6 GIOVANNI BATTISTA

Manlio-
00mercoledì 20 aprile 2011 19:07
Mancanza di Giovanni Battista (Matteo 11)
Mancanza di Giovanni Battista (Matteo 11)

Fin qui abbiamo considerato Giovanni Battista nelle differenti fasi del suo sviluppo come uomo di fede; ora giungiamo al solo punto della sua storia, dove si vede, in lui, la debolezza e la mancanza. Come Elia, Giovanni, il grande profeta, ebbe la sua ora di scoraggiamento: egli era in prigione, senza che il suo Maestro avesse fatto qualcosa per liberarlo; le sue speranze erano svanite, ed il frutto della sua missione apparentemente era nullo. Il popolo, scandalizzato in Cristo, non si era radunato sotto le Sue ali; il Messia sconosciuto non aveva un posto dove posare il capo. Questo Signore glorioso, annunziato come venendo «subito nel suo tempio» sui passi del Suo messaggero (Malachia 3:1) avendo il Suo ventilabro in mano per ripulire la Sua aia, era rigettato da tutti come un oggetto vile e spregevole. Ahimè in simili circostanze, lo scoraggiamento era naturale al profeta; ma ciò non era la fede, poiché lo scoraggiamento conduce Giovanni Battista a dubitare di Cristo, a domandarsi se Egli era veramente il Messia promesso, «colui che viene» secondo la parola di Malachia (3:1). Giovanni Battista, nella sua incertezza non domanda a sé stesso se egli era veramente il messaggiero; le nostre mancanze ci conducono più presto a dubitare di Dio che di noi stessi. Però questa scena offre qualche cosa di consolante; se è indotto a mettere in dubbio il carattere messianico del Salvatore, Giovanni non dubita di Lui sotto altri aspetti; la parola di Gesù è la sua sola risorsa, e ciò gli basta. «Sei tu Colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?» È un declino in una carriera di fede, ma grazie a Dio è ancora della fede, e questa per piccola che sia, trova, e troverà sempre, una risposta perfetta. Tuttavia Giovanni, questo gran testimonio, ha mancato lì nella sua testimonianza. Così avviene sempre nell’uomo; egli manca in qualche cosa, fosse anche un Giovanni Battista, e non può reggere dirimpetto a Cristo. Noi non ci perdiamo però ad un tale confronto. Il Signore solo rimane immutabile. Era bello di vedere nel primo capitolo di Giovanni l’uomo di fede abbassarsi davanti al Signore; il Signore invece è più ammirabile quando, l’uomo avendo dovuto sparire, Egli sta ritto da solo.

Consideriamo più minutamente la parte presa dal Salvatore in questa scena; e vedremo che mentre Giovanni dubita di Cristo, il Signore risponde alla sua mancanza mettendogli innanzi la grazia: «Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedute» (le Sue parole e le Sue opere) : «i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati, e i sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunziato ai poveri» (Matteo 11:4-5). Tutti questi miracoli, compiuti sotto gli occhi degli inviati di Giovanni Battista, erano il segno della presenza del Messia in Israele (Isaia 61:1-2), ma del Messia in grazia. La grazia era dunque una cosa inferiore alla gloria attesa dal Battista? Alla sua domanda, Gesù risponde: La grazia dimora in potenza e «la buona notizia è annunziata ai poveri». Mi è dolce il pensare che nell’epoca presente, epoca di miserie in cui tutti i miracoli hanno cessato, posso riconoscere Gesù nella predicazione dell’evangelo ai poveri, e dire: Io stesso ho inteso il Signore! Gesù aggiunge : «Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!» (Matteo 11:6). Di fronte all’abbandono del popolo, c’è un residuo beato che, convinto di peccato, invece d’aspettare la gloria del Messia, ha trovato la grazia in un Salvatore rigettato, venuto per l’uomo peccatore. Conoscere la grazia in Gesù costituisce la beatitudine per questi tali. — Quale dolce e delicato rimprovero fu indirizzato a Giovanni Battista! Non avrebbe dovuto ricordarsi di questa grazia, egli che aveva salutato Gesù con il titolo d’Agnello di Dio? Non sei più dunque di questi beati?, sembra che gli dica la voce del Salvatore. Ma per la gloria di Cristo, bisogna che il grande profeta Giovanni Battista sia un oggetto di grazia come gli altri.

