A settembre la riforma delle professioni - Dal "Corriere della Sera"

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Luigi Levita
00mercoledì 20 agosto 2003 12:25
Professioni, patto di maggioranza per la riforma

Vietti (Udc) richiama Lega, An e Forza Italia a rispettare gli impegni presi a luglio Il sottosegretario: il ministero della Giustizia non deve occuparsi solo dei giudici


ROMA - «La riforma delle professioni deve procedere, in questo senso c’è un accordo di maggioranza firmato a metà luglio dal ministro Roberto Castelli, Ignazio La Russa, Giuseppe Gargani e dal sottoscritto che va rispettato». Michele Vietti, Udc, sottosegretario alla Giustizia, si appella a quella intesa dei cosiddetti quattro saggi per ricordare gli impegni presi - tra i quali la priorità di questa riforma - ed è pronto a prendere l’iniziativa: portiamo il testo elaborato dagli esperti e condiviso dalle categorie in Parlamento. «Saranno le commissioni del Senato e della Camera - spiega Vietti -, dove già esistono altre proposte, a fare il lavoro di coordinamento e di cucitura». Vietti non nasconde le difficoltà che ci sono state intorno alla sua bozza di riforma (per ora naufragata) ma, diplomaticamente, vuole evitare polemiche dando la colpa alla sovrapposizione che si è creata con i problemi legati alla giustizia. «Sì, è stato un tritacarne - spiega il sottosegretario - nel quale è finita anche la riforma delle professioni, ma è un grosso errore perché il ministero di Giustizia deve evitare di dare l’immagine di occuparsi solo di magistrati e processi penali». Dalla Francia, dove si trova in vacanza, Vietti ci tiene a sottolineare come sia «inutile che continuiamo ad accapigliarsi con i giudici; la sfida con loro la vinciamo nel momento in cui riusciamo a dimostrare che siamo capaci di governare i fenomeni di una società complessa e moderna».
Tra questi la riforma delle professioni, nella quale si è arenata la maggioranza, ma anche quella del diritto fallimentare - per esempio - finita anch’essa in un binario morto. Per Vietti i tempi devono essere più rapidi possibile. Dopo le vacanze il governo, con il presidente del Consiglio convinto a procedere, deve prendere in mano il pallino per arrivare a chiudere questa vicenda entro l’anno. «Nessuna proposta di riforma nel passato - precisa ancora il sottosegretario - aveva avuto tanta condivisione da parte delle categorie anche se ci sono ancora dei problemi con le associazioni che saranno risolti».
Respinge le forti critiche della Fita (associazione del terziario aderente a Confindustria) che l’ha definita una vera e propria «controriforma». «Secondo me qualcuno si è un po’ distratto nella parte finale della stesura».
Come respinge i sospetti di aver ottenuto il consenso alla sua riforma da parte del Cup (il coordinamento unitario di 26 ordini professionali) in cambio di un allungamento temporale degli attuali consigli degli ordini. «Nessun baratto - assicura Vietti -, il consenso del Cup è stato assolutamente convinto e spontaneo».
Al punto che, assicura Raffaele Sirica (presidente del Cup), faremo una raccolta di firme per farla passare come legge popolare. L’aspetto saliente di questa riforma è nel sistema «binario» che da un lato prevede il riassetto degli ordini per le professioni «tradizionali», dall’altro introduce il riconoscimento pubblico delle associazioni, espressioni di nuove professioni. Altri aspetti «ridisegnati» riguardano la modernizzazione dell’accesso, del tirocinio, della formazione e del controllo disciplinare. Le tariffe, invece, resteranno.

