutto al denudarsi del suo animo senza accenni di morbosità, Anne Philipe è andata al nucleo essenziale della vita umana.
V.