Mentre il precursore imprigionato si scoraggia ed abbandona, per un momento, la sua testimonianza, il Signore stesso rende testimonianza a Giovanni innanzi alle moltitudini. Quale grazia! — Qual divina delicatezza nella scelta d’un tale momento per rivendicare il carattere di Giovanni Battista, che i suoi dubbi abbassarono agli occhi di tutti, nella sua qualità di profeta! «Che cosa andaste a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento?» — Un uomo debole e incerto nella prova? Ah! se si mostra tale nel momento in cui Gesù parla, non era stato così nel principio della sua carriera, ed era allora che essi erano stati chiamati a conoscerlo. Oppure erano essi andati a vedere un uomo ricco, vestito come i grandi della terra? Niente di tutto questo. Ma Giovanni Battista rimaneva il grande messaggiero di cui parla Malachia 3, quantunque il Signore non fosse entrato nel Suo tempio. Poco dopo Gesù, facendo allusione, non più a Malachia 3, ma a Malachia 4:5, aggiunge: «Se lo volete accettare, egli è l’Elia che doveva venire (*)». Se essi avessero ricevuto il Signore Gesù, il regno poteva essere stabilito; la maledizione ancora sospesa sul popolo, poteva essere scartata; le relazioni secondo Dio potevano essere ristabilite in Israele; ed in tal caso una missione futura d’Elia non sarebbe stata necessaria, perché Giovanni Battista venuto nello spirito e nella potenza d’Elia surrogava, per così dire, il profeta futuro (**). In ciò che segue (versetti 16-19), Gesù non si contenta di affermare la grandezza del Suo messaggiero; ma lo eleva, in grazia, davanti alle moltitudini fino al livello del suo Maestro, o meglio se lo associa in testimonianza. Le loro due testimonianze però non si rassomigliavano: Giovanni Battista era rappresentato da coloro che cantavano delle lamentevoli canzoni, quando egli chiamava il popolo al pentimento; il Signore era come coloro che suonavano; Egli recava a tutti la soave melodia della grazia. Il primo si presentava nella severità d’un profeta, separato dal popolo, sul quale il giudizio era già pronunziato; il Secondo si rendeva famigliare all’uomo, per guadagnare a Dio, s’era possibile, la confidenza dei peccatori. Queste due testimonianze non avevano trovato nessun’eco; i due testimoni erano stati rigettati; e l’uomo faceva peggio che non rispondere loro, perché accusava Giovanni d’avere un demonio, e Cristo di partecipare alle sozzure di coloro che Egli veniva per salvare. Rigettando la grazia, e rigettandola in tal modo, quale peso di sofferenze gli uomini hanno mai accumulato sul cuore del Salvatore!

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(*) o meglio: «l’Elia che deve venire».
(**) Ciò spiega anche perché Giovanni Battista dice agli inviati dei Giudei che egli non è Elia. In virtù del rigettamento del Messia, è lasciato ad un altro di compiere la missione di Malachia 4. Chi sarà questo Elia futuro? — Ci è detto che sarà «Elia il profeta». Bisogna ricordarci che Elia non ha veduto la morte; e quest’uomo sarà un degno precursore di Colui che verrà in giudizio.