Roberto Bagnoli



03492691516
00mercoledì 20 agosto 2003 17:40
Finalmente qualcuno si occupa delle problematiche relative alle professioni legali. Proprio per questo è sembrato doveroso anche a me, postare sul topic "SSPL e orientamento post lauream" un artcolo del "Corriere della sera" relativo alla riforma degli ordini professionali.
Nico
00giovedì 21 agosto 2003 13:03
Re:
Non vorrei disilludervi ma da quanto ricordo io, il progetto di riforma Vietti non riguarda le professioni legali (si vedano anche ivari articoli pubblicati dal Sole24ore in giugno e luglio sull'argomento).
03492691516
00venerdì 22 agosto 2003 16:47
Risposta a Nico.
La riforma Vietti non riguarda specificamente le professioni legali, ma un riassetto generale della normativa concernente i vari ordini professionali, ivi compreso l'Ordine degli avvocati. Tanto è vero che lo stesso Presidente del suddetto Ordine, Remo Danovi, cita tale proposta in una intervista pubblicata dalla stessa testata giornalistica e dallo stesso giornalista cui Luigi Levita, ed io stessa (vedi, se vuoi un frammento dell'intervista da me riportata sulla dicussione che aperta, su questo sito, relativamente a "SSPL ed orientamento post-lauream")abbiamo fatto riferimento.
Anche questa chiaramente non è una ragione per illudersi riguardo le modifiche legislative della libera professione legale,ma è almeno segno di attenzione politica verso un settore che necessita di una scrupolosa considerazione anche a livello giornalistico.
Luigi Levita
00sabato 23 agosto 2003 07:47
DIfatti...
...le cose stanno proprio come ha scritto Gianna... certo, sarà simpatico vedere sino a che punto potranno rimanere saldi i rapporti fra il Guardasigilli e Vietti... :-)


[SM=g27816]
03492691516
00sabato 23 agosto 2003 19:43
Questo è vero, la classe dirigente e quella politica al governo hanno un ruolo decisivo nello stabilire “le regole del gioco”. Molto dipende però anche dalla capacità che i destinatari di certe norme, hanno di coalizzare la loro volontà, al fine di adeguare l’iter legislativo alle loro istanze.
Con questo voglio dire che anche noi laureati in Giurisprudenza dobbiamo pretendere di avere “voce in capitolo” di fronte a riforme legislative tanto determinanti per il nostro futuro, quale quella riguardante le professioni legali
E’ vero che non avendo rappresentanze sindacali, vediamo il nostro diritto di partecipazione alle decisioni politiche che ci riguardano, notevolmente affievolito, ma i mezzi di informazione e l'associazionismo, possono aiutarci a superare questo grave ostacolo, se veramente vogliamo migliorare la nostra condizione .
Anche un articolo di giornale utilmente evidenziato in un sito Internet è indice di questa volontà.
Grazie per l’attenzione.
03492691516
00sabato 13 settembre 2003 15:53
"Corriere lavoro": chi ha paura della riforma?
Su un articolo pubblicato da “Corriere Lavoro” del giorno 12/09/2003 il giornalista Walter Passerini affronta l’argomento della riforma delle professioni mettendo in luce degli aspetti che possono aiutare chi si affaccia al mondo del lavoro, e quindi anche i laureati in giurisprudenza, a capire il difficoltoso cammino delle riforme professionali. Mi sembra pertanto opportuno, in questa discussione, proporlo alla vostra attenzione.