Manlio-
00mercoledì 20 aprile 2011 19:07

Mentre Giovanni Battista, tentennando sotto il peso del rigettamento e dell’obbrobrio, è come una canna agitata dal vento, Cristo rimane solo ritto fra le ruine. Il profeta e l’uomo di fede, i sapienti e gli intelligenti di questo mondo, Israele con le sue città, tutto sparisce; Egli sussiste eternamente. E non sussiste soltanto in una calma divina che fa fronte a tutto, ma in una gioia serena ed ineffabile, allorché il Suo cuore umano si lacera sotto l’obbrobrio immeritato. «In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò», ci dice l’evangelo di Luca (10:21): le speranze d’Israele erano interrotte per il fatto del rigettamento di Cristo, ma ciò apriva altri orizzonti vasti ed infiniti. L’Eterno nascondeva la Sua faccia.... il Padre era rivelato; il cielo s’apriva quando la terra chiudeva la porta a Cristo. I piccoli fanciulli, degli esseri senza valore, erano elevati al godimento delle benedizioni supreme, mentre i sapienti e gli intelligenti erano accecati; ed il minimo nel regno dei cieli, per il godimento dei privilegi sconosciuti ai più eminenti fra i rappresentanti della legge, era ormai più grande che il più grande dei profeti (Matteo 11:11). D’ora innanzi, un piccolo fanciullo sarebbe stato più vicino a Cristo in posizione, in conoscenza ed in gloria, che il più grande testimonio della venuta del Suo regno. Lo ripeto, il Signore vede nel Suo rigettamento la base delle benedizioni presenti e future del regno per il popolo di Dio. Il popolo, secondo la carne, aveva miseramente mancato; quindi ogni diritto al regno, secondo la discendenza carnale, era finito. Ora bisognava impossessarsene con la violenza — non si entrava più per diritto di nascita; per averci parte, occorreva un atto di fede, l’abbandono delle relazioni precedenti, la rottura dei legami naturali.

Il popolo in massa s’era sviato, ma secondo l’elezione della grazia ci restava un residuo, stabilito in virtù dell’opera compiuta dopo il rigettamento del Salvatore. Coloro che ne facevano parte, non erano scandalizzati in Lui; ed il regno apparteneva d’ora innanzi a questi violenti, a questi figli della Sapienza, che, generati da essa, giustificavano la madre loro accettando la grazia. Il Signore trovava il suo compiacimento in questi pochi, e quand’anche l’opera Sua di grazia non avesse attirato a Lui che una sola povera donna di Samaria, ciò bastava per fargli dire «Le campagne già biancheggiano per la mietitura» (Giov. 4:35).

Gesù rigettato rimane solo fra le macerie, fermo, sicuro, ripieno di gioia, e lodando il Padre, quando non c’é più speranza da parte dell’uomo. Egli è, non più perfetto (perché non poteva esserlo maggiormente); ma è manifestato in una perfezione più assoluta, nelle circostanze stesse, le quali, mettendo la fede dell’uomo alla prova, ne accusavano la sua insufficienza e debolezza. Rimasto solo, come un’alta torre, un rifugio sicuro, Egli dice: «Venite a me». Non si poteva andare né a Giovanni Battista, né ad altri; i travagliati, gli carichi di questo mondo non potevano trovare riposo che vicino a Gesù. La grazia che rivelava il cuor del Padre a poveri peccatori, non poteva essere conosciuta che nella Sua Persona; e la pace pratica del cuore nell’abbandono della propria volontà, non poteva essere realizzata se non quando la si aveva imparata da Lui, l’Uomo perfetto, sottomesso al giogo, alla volontà del Padre.

Giovanni Battista è sparito; Colui che egli annunziava, rimane solo, solo capace di rispondere, in grazia, alla mancanza del Suo servitore, solo capace di portare tutto il peso di un’epoca di grazia che pone la base della nuova creazione, solo centro d’attrazione per ogni povero peccatore che ha sete di grazia, solo modello perfetto per chiunque voglia imitarlo.

La legge ed i profeti hanno avuto la loro fine; in Cristo, la grazia dimora, stabilita per sempre!

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