“La riforma infinita. E’ lungo l’elenco di coloro che si sono cimentati nella riforma del sistema delle professioni in Italia. Tra gli altri, Viviani (anni ’70), Marzo, Ferrari, Biondi, Torchio, Carpendo, fino al disegno di legge Prodi del ’98 (sviluppato dalla commissione Mirone e dal disegno di legge Fassino). “Dopo decenni di tentativi e di false partenze –afferma Michele Vietti, sottosegretario al ministero della giustizia e autore di un nuovo disegno di legge governativo- siamo alla svolta: entro l’anno la riforma delle professioni può essere varata”.
Lo stesso Walter Passerini ponendo la questione del perché si faccia tanta fatica a riformare il settore afferma che “vi sono interessi politici ed economici molto forti. Gli ordini professionali consolidati tendono da un lato a mantenere il loro potere di controllo sugli accessi, sulle tariffe e sulla formazione, dall’altro a garantire l’esclusività delle loro prestazioni. Le associazioni professionali tendono ad acquisire un potere di riconoscimento e di controllo e di “invadere”, in alcuni casi, i territori esclusivi e riservati delle vecchie professioni (pensiamo ai temi fiscali, per esempio). Amici e nemici della riforma, quindi, si confrontano e si scontrano, a volte trasversalmente in una partita che ci viene sollecitata dalla stessa Europa”.
Ma quale è la posta in palio? Così risponde il giornalista dell’articolo in esame: “Nessuno, almeno a parole, sembra contestare il “sistema duale”, basato sugli ordini, che conserverebbero le loro prerogative, e sulle associazioni, che chiedono un riconoscimento e che verrebbero inserite in un apposito registro. Tutti concordano sul fatto che i professionisti svolgono una funzione di servizio pubblico e che, per le “asimmetrie informative” in cui si trova il cliente, lo devono esercitare nel rispetto assoluto della deontologia. In palio vi è quindi un sistema di certificazione e di controllo sulle prestazioni, che ne garantisca qualità ed etica. In discussione, inoltre, vi è la possibilità di costituire società tra professionisti, di fare ricorso alla pubblicità, di liberalizzare le tariffe, che già oggi grazie alla forte concorrenza, sono oggetto di spericolate politiche di “dumping”. Altri infine temono la competizione che potrà avvenire a livello europeo, con l’ingresso di studi professionali stranieri nel nostro mercato.
C’è anche chi, ed è un altro obiettivo non sempre dichiarato, rivendica all’intero sistema delle professioni, vecchie e nuove, un ruolo di “lobbing” e di attore nei luoghi della concertazione e del dialogo sociale, che sinora ha visto l’assenza dei professionisti”.
Stando all’articolo qui in questione, a smuovere le acque è stato nei giorni scorsi Pierluigi Mantini, responsabile professioni della Margherita, che ha messo intorno a un tavolo gli esponenti del mondo professionale e ha stilato una petizione per l’avvio dell’ultima fase del dibattito parlamentare. “Da troppo tempo giacciono in Parlamento proposte di legge che non trovano uno sbocco. Ora siamo ad una svolta. Sarebbe l’ora. Siamo infatti in una società in cui la vera materia prima è la conoscenza. I professionisti insieme rappresentano un quarto dell’occupazione e del prodotto interno lordo nazionale”.
“Disponibile ad accelerare –afferma lo stesso sottosegretario Vietti- Ormai ci siamo. Sui temi controversi si può trovare una formulazione soddisfacente. Chiedo il consenso di tutti. Il tema delle professioni è una delle priorità di questo governo”.
Walter Passerini aggiunge, inoltre nel suo articolo, che “fare in fretta significa non restare impantanati nella diatriba della “legislazione concorrente”. C’è infatti il rischio che, nella riforma del titolo quinto della Costituzione, qualche regione possa legiferare in materia di ordini e associazioni professionali, rendendo così la riforma nazionale in corso molto debole e relegata ad una carta di puri principi”.

Come potete notare le parole sopra riportate possono essere “traslate” facilmente anche all’interno della discussione relativa alla riforma delle professioni legali. La svolta è vicina, ma usando le stesse parole del giornalista su indicato, “le posizioni degli attori fondamentali sembrano ancora molto distanti”. Un avvicinamento è possibile attraverso una coraggiosa concertazione di tutte le forze in campo. Faccio quindi appello alla volontà di cambiamento del Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli avvocati, che ha già mostrato attenzione verso le problematiche relative all’accesso alla professione, alla volontà di rappresentanza delle associazioni degli specializzandi presso le SSPL e delle associazioni di praticanti e avvocati, ma faccio appello soprattutto al senso di responsabilità delle Università le quali non possono più coprirsi gli occhi di fronte alle difficoltà che incontrano i laureati in giurisprudenza, non possono continuare ad abbandonarci al nostro destino
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